Devo averne mangiati di dolcetti la sera del Grande Cocomero… Non si spiega altrimenti il sogno che ho fatto quella notte. Almeno spero!
Sono in tribuna in un antistadio qualunque a guardare una partita di pallone fra ragazzini delle elementari, il campo magicamente è quello dove ho fatto tre allenamenti, non di più, in maglia Edelweiss agli ordini di Ninetto (preistoria… diciamo che nel basket la linea da tre punti era ancora ben lontana dall’essere introdotta).
Non mi soffermo sugli esiti di tale esperienza. Torniamo al sogno.
Squadre schierate, solita confusione dei bimbi in campo e degli spettatori sugli spalti ad incoraggiarli, a un certo punto un biondino recupera la palla e la lancia in avanti a un compagno ed io, praticamente assente fino a quel momento, mi scuoto, mi alzo e gli urlo paonazzo: “Dai Ale! Attacca lo spazio! Attacca lo spazio!”.
Nell’improvviso silenzio colgo un momento di imbarazzo generale… Mio figlio si blocca e guarda in cielo.
Probabilmente ha capito che suo padre gli ha appena ordinato di alzarsi in volo a combattere i marziani.
Mi guardo attorno ma sono accecato, non colgo lo sguardo schifato degli altri genitori… E neppure quello del mister che, al di là delle rete, allarga le braccia sconsolato, pensando di proporsi per allenare gli Under 6 pur di non sentire simili scemenze.
Che figura di palta… E quel che è peggio è che non mi sveglio! Imperterrito continuo a gridare a mio figlio, che a quel punto mi guarda con aria interrogativa e vorrebbe sparire, “Ma sì dai, infilati in quel buco! Daiii!”.
Di nuovo silenzio generale, finché una madre sbotta… “Ma ci si infili lei in quel buco e lo lasci giocare, poverino!”. Niente, non la sento neanche, sono troppo impegnato a guardare il presunto “centravanti” che perde il pallone dopo aver evitato di ripassarlo al mio campione, per il sottoscritto ovviamente in maniera deliberata.
“Ma nooooooooo… Ma nooooooo… Ma passala! Te pareva, ma quando la capirà quello là che i buoni devono stare davanti e i brocchi dietro? Ci vuole tanto?”.
Apro gli occhi. Forse un neurone si è ribellato a cotanta idiozia e mi tiro su tramortito.
Oddio… Che incubo, penso.
Per fortuna io non sarò mai così… Impossibile, dai. È l’opposto di me, poi ho giocato tanti anni, non può essere, oltretutto mi fingo allenatore per stare in palestra con i ragazzi, non può succedere.
Non può. No?
Però, in genere si dice che i sogni non mentono…
Urca, e se fosse premonitore e andasse così veramente?? Se diventerò “come uno di quelli”? Aaaaarrrrggggghhhhh.
In tribuna a urlare dettami tecnici a un ragazzino che vuole solo divertirsi, mettendolo anche a disagio…
In auto di ritorno da una partita a parlargli male del compagno di squadra che gli sta pure simpatico, “Ma ti vuoi svegliare? Lo vedi che tu gli passi la palla e lui no? Lo sai vero che gioca il doppio di te perché suo padre paga le divise? Eh, lo sai? Perché se non lo sai te lo dico io!”.
Per non parlare dello sconforto incredulo alla notizia che non è stato convocato per la prossima partita, senza accorgermi del suo disagio nel dirmelo perché sa che ci rimango peggio di lui… Lui che in fondo è contento anche di andare a fare il tifo per i suoi amici e manco sa se lo porterò o meno alla partita, offeso come sono.
Fa che no… Fa che no…
Però, aspetta un attimo… Quei ragazzini giocavano a calcio. O mi sbaglio?
Mio figlio. A calcio? Ma com’è possibile?
Adesso sì che sono sconvolto.
Ma come? Va già a basket… E si diverte pure! Come un matto! Me l’ha detto lui…
O no?
Oddio… E se me l’ha detto per farmi piacere? No, dai… Non è possibile… Cavolo… Vedessi come tira bene… E ha solo sei anni… Con una mano sola tira!
E se poi finisce che vuole andare a calcio? A calcio…
Sospiro… Un paio di volte, a dir la verità… E sento la tristezza salire…
A calcio…
Vabbè dai, come si dice, l’importante è che sia felice lui… Poi, forse è meglio così, non corre il rischio di avere un babbo rompiscatole che gli dice ogni tre per due cosa deve o non deve fare.
“Io di calcio non capisco niente”. Dicono tutti così…
O no?