Ti sarà inviata una password tramite email.

Dopo aver seguito il Giro, rispolverato l’argomento del Ciclismo amatoriale, la voglia di salire in sella è certamente aumentata. Per motivare ulteriormente vi voglio menzionare un percorso che non desta grandi grattacapi a livello tecnico ma che sa attrarre per sfaccettature languide, quasi spirituali.

Questo che vengo a descrivere è un classico giro per uno scarico attivo, per chi magari domenica ha disputato una Gran fondo o chi non ha voglia di fare troppa fatica, ma non rinunciare alla passeggiata in bicicletta.

A proposito domenica scorsa ha avuto luogo a San Piero in Bagno una delle Granfondo più emozionanti del panorama nazionale, forse ancora sotto traccia, forse l’unica competizione che riesce a trasmettere sensazioni paragonabili ad una GF disputata sulle strade Alpine: salite lunghe, regolari, montagne, boschi, discese veloci ed interminabili. Parlo della “GF del Capitano” che negli ultimi 9 anni ha saputo ritagliarsi uno spazio nel calendario granfondistico, una sorta di apripista per quelle che saranno poi Marcialonga Cycling, Sportful, Maratona delle Dolomiti e Charly Gaul. Banco di prova per tanti appassionati che attraverso un anello che sdogana la famosa formula dei “Quattro Passi”. Tracciato incantevole e senza dubbio da provare, sul quale andremo ad approfondire intensità e aspetto tecnico in un pezzo prossimo futuro.

Parlavamo di giro relax, di defaticamento attivo, di passeggiata al calar del sole, oppure per chi non ha km sulle gambe od allenamento da amatore di lustro, un percorso da affrontare con l’impeto di chi sa che rientrare sarà possibile senza dover raschiare il fondo del barile. Consiglio, che per inciso ho già suggerito poco sopra, questo è uno di quei percorsi che mi piace gustare nel pomeriggio inoltrato, quando il sole pigro – perché siamo nella stagione delle giornate che si allungano e restano tiepide anche dopo le 19.00, le 20.00 – lento va a cadere dietro le colline che puntano ad ovest.

La mia prima bandierina, quella che indica l’inizio del “giro” la pianto alla rotonda di Vecchiazzano; svoltiamo a sinistra, entrando nell’abitato, obiettivo andare a prendere via del Tesoro, quella famosa come “Massa”, salita di quasi 4km che non supera i 190 metri di dislivello, una serie di rettifili spezzati da qualche semicurva: si sale senza fare troppa fatica, il respiro è regolato bene e le gambe non devono per forza deteriorarsi nel cercare velocità, anche se sarebbe salita da corona grande davanti e da superare di slancio. Massa è una palestra, ci si trova spesso il ciclista che opera delle ripetute, cerca l’esercizio perfetto per diventare più prestante. Chiunque a Forlì ha fatto Massa almeno una volta, chi addirittura  la affronta decine di volte in successione, è un luogo sul quale le due ruote sguazzano e caratterizzano.

Arrivati in cima, si affronta un leggero catino, la visuale si apre e si possono apprezzare la collina di Sadurano, Castrocaro nel fondo, e poco più a sinistra la torre di Rocca delle Caminate, con la vallata di Predappio celata sul fondo. Si prende a questo punto a destra, scendendo verso Castrocaro, tramite gli svoltinelli delle Vulture, una dozzina di tornanti che velocemente ci trasportano su Via del Partigiano (che salubremente abbiamo evitato in questa fascia oraria, preferendo di salire per Massa, ma per chi volesse l’alternativa dello stradone con indicazioni Dovadola/Rocca San Casciano/Firenze è l’opzione B), di fronte al Bul Bul.

Manteniamo la strada principale verso Dovadola, lo stradone da questo punto in avanti si allarga, garantendo una banchina molto ampia che permette anche di stare accoppiati nel caso si fosse in gruppetto. A Pieve Salutare si incontra una nuova opzione B, per evitare la strada con traffico, ma garantendosi una sorta di ricalcata che non fa perdere tempo. Si potrebbe uscire dallo Stradone e svoltare su Via Virano. È una strada che sale sul dorso di una collinetta, affianca dei campi, alcune fattorie, improvvisamente sembra di aver perso il rumore delle auto, il traffico, quasi fosse un’altra stanza.
Si procede in entrambi casi verso l’entroterra, 5km e superato un tratto di salita al 5%, sormontiamo questo grosso dosso, che ci permette di recuperare le energie in vista del prossimo bivio. In questo punto opzioni A o B non ve ne sono, ora si vira a destra verso Monte Paolo.

In alto troveremo il Monastero, un vecchio Eremo di Frati, un struttura rivedibile, ma quello che poi sarà a livello emozionale la vetta della salita, sarà un piccolo scrigno personale nel quale ognuno avrà modo di mettere dentro ciò che vorrà. La salita è divisa in due parti, i primi 3.5km abbastanza impegnativi, con pettate al 10%/11% e tratti in cui si respira. L’ombra è garantita in questa fase della giornata, il sole è quasi già completamente dietro la collina e comunque la vegetazione copre quasi completamente la carreggiata. Sei tornanti si contano, spesso coincidenti con i passaggi più ostici, ma sono scalini, dopo i quali la strada permette, concede respiro ampio. Arrivati in prossimità di un Ristorante abbastanza famoso che prende il nome dal luogo, la strada gradualmente diventa sempre più agevole, sale quasi fosse un lungo falsopiano, 4/5% che diventano anche tratti di semi pianura; due chilometri così per raggiungere un curva secca verso destra, in concomitanza con la sede di una Comunità di recupero. A questo punto la salita si può dichiarare sconfitta, un ultimo km che permette scorci accattivanti sulle conche nascoste tra le colline forlivesi ed anche un’angolazione particolare verso Forlì. Qualcuno giura che durante le giornate terse sia possibile decifrare molto bene il mare …

Raggiungiamo la Chiesa di Monte Paolo, attorniata da un folto bosco; è luogo di culto, in giornate particolari, quando si è soli, una sedia spesso ti obbliga a fermarti – dopo aver riempito la borraccia nella fontana sempre fresca e rigenerante – a raggranellare qualche idea, pensiero, fare strani consuntivi.

Si sta bene, lassù il caldo è comunque mitigato dall’ombra che resta per quasi tutto il giorno o la frescura della natura che allevia il calore di questi giorni di giugno. Monte Paolo è un posto immancabile da visitare, ogni tanto, spesso, ci si va in pellegrinaggio che sia per una preghiera o per ritrovare un momento di meditazione.

Un difetto ce l’ha, la salita coincide con la discesa, peccato, per questo non viene spesso inserito su giri più lunghi, ma che non sia poi la sua peculiarità, che lo rende meta da andata e ritorno senza grandi fuori tema.
Scendiamo verso Dovadola, la strada ha un fondo non particolarmente falcidiato: un po’ ruvido, ma non vi sono crepe oppure buche pericolose, unica accortezza, se non si conosce bene la via, state attenti ai punti di frenata sugli ultimi 4 tornanti, la cartellonistica non è esemplare. La discesa è rilassante, qualche bella curva, se la si conosce diventa pure entusiasmante, ma non fate i Savoldelli della Romagna, bastano due pieghe, poi rimettete i remi in barca e calate con tranquillità. Arrivati in fondo riprendiamo verso Forlì, ma evitiamo nuovamente la strada più scontata; superato il Cimitero sulla destra, scendiamo su via Bernardina, una parallela che conduce verso Pieve Salutare ma che, per portarvici, obbligherà ad un nuovo piccolo sforzo. Un paio di brevi rampe, ci porteranno sopra la valle; a quell’ora del giorno il cielo è giallo-rosso, i campi di grano prendono un colore dorato di grande impatto, il verde sembra quasi finto. Mi fermo spesso a guardarmi attorno quando passo da qui, specie se non ho un orario e sono da solo. Ammirare la mia terra a volte è utile per focalizzarne il fascino e la straordinarietà.

La strada torna a scendere e facciamo presto ad arrivare a valle, 5 tornanti con asfalto rimesso a nuovo ed attraversiamo il fiume, dirigendoci verso Castrocaro. La strada si mette affianco alla Provinciale, procediamo veloci, perché oggi abbiamo anche una leggera brezza a spingerci, è bello essere cullati anche da questo vento alleato. Superiamo la salita del Bul Bul ed in pratica mancano gli ultimi 6/7 km chiudere questo giretto rilassante, un post gara, quello che può essere un anti stress, un mini percorso fatto e finito per starsene bene al contatto con la natura e la Romagna.

In pratica con 46km si conclude il giro, con partenza ed arrivo in linea di massima fissati su Vecchiazzano. Il dislivello è di circa 700metri, forse qualcosa di meno. Un pieno di energia positiva, pagando un conto tutt altro che salato in termini di fatica. Una piccola missione verso un oscuro confine, tra divertimento e ricerca di se stessi. Provatelo, prendetevi un tardo pomeriggio ed andate a Monte Paolo.