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In attesa della sfida della palla al cesto di Santo Stefano hastaggata con #SkyIsNotTheLimit, che darà alcune indicazioni sul genere di campionato che dovranno affrontare da martedì in poi pallacanestro 2.015 ed Andrea Costa, domenica scorsa, a Imola, si è giocata la prima sfida fra le due città sul campo da rugby in zona Pedagna, fra l’autodromo e l’ospedale. La partita ha arriso ai biancorossi di Romagna sancendo per noi la matematica salvezza in C1 e con la possibilità (remota, assai remota) di provare la scalata in serie B, mentre ha relegato i cugini al famoso girone “pasta e fagioli” che deciderà chi scenderà, alla fine della stagione, in C2.

Ad onor del vero la partita con Imola ha acquisito lo status di derby e di “madre di tutte le battaglie” solamente da un paio di stagioni, ovvero da quando il Cesena, nostra rivale storica, ha rinunciato alla categoria ed è stata fagocitata dal Romagna che gli ha appiccicato l’etichetta di Romagna Cadetta (o Romagna B che dir si voglia) lasciando vacante il posto di nostri “avversari diretti” che, puntuali come le tasse, abbiamo appioppato ai rossoblù mezzo emiliani.

I derby sono sempre partite strane dove il cuore prevale su ogni tatticismo e su ogni supremazia tecnica che si pensa di avere, e anche il doppio confronto di quest’anno si è rivelato assolutamente fuori controllo dal punto di vista dei pronostici. Nel match di andata noi, lanciatissimi, pensavamo di fare un sol boccone all’Inferno Monti dei cugini mentre le cronache narrano di un Imola padrone del campo ed avanti nel punteggio per lunghi tratti del match, con vittoria finale nostra (senza bonus) conseguita grazie anche al piede poco preciso del calciatore ospite, che sull’ultima azione spedisce in pallone morto una punizione dalla quale sarebbe potuta nascere una rimessa laterale impegnativa da difendere per i forlivesi.

Nell’incontro di domenica scorsa il Rugby Forlì 1979 si presenta oltre il Santerno in formazione che dire rimaneggiata è ancora poco: Marzocchi, Greene e Berti fuori, Silvani e Biondo che in due non riescono a mettere insieme 60 minuti di gioco, in panchina sbucano l’attempato (eufemismo) D’agostino, ormai quarantenne, e il coach delle giovanili Savini, giusto per far numero. Primo tempo 33 (trentatrè) a zero per i padroni di casa e tifosi forlivesi imbronciati sugli spalti. Nella ripresa la rumba cambia, noi riusciamo ad impensierire, con un pizzico di ignoranza che non ci manca di certo, la retroguardia imolese e infiliamo tre mete che riaprono la partita e rianimano i nostri supporters.

il tecnico francese dell’Imola non sembra molto convinto

L’apoteosi a cinque dalla fine quando il diciottenne Parrinello, Jolie per gli amici, segna la quarta meta che ci consente di prendere il bonus e passare un Natale senza pensieri (sportivi) in giro per i pub della città.

one beer please

Tralasciamo le lamentele su presunti errori arbitrali che, sistematicamente, chi perde tira fuori o altre sterili polemiche delle quali giunge l’eco dai confini della Romagna e vediamo cosa riserva il futuro ai ragazzi di coach Temeroli: un incontro ininfluente all’ultima di campionato con Ferrara e poi una Poule Promozione con Ferrara e Pieve per il girone Emiliano Romagnolo e San Benedetto del Tronto (dolci ricordi al F.lli Ballarin con incontri ravvicinati anche col pubblico), Macerata ed una fra Fano e Gran Sasso, con Gubbio estrema outsider per quello che riguarda il versante Marche-Umbria.

Di queste sei squadre una sola staccherà il pass per la serie B, ma questa è un’altra storia: a noi per ora resta la soddisfazione di aver per il secondo anno a fila raggiunto, contro ogni pronostico, la salvezza al termine della prima fase ed aver fatto vedere che il cuore biancorosso spesso ci aiuta a sopperire ai nostri enormi limiti. L’augurio che facciamo ai cugini è di salvarsi, in modo da dar vita il prossimo anno ad un’altra serie appassionante.

Noi il nostro l’abbiamo fatto, ora tocca a Ferri e compagni farci sognare e far passare un Capodanno amaro anche alla Imola baskettara…

#TuttaForlìTiAma