Ti sarà inviata una password tramite email.

Se parliamo di Gran Fondo nella mente degli Appassionati sovviene spontaneamente il nome di “Nove Colli”. Qualcuno, magari, penserà alle Dolomiti ed alla sua Maratona, ma il blasone non si fa solo di scenari naturali, lo si fa di contenuti tecnici e di riconoscimenti di pubblico. Questa storica Manifestazione richiama 12.000 persone, se non di più tra più tra wild card e “imbucati”. Un numero pazzesco che non può essere immaginato se alla partenza non ci si è mai trovati. E’ un’ebbrezza del tutto straordinaria perché si fa parte di un mare di biciclette che se ne andranno a comandare per mezza Romagna. Un fiume di persone che per i più svariati motivi alle 6.00 di mattina si sforzeranno a portare i propri pettorali a Cesenatico, e di poter vantare di aver fatto parte ad un’Edizione. Perché non è scontato esserci, le richieste di iscrizioni sono ¾ volte superiori ai pettorali disponibili, essere al via è arduo come lo è superare i 9 Colli e tornare sul lungomare di Cesenatico.

Detto questo, chiuso il preambolo, vediamo di raccontare a chi non conoscesse nei particolari il percorso, le vie, il territorio, qualcosa di più dettagliato di questo avvenimento sportivo enorme, ma che permette a chiunque di essere protagonista per un giorno. Questa panoramica verrà divisa in diverse puntate: in primis spezzeremo il percorso in due articoli. Nel primo di cui fanno parte queste righe, descriveremo la prima parte del Percorso, che collima con il Percorso Medio, un secondo articolo dedicato alla seconda parte, in pratica quel segmento di strade che si staccherà dal Percorso Medio per trasformare la Nove Colli in Gran Fondo. Un altro pezzo, un’intervista esclusiva con un personaggio che nel ciclismo amatoriale romagnolo sta ottenendo risultati di grande rilievo e che alla Nove Colli delle ultime edizioni ha conquistato risultati invidiabili. Successivamente alla competizione del 20 Maggio avremo modo di tirar le somme.

Allora, salpiamo? Agganciamo gli scarpini e dirigiamoci verso il percorso.

Partiamo da Cesenatico, cercando di seguire più o meno nel tratto di trasferimento le vie che percorreranno alla Nove Colli. Si parte da via Bollana, una via adiacente al Canale di Cesenatico, le griglie e la massa si allungherà su questa strada. Si salirà verso Cesena, ma poco dopo Cella si tenderà verso Pisignano; si percorreranno strade dritte, abbastanza larghe con asfalto non male, quindi garantite saranno alte velocità e qualche strappone. Inutile nascondere che i primi 25km sono terribili, ideale sarebbe viaggiare con il cuore in gola ma stare davanti; peccato che non sono solo le gambe a determinare questo, ma la griglia di assegnazione e le capacità di guida delle biciclette, senza dimenticare il pelo sullo stomaco che aiuta in certi casi a mirare un piccolo varco.

Prima di proseguire sempre verso Pisignano, si tende a sinistra, con direzione Cesena, frazione di Calabrina e poi per Martorano. Non cerco di sforzarmi particolarmente a raccontare quella che indubbiamente è la parte del percorso meno entusiasmante. Si nota lo stato dell’asfalto che sempre più vicino a Cesena peggiorerà e desterà qualche grattacapo, specie per chi sarà nei gruppi e non riuscirà a schivare le buche che puntualmente faranno delle vittime. Le cadute, le forature, le rotture meccaniche, mettiamole nel conto, perché tanta affluenza porta a questo.

Si punta veloci verso Forlimpopoli, per farlo si imbocca la Via Emilia poco prima di Capocolle, e magicamente sulla sinistra compare Bertinoro; sarà la prima asperità e tutti lo sanno, vederla è come prendere uno strattone e vedersi richiamati alla resa dei conti. Per alcuni sarà anche obbligatorio mettere giù il piede, ma voler essere nei 12.000 comporta l’obbligo a starsene in mezzo al delirio e quindi imbottigliamenti assicurati che rallenteranno quelli che da dietro vorranno recuperare.

Poco prima di entrare in Frampula (Km percorsi 27) si svolta a sinistra e nella frazione di Ospedaletto la strada si innalza sotto le ruote, breve pettata al 10% che anticipa quella che per i più forti non è che un cavalcavia, mentre per altri l’inizio dell’inferno. In pratica la Gara con se stessi ed il percorso comincia qui: il primo dei 9 Colli la prima salita . La salita è dolce, non strappa più per 2/3 km, si insinua sulla collina che ai suoi fianchi mostra una serie di filari ordinati, ripetuti, lo scenario per magia cambia, e prende piede dentro di noi qualcosa di più romantico, qualcosa che si allontana per forza dal cronometro.
Si superano alcune cantine, per entrare dentro il Borgo di Bertinoro, piccolo scalino che anticipa un lungo tratto di falsopiano, che velocemente ci porta al bivio con Polenta. Si vira a destra e la salita improvvisamente si mostra più diseguale, direi ingannevole. Tratti di quasi pianura alternati a strappi che vanno ben oltre il 10%. Non dura tanto questo alternarsi, tanto che ci troviamo improvvisamente a sfrecciare dinanzi alla Pieve di Polenta (Km percorsi 37) e cominciare una discesa dalla doppia faccia, la prima ondulata con tre sali e scendi, la seconda velocissima, nel quale frangente i freni andranno dosati bene per evitare dei lunghi su alcune curve abbastanza repentine.

Raggiunta la Fratta Terme, si tenderà a sinistra verso Meldola, un lungo tratto di una dozzina di km ci porterà a Pian di Spino. Qui sarà determinante bere, smangiucchiare qualcosa, stare coperti a ruota di qualcuno che mostrerà maggiore solidità e usare la testa. Siamo appena all’inizio, la strada da percorrere è assai lunga e soprattutto le insidie devono ancora presentarsi.

A Meldola (Km percorsi 47)  prendiamo verso sinistra e saliamo per circa 2km, uno strappetto che non vanta la dicitura di colle, ma che guadagna qualche metro di dislivello; scolmato questo piccolo dente, scendiamo verso la Valle di Pian di Spino, la strada è in buono stato, ma sino a 5 anni fa era un vero dramma per tutti i partecipanti, buche, crepe, sassi; per fortuna questo è un momento nel quale assicurarsi concentrazione e razionamento delle forze.

Inizia così ●● la seconda salita ●● Pieve di Rivoschio. Primi 5 km con una serie di ampi tornanti e pendenze malleabili, un paio di aumenti di pendenza più sensibili, ma è una salita dove si riesce a godere dello stare a ruota. Il paesaggio qui è totalmente brullo, i calanchi grigiastri sembrano code di dinosauro, le colline sullo sfondo riescono a rendere il tutto più verdeggiante, ma nel complesso questa zona è selvatica, apparentemente dimenticata. Raggiunta la quota, si trova un primo scollinamento, che anticipa due-tre km di respiro, leggera discesa, interrotta da qualche piccolo dislivello. Ci attende così l’ultimo km che ci porta in vetta della salita (Km percorsi 65).

Si scolma la seconda salita, il secondo Colle, qualcosa che si avvicina al pensiero di fatica si fa largo ma essersi gestiti sin qui deve essere stato un imperativo, perché ora arriveranno piano piano le asperità vere. La discesa è velocissima, a mio avviso per un km la più brutta di tutto il percorso. Ci si getterà giù verso San Romano in un tratto vicino al 20%, per molti sarà utile a segnare sui propri computerini i record di velocità giornalieri, ma attenzione, meglio non andare oltre il limite perché 30” persi in discesa per cautela, si recuperano tranquillamente in salita e tanto meno non si rischia di archiviare con anticipo la Corsa.

Si fa presto ad arrivare in fondo a questa discesa, sono circa 3km, arrivati al basso, si gira a destra, verso Linaro, due km per arrivare e pendere a destra e aggredire la Ciola.

Su questa Salita – ●●● la terza salita ●●● – vorrei esprimere un giudizio che forse spiazzerà alcuni di voi, ma siccome sono un minimo esperto di questo universo e di salite ne ho pedalate tante ed ovunque, mi pare quanto meno lecito darvi la mia interpretazione. E’ la salita che se decontestualizzata dal percorso e quindi presa nella sua singolarità, è quella con le caratteristiche tecniche più complicate di tutta la 9 Colli. Parte già bella decisa, le pendenze rimangono ben oltre l’8% per 4km, quasi 5, una parte di questo segmento inganna, tanto che qualcuno dei miei compagni di merenda la chiama “la salita a gravità zero”, della quale ardua scalata te ne accorgi solo quando la scendi (in pratica raggiungi velocità elevate senza accorgertene per la sua pendenza sensibile). In pratica per 5km non rende il fianco, non concedendo quasi mai spazio al recupero. Sono 7/8 tornati, allungati tra loro da delle curve sinuose, si transita tra qualche boschetto e qualche pascolo, si sale in fretta, la quota aumenta inesorabile, fino a quando si transita affianco ad una Madonnina, un piccolo angolo sacro, che per qualcuno coinciderà con visioni celesti…. Un km ancora dentro ad un bosco, e la strada esce dall’ombra per trovare sfogo sul verde dei pascoli e in questa fase la strada finalmente lascia la morsa, ma è sempre una sensazione, perché non smette mai o quasi di crescere. Un paio di rettifili che concedono – finalmente – respiro, per poi nascondere un ultimo drittone all’8% che dal suo fondo sembra piatto, ma che in pratica è un piccolo muretto da svalicare. Arrivati al suo culmine la strada realmente si arrende, oltre a noi c’è solo il cielo, la salita entrando nel piccolissimo abitato di Ciola (Km percorsi 80) si conclude. La salita in sé, ma questo valico ha qualche asso nella manica che per un ciclistica spesso fa rima con sofferenza. La discesa comincia facile, veloce, con due curve rotonde ed un po’ insidiose in quanto cieche. Allunghiamo la vista e vediamo qualcosa che non ti aspetti se non lo sai, 400mtr al 10% che recuperano quota. Si la strada risale, un tornante e poi altra spianata. Sarà ora di scendere a Mercato Saraceno o no? In teoria questa sarebbe la discesa, ma la strada ricomincia a salire, altri 500Mtr di un falsopiano che spacca il ritmo e tritura le gambe perché la pigrizia di tirare giù la corona grande verso la piccola è una pessima compagna di viaggio. Si supera anche questa gobba e finalmente di comincia la vera picchiata.

La strada è bella, hanno riassettato alcuni pezzi che qualche tempo fa erano un po’ provati, le curve sono belle ampie e con il traffico chiuso sarà quasi invitante per tirare qualche bella piega. Cosa che con le strada aperte non conviene per la possibilità di incorrere su qualche vettura che potrebbe occupare un po’ troppa carreggiata. La picchiata è totale quando balziamo dentro la Piazza di Mercato Saraceno (Km percorsi 86.5), transitiamo in pochi secondi nel centro del Paese e raggiungiamo il Ponte che funge da ingresso su quella che è storicamente la salita più famosa della Nove Colli: il Barbotto.

Comincia cattiva la ●▼ la quarta salita ●▼, un bel muretto per raggiungere un tornante, proseguire sempre arcigna, ma poi mollare improvvisamente. Questa ascesa lunga meno di 5km, è del tutto irregolare, tornanti ripidi, con rettilinei più dolci; la strada si poggia sul fianco della montagna, qualche coltivazione intervallata a prati verdi, non ci sono molti alberi, ma si incontrano alcune case, che non ti fanno sentire lontano dal mondo. Se ti giri vedi l’E45 e Mercato Saraceno che ti fanno ciao ciao… Sali e non ti sembra, pensando al fatto che questo Barbotto è rinomato perché è cattivo come il veleno. Così prosegui un po’ sospettoso per il fatto che i metri passano ma la durezza non diventa mai troppa, sembra gestibile; quando inizierà poi questo muro tanto impervio? Inizia così all’improvviso, quando dopo due, tre tornanti, l’asfalto inizia a tendere a sinistra e erompe all’insù. Il Gps posto sul manubrio misura velocità – meglio non guardarla –  e pendenza: 15%! Sono 700/800 metri senza pause che portano alla vetta, una strada scoperta da alberi e quindi nessuna ombra a proteggere dal sole, che renderà lo sforzo ancor più intenso. Si arriva in vetta e siamo sul tanto temuto Barbotto (Km percorsi 91.1), una sorta di crocevia tra i due percorsi; sarebbe il quarto Colle, all’incirca con 1800metri di dislivello positivo percorsi. La divisione dei Percorsi non è su questo punto, quella sarà a Sogliano ed il problema è proprio questo, le avversità del percorso non si estinguono sul Barbotto, affatto.

Iniziano altri 12 km antipatici del percorso del Medio; quando ritieni di aver fatto il tuo e di pensare che mancano una quarantina di km tra discesa e pianura, per raggiungere la Meta, non si è fatto il calcolo che il crinale che porterà a Sogliano, transitando per Montegelli, Strigara, è un continuo sali e scendi che trafigge le gambe, tanto da minarne la costanza e lo stato.

A Sogliano sul Rubicone il fatidico BIVIO, chi scende a Ponte Uso prosegue per i 205 di target chilometrico, chi prosegue per Borghi e Savignano mira deciso verso Cesenatico e la chiusura del Percorso Medio e qui ci fermiamo per questo primo racconto. Fatica a leggerne non ne abbiamo fatta, ma vi assicuro che la Corsa racchiude una serie di sfaccettature che la rendono magica e nel contempo impegnativa, ancor più per quelli che la vivranno come un’esperienza nuova, chi la scopre o per chi sulle strade di casa troverà la famigliarità di un luogo come la Romagna che attira come fosse la Mecca del Ciclismo.

Chiudiamo dicendo che a Savignano i km percorsi sono 119, ne mancano 13 per tagliare il traguardo ed entrare nelle classifiche. Il Dislivello 1870 metri, non male. E’ una gara esigente, a prescindere che si sia deciso di accontentarsi di 131km piuttosto che puntare al bersaglio grosso.

Resta la Gran Fondo numero uno in Europa, sceneggiata nella Nostra Terra, per la quale dovremmo mostrare un certo orgoglio, ammirazione, grande senso di rispetto.

 

L’altimetria è tratta da http://www.novecolli.it