In una squadra di rugby ci sono 15 ruoli diversi, anche se per praticità spesso vengono raggruppati a seconda della posizione in campo e così si riducono, si fa per dire, a 8/9. Uno dei più affascinanti è quello della Terza Linea, una sorta di superatleta della palla ovale che deve saper fare tutto: placcare, recuperare, passare, calciare, saltare in rimessa laterale, essere veloce, avere polmoni.
In terza linea ci sono tre posti da coprire, ovvero il flanker dalla chiusa, quello dall’aperta ed il numero 8, ognuno con le sue caratteristiche e le sue mansioni specifiche. Più si alza il livello e più queste competenze devono essere mirate. Una terza linea di qualità spalata fa la differenza e generalmente fa vincere la partita. Gli All Blacks vincenti degli ultimi anni avevano, come giocatore simbolo, Richie MacCow fantastico nel gioco aperto ed anche nella gestione della partita con l’arbitro… Diciamo l’equivalente di Baresi col suo braccio alzato, ma questa è un’altra storia. Leggendario era J.P. Rives, terza linea francese che metteva la testa dove gli altri non mettevano neanche i piedi, oppure Zinzan Brooke che ci mise un bel po’ a convincere i neozelandesi che era l’erede giusto di Buck Shelford e lo fece anche grazie ad un drop di circa 50 metri nella semifinale mondiale con l’Inghilterra.
Rives, un cerottino?
Nella trasferta di domenica scorsa a Monza, pur con tutti i limiti che può avere questa affermazione quando si incontrano una potenza ovale ed una matricola, avevo detto che la differenza l’avrebbe fatta il lavoro della Terza Linea e, a bocce ferme, sia leggendo il tabellino che rianalizzando la partita, posso dire che nonostante la nostra terza linea Rossi-Homedje-Leoni abbia disputato un incontro molto positivo, la loro ci ha letteralmente mangiato in testa. E con tutto il rispetto per la Pilotti e la Trentani c’è una (che non a caso ha la maglia azzurra sulle spalle) che domenica ci ha fatto vedere come si interpreta in maniera efficace questo ruolo: Isabella Locatelli.
la terza linea del Monza, in biancorosso, con la Locatelli (6) a caccia della nostra apertura
Locatelli, Italia
Una ragazza così non passa di certo inosservata essendo biondissima e sopra il metro e ottanta, ma queste sono caratteristiche che in un rettangolo verde valgono zero se non le abbini a determinazione, aggressività e competenza tecnico-tattica. Isabella domenica è stata una di quelle che, come dite voi calciofili, ha fatto reparto da solo ed in campo l’ho vista fare cose che comunque ti rendono le 6 ore di pullman ed i 79 punti subiti (13 mete…) meno pesanti. Ecco, le mete: solo lei ne ha fatte 5.
Partendo dal presupposto che un bravo allenatore non ti chiederà mai quante mete hai fatto, ma quanti placcaggi hai sparato e quanti palloni hai recuperato, lei comunque le sue cinque marcature le ha portate a casa ed un paio di queste sono sicuramente nate da palloni da lei recuperati e capitalizzati in punti pesanti. Ne ho in mente una nel primo tempo: palla nostra in azione su più fasi dentro alla nostra area dei 22, la nostra apertura chiama una giocata “rossa” e l’avanti preposto per ricevere il pallone all’altezza e sfondare non attacca la palla, mentre dalla difesa la Locatelli attacca il nostro pallone, se ne impossessa e, con quelle gambe lunghissime, in 10 falcate arriva alla nostra meta. In una rimessa laterale ha fatto la piramide di salto da sola, mentre in una nostra ripartenza dalla chiusa non si è neanche degnata di placcare il nostro secondo centro, ma le ha semplicemente rubato il pallone dalle mani. Per tutta la partita ha messo una pressione snervante al nostro 9 ed al nostro 10 (con la nostra Faffi che in un’azione si è presa pure un placcaggio “spese di viaggio” non indifferente), ha coperto lo spazio, tenuto l’interno, alzato la linea difensiva, insomma ha interpretato il ruolo della terza linea come da manuale.
piramide di salto, da sola
pressione al 9, nonostante il nostro flanker la ostruisca
pressione sul calcio
In una squadra di rugby riesci a metterti in evidenza quando l’organizzazione corale è perfetta ed ogni singolo fa bene il suo lavoro. Detto questo Isabella Locatelli è una di quelle ragazze che, quando la vedi giocare, ti permette di dare alle tue ragazze un punto di riferimento e di ispirazione per lavorare, al fine di migliorarsi e raggiungere risultati in campo di livello superiore.