I primi cinque uomini, o donne, di una mischia sono quelli che stabiliscono quale delle due pack prevarrà sull’altro e, di conseguenza, decidono (nove volte su dieci) chi vince la partita.
Se per le prime linee c’è il gusto della sfida contro un avversario diretto, ben diverso è l’incontro della seconda linea: schiacciate fra le prime e le terze devono tenere la testa fra le chiappe di piloni e tallonatori e, a schiena dritta, spingere come se non ci fosse un domani. Oltre che dalle dimensioni fisiche, una seconda linea internazionale supera i due metri e passa i 110 kg, le seconde le riconosci per le loro celebri orecchie a cavolfiore, che sfoggiano con vanto. La più celebre seconda linea è senza dubbio John Eales, australiano due volte Campione del Mondo (una da capitano), soprannominato Nobody perché “Nobody’s perfect” (Nessuno è perfetto). Marcantonio da 200 cm per 115 kg è entrato nella leggenda nel 2000 quando in una sfida per la Bledisloe Cup a tempo scaduto calciò in mezzo ai pali (presumo col suo 50 abbondante) una punizione che valse agli Aussie una vittoria in trasferta a casa All Blacks e una serata a fiumi di Foster’s. Leggendari i suoi duelli, e relativi scambi di opinione, in rimessa laterale col neozelandese Ian Jones, altro mostro sacro della maglia numero 4 o 5.
Domenica a Treviso abbiamo avuto l’onore di condividere il campo con una leggenda italiana femminile della seconda linea. Le compagne di squadra la chiamano Flavia, in giro per il mondo Severin, per tutto il mondo della pallaovale lei è semplicemente la Fly. Stupenda atleta di un metro e ottanta per, suppongo, 85 kg, la Fly è quanto di peggio ti possa capitare di incontrare quando hai una squadra giovane con ragazze che devono, prima di tutto, prendere confidenza e fiducia in se stesse.
Aiutata da una mischia decisamente importante, la Severin è stata decisiva nei primi due carretti coi quali nei primi 7 minuti hanno aperto l’incontro. Ma questo è stato solo l’antipasto di 80 minuti da incorniciare da parte dell’atleta trevigiana. Penetrazioni ficcanti con due nostre atlete attaccate alle gambe per metterla a terra, pressione sulla nostra mediana in modo da non dar modo ai nostri registi di gestire il gioco, guardia a fianco al raggruppamento simile ad un muro e placcaggi di quelli che si fanno sentire. La nostra Lollina, classe ’98 con 100 minuti di serie A nelle gambe (e nelle costole) a fine partita mi ha detto ridendo: “ho sentito tutte le costole muoversi e pensavo di morire”. Tanto impegnativa da gestire in campo per le avversarie, altrettanto simpatica e alla mano fuori dal campo: al Terzo Tempo con orgoglio mi mostrava il suo 10 su 10 in fatto di dita rotte.
Essendo la signorina Severin un’atleta a 360°, lo scorso anno ha lasciato momentaneamente il suo primo amore, ovvero la palla ovale, per provare a centrare la qualificazione olimpica a Rio nella Boxe.
25 sec, le compagne consigliano dove colpire
Con tre titoli italiani sulle spalle, di cui l’ultimo nella categoria 75 kg (i precedenti erano nella +81), passando per gli europei, Flavia ha visto il suo sogno infrangersi contro la statunitense Franchon Crews e da qui la decisione di riabbracciare la maglia delle Red Panthers Treviso. Ma non solo rugby e boxe, Flavia ha avuto risultati notevoli con il getto del peso ed il lancio del disco in atletica leggera e anche nella pesistica. Quando si dice “fai un po’ di sport ogni tanto”.
E così, grazie alla Fly, abbiamo avuto modo di vivere con più leggerezza i 50 punti abbondanti subiti domenica e le 5 ore di pullman in totale passate sulle autostrade italiane.