Quando mi hanno chiamato da Ferrara ho creduto che ci fosse stata un’interferenza sulla linea telefonica: “Puoi seguirci Spal-Iran allo stadio Morgagni?”. Se mi avessero chiesto di immaginare un elenco di partite di calcio assurde Spal-Iran a Forlì sarebbe stata probabilmente nella top 100. Gli asiatici stanno preparandosi per le qualificazioni ai Mondiali del 2018 con una serie di amichevoli europee (il 23 agosto giocheranno a Coverciano contro l’Italia di B) e il ‘Mazza’ di Ferrara è sotto i ferri. Ecco la spiegazione razionale. Ma non lasciamoci ingannare dall’apparente credibilità dei passaggi logici. Spal-Iran resta un match del tutto surreale e fuori dal tempo. Ne ho messo in fila qualcun altro.
Milan Brasile 0-1
La partita di addio al calcio di Carlo Ancelotti si gioca il 19 maggio del 1992 naturalmente a San Siro. Il primo Milan di Fabio Capello ha appena vinto il 12° scudetto con due giornate di anticipo, perdendone zero in tutto il campionato e festeggiando Van Basten capocannoniere con 25 reti. Per salutare uno dei più grandi giocatori della storia rossonera però Berlusconi non si accontenta di una sfilata tra vecchie glorie, o di sfidare parirango tipo Real o Barcellona. No, sono anni in cui Silvio viaggia solo in top class. E allora in puro stile hollywoodiano organizza la partita del secolo: rossoneri contro verdeoro, il club più forte del mondo – non era ancora quello più titolato – contro la nazionale più forte del mondo. Baresi, Van Basten e Gullit da una parte, Dunga, Careca e Bebeto dall’altra. Finisce 1-0 per il Brasile con un gol di testa di Careca a inizio ripresa.
Antonioli non benissimo
Rimini-Juventus 1-1
9 settembre 2006, Calciopoli ha spedito in B la Juve e l’esordio nel campionato cadetto è in Romagna. A Rimini. Neri ovviamente stracolmo di antijuventini: c’è addirittura una tribunetta provvisoria per ospitare qualche centinaio di gufi aggiuntivi.
un amico romanista
Deschamps lascia fuori il campione del mondo Camoranesi per Marchionni, in difesa ci sono Kovac e Boumsong, a centrocampo Paro e Giannichedda. Ma anche Chiellini, Nedved e Del Piero. Nel Rimini Handanovic, Ricchiuti, Jeda e Matri. Segna Paro al 70′, pareggia Ricchiuti 10 minuti dopo. Welcome to Hell.
Forlimpopoli-Torino 0-3
30 novembre 1972, a Forlimpopoli viene giù un acquazzone spaventoso ma a nessuno passa neppure per l’anticamera del cervello l’idea di restare chiuso in casa. Allo stadio – 3.000 presenti secondo i tabellini ufficiali, ma dove stavano? – si gioca infatti la partita del secolo contro il Torino di Agroppi (che si presenta in pelliccia di lupo), Pulici e Graziani.
Aldo Agroppi e Gustavo Giagnoni
I granata sono fortissimi, reduci da un secondo posto nella stagione precedente, di lì a poco (1976) avrebbero vinto il primo scudetto della storia. Li allena Gustavo Giagnoni e lo stopper è Luciano Zecchini, forlimpopolese doc (il forlimpopolese che ha fatto più strada nel calcio: Milan, Samp e anche Nazionale), il cui padre Bruno allena proprio la formazione che tre decenni dopo avremmo definito ‘artusiana’.
L’amichevole si gioca perché il Toro è ospite dell’albergo Edo in vista della partita di campionato che l’aspetta tre giorni dopo a Bologna, Zecchini è l’anello di congiunzione. Ma a Forlimpopoli fanno sul serio: il primo tempo finisce 0-0 e il portiere Claudio Casadei (sì, l’attuale Dg del Forlì papà del Ricky eroe 2014 col Tolle) negli spogliatoi chiede il cambio uscendo così beffardamente imbattuto dalla sfida con un paio tra i più forti attaccanti italiani dell’epoca.
Luciano “il giaguaro” Castellini e Claudio Casadei
Pulici ringhia e segna, il 12 del Forlimpopoli Sattolo nel secondo tempo lo stende in uscita. Pulici esce malconcio: salterà Bologna-Torino (1-0). Finisce 3-0 per i granata con gli altri due gol nella ripresa di Fossati e Bui.
Club Forza Forlì-Brasile
8 marzo 1992, ristorante ‘Quel Castello’ di Diegaro. A cena c’è ospite il Brasile che il giorno seguente giocherà al Palafiera di Forlì una partita indoor a scopo benefico (l’idea è di costruire una scuola in Brasile) contro la nazionale italiana di calcio a 5. Un imberbe Franco Pardolesi veste la consueta faccia di bronzo e si presenta alla seggiola di Alemao: “Ricardo – gli dice – vorremmo giocare anche noi del Club Forza Forlì qualche minuto contro di voi, domani”. Alemao sorride e indica il tavolo a fianco: “Il capo è lui”. Carlos Dunga. L’8 della Fiorentina accetta ma ad una condizione: “Giochiamo cinque minuti ma voi raccogliete un milione”. Non è un problema.
figurarsi se mancava Zelli
Il giorno dopo il Brasile fa la sua partita contro la Nazionale italiana, poi rientra negli spogliatoi. A bordo campo Pardo e altri 16 vestiti di rosso aspettano di coronare il loro sogno: sfidare i più forti del mondo. Peccato che i brasiliani si siano dimenticati. Dunga è già sotto la doccia quando Franco irrompe nello spogliatoio del Brasile: “Carlos, dobbiamo giocare!”. Il capitano verdeoro non tradisce la parola: “Taffarel, Galvao, Mazinho e Alemao. Fuori con me”. In cinque si rivestono e giocano 5 minuti contro i 17 del Club. Il carrozziere Lamiera entra a 20 secondi dalla fine perché Piazza finge per un minuto abbondante di non sentire il cambio, Dunga rompe gli occhiali di una bambina in tribuna con una cannonata delle sue. Finisce incredibilmente zero a zero.