Mi ritrovo a sfogliare le pagine di un vecchio libro che racconta un incredibile viaggio, un’avventura ai limiti del possibile, un’impresa inimmaginabile: quella di Sir Ernest Shackleton al Polo Sud.
esploratore antartico, pagò l’Endurance 11.600 sterline
Forse vi starete chiedendo come possa centrare un’avventura nel Polo Sud con un sito legato allo sport. Continuate a leggere e non ne rimarrete delusi. Parliamo del lontano novembre del 1915 quando 27 uomini videro sprofondare tra i ghiacci l’Endurance, la loro nave, che da tempo era intrappolata nel freddissimo mare di Weddel senza possibilità di uscirne.
19 gennaio 1915, la nave è bloccata
Dispersi nel continente antartico senza possibilità di fuga, senza possibilità di comunicazione, con l’unica certezza di morire di freddo e fame. Una fine che nessuno di noi vorrebbe e che credo possa far disperare anche la persona più ottimista che conoscete.
“(…) Gli abiti degli uomini, seduti immobili, gelavano addosso. Gli indumenti non erano solo fradici per gli spruzzi e la neve, ma anche frusti e saturi dell’unto secreto dai corpi degli uomini in sei lunghi mesi consecutivi (…)”.
La tragedia sembrava scritta. Unica cosa che rimaneva da fare: accettare il proprio destino.
l’equipaggio
Ma come tutti noi sappiamo, magari non consapevolmente, nelle situazioni di difficoltà se cerchiamo dentro di noi abbiamo risorse infinite: energie e forze che mai pensavamo di avere. Bè, questi uomini trasformarono il Polo in un campo da calcio, fecero passare il tempo giocando e divertendosi. Si salvarono tutti.
ice corner
Il calcio aiutò a mantenere alto il morale degli uomini e in un qualche modo mantenne un legame con la loro terra d’origine.
Racconto questa storia perché sempre più stiamo dimenticando il valore vero dello sport. Sia a livello amatoriale che professionista lo sport è una palestra per la vita, di vita. Si crea gruppo, unione, ci insegna a lottare per le nostre passioni, a non mollare alla prima difficoltà ma a continuare a stringere i denti. Ci insegna che non sempre si può vincere e si può ottenere il risultato desiderato, ma che se abbiamo dato tutto, che se ci abbiamo provato veramente, anche se sconfitti si può uscire a testa alta. Ci insegna ad avere fiducia nel prossimo e che nessuno è perfetto (anche i campioni sbagliano). Ci insegna che per ottenere un buon risultato bisogna lavorare duramente e che non sempre ciò che facciamo (ad esempio gli esercizi di allenamento) può essere piacevole. Ci insegna il rispetto per l’avversario più debole, sconfitto, perché la volta dopo quelli a perdere potremmo essere noi.
Mi piace pensare che quegli uomini straordinari dispersi tra i ghiacci, grazie allo sport, siano rimasti uniti e abbiamo continuato a sognare di riuscire a tornare a casa… E magari, chissà, che nei loro sogni gelati ci fosse anche quello di tirare un calcio ad un pallone sull’erba.