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Un cicloamatore con famiglia ed un’esistenza “consueta”, durante la settimana difficilmente riesce a praticare per più di due ore ad uscita: si ruba tempo alla famiglia, si salta la pausa pranzo, con l’unico intento di mantenere una buona lena, conservando la gamba buona da sfruttare nel fine settimana che solitamente coincide con i cosiddetti “lunghi”. Il gergo del ciclista è divertente. Come in ogni disciplina si utilizzano dei termini per identificare qualche aspetto curioso, una qualsivoglia particolarità. In questo caso quando parliamo di “lungo” intendiamo un giro che prevede – in estate – almeno 5 ore. Sono gli allenamenti più delicati, specie per chi pedala in maniera dettagliata, quasi maniacale, ma sono fondamentali per porre le basi nella ricerca di risultati di rilievo. Però un “lungo” non è un vezzo del fissatone, tanto meno una peculiarità, è un’uscita di qualche ora più lunga del solito che permette di arrivare in luoghi più lontani da casa che altrimenti rimarrebbero delle diciture sulle mappe o mete per la scampagnata domenicale con la famiglia.

Con questo pezzo inauguriamo quindi una fase nella quale ci addentreremo maggiormente nell’entroterra del nostro territorio, alla ricerca di strade che non sono soventi praticate durante l’inverno per via del clima che diventa troppo rigido per una bicicletta,  a testimoniare, se ce ne fosse ancora bisogno, di una varietà di percorsi che fa invidia a qualsiasi altra zona d’Italia e forse anche al Mondo. Ne proporrò altri, andremo sulla Campigna, valicheremo il confine con la Toscana, andremo verso contesti più suggestivi. Insomma, l’estate permette questo e la bici è il mezzo ideale per andare alla scoperta di luoghi meno frequentati. In questa prima puntata vi porterò: al Monte Fumaiolo.

Il Fumaiolo è un luogo che si raggiunge da tante vie. Da Forlì dista quasi 90km, il tragitto più scontato in auto, prevede l’E45 e passando da Acquapartita. Chiaro che in bici una superstrada non si può percorrere e se approcciamo una meta come questa proviamo ad arrivarci attraverso la via più affascinante possibile. I versanti a me conosciuti sono cinque, forse sei, ma quello battezzato da me ed il mio gruppetto è senza dubbio quello più ostico e meno battuto. Il racconto prende vita da Sarsina, di qui descrivere il tragitto sarà più agevole, ma prima di arrivare al noto paese collinare, la strada ed i colli da superare erano già risultati un buon antipasto (Monte Mercurio e Monte Finocchio).

Usciamo da Sarsina, prendiamo la vecchia strada che conduce a Bagno di Romagna, percorriamo all’incirca un km e mezzo ed al cartello Tavolicci/Balze, prendiamo a sinistra. La strada scende per 400metri, affrontiamo un tornante ripido e superiamo un ponte che sormonta il Fiume Savio, oltrepassato inizia la salita che ci poterà a Tavolicci. Si sentono i rumori dei mezzi che transitano sulla E-45 ma prendendo quota in un batter d’occhio si perde il contatto con la confusione, il caos ed anche un po’ dalla civiltà. Non sono tante le case, i segni della vita attiva dell’uomo, la tanta natura attorno ci confina a spettatori. Questa estate iniziata con temperature umane, quasi primaverili e le tante, ripetute, piogge hanno reso la vegetazione lussureggiante; direi quasi che lo spettacolo naturalistico di questo anno è da catalogare come straordinario. La strada sale costantemente oltre l’8/9%, supera il 10% con grande facilità e regala pochi attimi di respiro. Non c’è traffico e così la mia cricca si concede una pedalata affiancata, quasi fossimo un gruppetto al Giro d’Italia. Si respira bene anche se il fiato si accorcia sempre più. Dopo una curva repentina a destra, la strada entra in un boschetto, la strada apparentemente non sembra essere particolarmente ripida ma in realtà dopo 4km abbiamo superato 350mtr di dislivello. Proseguiamo nel boschetto, fino ad un nucleo di case, superato Tivo, il bosco scompare ed improvvisamente ci troviamo con la strada quasi aggrappata alla pendice della montagna. Si apre di conseguenza uno scenario stupefacente, le montagne più alte che si fendono all’orizzonte ed il verde che si alterna al giallo dei campi di grano appena mietuti. Ci accorgiamo che sono circa 25 minuti che non sentiamo un rumore di auto e non incontriamo anima viva. Siamo da soli in mezzo alla natura.

Passiamo oltre due tornanti e ci re-immettiamo in un bosco che nelle giornate più calde avrà certo l’effetto benefico di ombreggiare. Ancora un km e raggiungiamo una nuova curva a destra molto repentina, che coincide con la fine della vera salita, od almeno della prima parte. A questo punto conteggiamo 8 km con quasi 700mtr di dislivello. E’ senza dubbio dura, aspra, ma regolare e del tutto silenziosa. Merita perché regala grandi emozioni e ti garantisce tanta pace e tranquillità. Assaliamo 3km di un susseguirsi di sali e scendi che finalmente ci portano a Tavolicci. Per qualche amante della Storia, questo luogo ricorda eventi legati alla Seconda Guerra Mondiale, io che non sono uno storico e non mi posso permettere grandi escursioni culturali, vi dico che siamo “fuori dal Mondo”.

Parcheggiamo pochi minuti le bici dinanzi ad un cimitero, sfruttiamo la fontana per riempire le borracce e recuperiamo qualche energia. Ci guardiamo attorno colpiti da questi prati foltissimi ed assorbiamo il silenzio interrotto dal solo rumore degli uccelli che beati svolazzano sopra di noi. Tavolicci sono poche case, apparentemente abitate, ma chi lo può mai sapere cosa alberghi al loro interno … Il Fumaiolo non è proprio lontano ma nemmeno a poche pedalata, la strada cela ancora dei grattacapi che non possono essere sottovalutati. Sarà dura arrivare sul Monte, perché il percorso che ci attende è quasi tutto in salita: prima di riprendere a prendere quota, ci aspettano 3 km di discesa, molto ripida ed accidentata. L’asfalto è peggiorato ancora rispetto allo scorso anno, ricordavo qualche buca, ma ora per passare da questa strada bisogna usare massima prudenza ed accortezza. Finita la discesa incontriamo un doppio viadotto che sembra uno scherzo, una struttura architettonica degna di un’autostrada, conficcata nel mezzo del nulla. Varcato questo nuovo punto di riferimento la strada si impenna nuovamente, 500mtr al 10% per incontrare un nuovo tornate a sinistra. In corrispondenza della curva troviamo anche una diramazione, con indicazioni a destra per Alfero e Bagno di Romagna a sinistra per Capanne e Balze. Prendiamo a sinistra e procediamo ancora in salita. Siamo in un bosco, la carreggiata mantiene un fondo penoso, ma fino a che la si affronta in salita tutto può essere sopportato, le pendenze restano importanti, dal 9% al 12% e in poco tempo riacquistiamo la quota persa nel tratto precedente, usciamo dal bosco tendendo verso destra, una nuova curva a sinistra ed improvvisamente vediamo come miraggi qualche casa: Castelpriore. Sono veramente pochi mattoni che mettono assieme qualche casa, di bella fattura, ma lontane da tutto. Siamo veramente distanti a livello temporale da qualcosa che somigli al caos.

Noi proseguiamo e finalmente la strada inizia a mollare la presa, qualche tratto con pendenze vicine alla pianura alternate a qualche ripresa più sensibile, fino a che non raggiungiamo una nuova intersecazione: come prima il cartello di destra punta Alfero, quello di sinistra la Balze. Noi propendiamo nuovamente con la sinistra e arriviamo in pochi km a Capanne. Da qui la strada riprende a salire, molti pascoli e tanto verde, vegetazione più frammentata e quota che sale. Stiamo in pratica circumnavigando il Monte Fumaiolo.
Per quasi 5 km viviamo di strade tortuose e alternanze di pendenze, per finire ad un nuovo incrocio che indica a sinistra Casteldelci ed a destra Balze. Teniamo la destra e dopo un solo km entriamo nell’abitato. Finalmente case e vita, il Giro d’Italia è passato di qui lo scorso anno ed i segni sono ancora chiari ed indelebili, sembra rimasto tutto come quel giorno. Dentro al Paese sulla destra leggiamo le indicazioni per Monte Fumaiolo 3km. Questi ultimi km sono stati rimessi a nuovo, asfalto liscio ed ancora scuro, la salita è corta, ma con il suo ingresso nel bosco diventa immediatamente cattiva, una serie di curve al 12/13% ti fanno estrarre le forze che ancora avevi conservato, perché manca poco e poi ti aspetta la discesa. E’ fresco, per essere giugno direi freddo, ma in salita si percepisce meno. Il Bosco è fittissimo ma non so perché mi godo meno la natura e mi concentro di più sul colpo di pedale: siamo a 85km percorsi da casa, con 2650Mtr di dislivello, insomma la scampagnata è diventata una piccola impresa. Finalmente raggiungiamo la cima, lo scollinamento. Ci fermiamo per una foto di rito, mangiare una barretta e bere una sorsata di acqua. Sin qui la strada ci ha regalato grandi emozioni, ma a caro prezzo, la fatica non è stata poca.

Nel mio racconto mi fermo qui, ai 1400mtr del Valico. Per raggiungerlo si possono affrontare – come già detto – altre opzioni, da Verghereto, dal Monte Coronaro, forse la più conosciuta è da Alfero. Posso dirvi che sono tutte avvincenti, meriterebbero ognuna un racconto ed una pedalata ma mi sono permesso di scegliere la tratta da Tavolicci per via del suo preziosissimo silenzio ed alla quasi certezza di non incontrare traffico. Le auto sono sempre cattive coinquiline per la strada e questo, lo ricordo sempre, è un aspetto da considerare sovente durante le uscite. Evitate più che potete il traffico per non intralciare e non incorrere in qualche malinteso.

Il Fumaiolo è un must, lo consiglio perché lassù si sta sempre bene, sopravvive uno spirito di inviolato, libero che a volte non si percepisce nemmeno sulle Alpi. E sapere che da casa ci si può arrivare con la bici e vantarsi di dirlo agli amici può essere uno stimolo aggiuntivo. Fidatevi, se avete un po’ di allenamento, avete una bicicletta, avete coraggio ma soprattutto amate il connubio bici-natura, provate questo percorso e non rimarrete delusi.