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Era nell’aria da settimane perché se le cose vanno male nel calcio si va a caccia del colpevole (e il colpevole non è mai chi comanda, figuriamoci). Nel caso del Forlì però il colpevole non poteva essere nemmeno il maggiordomo, cioè il colpevole per clichè, cioè l’allenatore: Massimo Gadda è talmente bravo, talmente professionale e talmente umano che affibbiargli le colpe di una squadra che non ha mai vinto, neanche una volta da quando è iniziata la stagione, sarebbe stato davvero troppo scorretto. E colpevoli non potevano essere neppure i calciatori, non avendo a disposizione abbastanza denari per cambiarli tutti, o almeno tanti. Per cui il Forlì ha deciso che il colpevole è Sandro Cangini, il diesse che proprio Fabbri aveva rivoluto in sella per riportare il Forlì in Lega Pro. Missione compiuta, naturalmente. Ma anche stavolta il presidente del Forlì – allora Conficconi, stavolta Fabbri – si è convinto che no, “Cangini non è adatto alla Lega Pro”. The end.

A dire il vero la rottura, che si è consumata mercoledì scorso ma che i protagonisti della vicenda hanno provato a mantenere riservata fino all’ufficialità della prossima settimana, è maturata non solo per la mancanza di legami stretti col Cesena e per le divergenze di vedute sulla squadra – troppo debole anche per il budget risicatissimo messo a disposizione secondo la società, il massimo possibile per Cangini, convinto che non tutto fosse perso, ancora – ma anche e soprattutto per il rifiuto di Cangini di tesserare in queste ultime settimane almeno un giocatore che fosse uno prelevandolo dal calderone degli svincolati. Ma come, dirà il lettore, che senso ha tutto ciò? Ha senso, ha senso.

Valutato il malloppo a disposizione e sondati i calciatori disponibili a portare armi e bagagli in viale Roma, Cangini si è convinto che un innesto così (livello Musetti? No, più basso) non avrebbe alzato di un centimetro il livello della squadra a disposizione di Gadda. Con una controindicazione: sarebbe stata responsabilità sua aver speso ulteriori mensilità senza rinforzare il gruppo. Quindi ha detto no, grazie, il mio parere è che al Forlì e a voi soci convenga restare così ed intervenire semmai a gennaio. Anche perché da Lumezzane il Forlì avrà parecchi scontri diretti: la classifica potrebbe anche migliorare. Non ci sarà tempo. Non per lui.

La responsabilità se la prenderà infatti Fabbri, che dopo aver proposto a Cangini l’affiancamento dell’ex diesse di Imolese e Rovigo Daniele Simeoni (sarà lui a subentrare come Ds? Probabile, era in tribuna col Parma) ha aperto il telefono alla ricerca di un attaccante e di un centrocampista “strutturati”. Alè.

Quel che resta da capire, oltre alle modalità di disimpegno che troveranno Cangini e il Forlì, e oltre al nome del suo successore, è il futuro di Gadda. Il quale si troverà presto una nuova figura sopra alla testa, un direttore generale “fantasma” come Casadei, una squadra che finora si è dimostrata poco competitiva, tifosi arrabbiati. E soprattutto una società che al primo ingiallire di foglie comincia già ad avere, esattamente come due anni fa, molti più dubbi che certezze.