In vista della partita di Bologna contro quella che di gran lunga, e non potrebbe essere altrimenti, è la squadra più odiata a Forlì, buona parte della tifoseria sta vivendo l’avvicinamento al match come l’avvicinamento alla terra di un asteroide di dimensioni spropositate. C’è il timore che il botto possa essere talmente grosso da compromettere la vita sul pianeta Unieuro. Tipiche ansie da prestazione del tifoso forlivese pre derby che trovano giustificazione nel percorso di avvicinamento alla partita, a dire il vero molto simile ad una via Crucis. Ma la squadra realmente come sta? Data la natura del problema, che risiede principalmente nella testa dei ragazzi di Garelli, è scontato che la risposta potremo averla solo domenica alle 18. Giocare al PalaDozza è difficile per chiunque, figurarsi per chi sta vivendo un momento difficilissimo.
C’è però da dire che in condizioni psicologiche normali ci sarebbe anche qualche fattore in direzione della Pallacanestro 2.015: la Effe non è partita bene quest’anno lasciando sul campo tanti punti: stato di salute e ‘avanzamento lavori’ non sono ancora ottimali. Ha già sostituito uno dei due americani ma lo ha fatto mettendo in rosa lo sloveno Mitja Nikolic, ala di sostanza certamente più adatta di Roberts al sistema costruito quest’anno da Boniciolli, ma non il nome che fa tremare i polsi o infiammare i palazzetti. Il pivot Justin Knox, l’altro straniero, non sta convincendo del tutto: pungente in attacco ma rivedibile sotto l’aspetto dei rimbalzi e della difesa. Insomma, non fosse per la tonnara vissuta negli ultimi 60 minuti di campionato Forlì sarebbe andata a Bologna non dico da favorita ma per lo meno con tutte le carte in regola per fare lo sgambetto agli odiati rivali.
Per quanto riguarda gli accoppiamenti in campo, Knox come detto è un lungo offensivamente molto valido, con buona varietà di movimenti, ma non è dotato di una struttura fisica imponente: la tipologia più indigesta ai lunghi biancorossi. Nelle altre posizioni i pericoli maggiori sono l’ex Trieste e Venezia Ruzzier, che per la verità fin qui ha stentato a mettere a frutto il suo notevole talento, Leonardo Candi che con i suoi 19 anni si sta imponendo all’attenzione come uno di playmaker più talentuosi in circolazione, Matteo Montano e Stefano Mancinelli, tornato in Fortitudo dopo sette stagioni fra Milano, Cantù e Torino. Con la consueta tecnica in avvicinamento a canestro, esperienza e visione del campo il ‘Mancio’ è uno dei principali terminali offensivi e il regista aggiunto di Boniciolli: con il suo gioco sulle tacche sa mettere punti a referto in proprio o attirare i raddoppi per poi punirli con passaggi precisi e puntuali. Forlì però ha due uomini che hanno le credenziali per dargli molto fastidio: Crockett ha rapidità di piedi, taglia fisica e atletismo perfetti per appiccicarsi a Mancinelli, Blackshear ha abilità, forza fisica e la rapidità di mani per togliergli le abituali certezze.
Nella partita fra due squadre che non brillano per il gioco espresso spesso fanno la differenza fame, cattiveria, prontezza e durezza mentale. Tutti fattori di cui l’Unieuro, viste le premesse, dovrebbe aver riempito i serbatoi. Se c’è una risposta da dare con l’orgoglio e la cazzimma occasione e cornice sono di quelli fatti a pennello: il derby che vuole la Pallacanestro 2.015 vittima sacrificale fra gli artigli dell’aquila regalerà la sorpresa più bella della stagione?