Ti sarà inviata una password tramite email.

Dopo aver analizzato in profondità il roster della Pallacanestro Forlì 2.015 e aver ascoltato voci autorevoli in merito, vedi l’intervista a Nicola Alberani incensare in maniera più che giustificata il mercato, così come abbiamo dichiarato la nostra approvazione per la campagna abbonamenti che è sembrata caratterizzata dal buon senso e dalla lungimiranza, ora la nostra attenzione si sposta  dietro le scrivanie della Società di Viale Filippo Corridoni perchè, come detto in articoli passati, la vittoria dei campionati comincia da lì.

Nelle passate stagioni la squadra è arrivata prima…già ma nel girone rosso della regular season. Fosse stato un girone unico, Trapani, squadra “fatta con le figurine”, sarebbe comodamente arrivata davanti.

Negli ultimi due anni Forlì è stata eliminata ai playoff  perdendo tutte e 6 le partite più importanti, quelle che contavano davvero, un inequivocabile 0-6 equamente diviso, 0-3 per turno, pur avendo il  fattore campo a favore e in entrambi i casi contro squadre “fatte con le figurine”.

Il concetto delle “figurine”accampato come alibi assomiglia molto al gatto che non arriva al lardo e allora dice che è rancido. Le squadre non si faranno con le figurine, ma chi lo fa ottiene maggiori risultati rispetto agli altri e questi sono dati di fatto. E’ vero che, rispetto  ad altre realtà di A2, a Forlì la mano dello staff tecnico ha un peso, ma nel campionato di quest’anno il gap di talento sembra troppo ampio rispetto alle big, troppo  da poter pensare di colmarlo solo grazie al lavoro dello staff biancorosso.

Da circa 10 anni , in realtà sono solo 8, la Pallacanestro Forlì, grazie alla Fondazione e ai suoi 8 soci: Giancarlo Nicosanti, Alcide Resta, Andrea Borini, Fabbri Giuseppe, Stefano Raffoni, Giuseppe Silvestrini, Giuseppe Rossi, Riccardo Pinza ( bontà loro, ce ne fossero sempre di più !), cerca di riportare la massima serie in città risanando ogni anno i debiti accolatisi negli anni precedenti ma, così facendo,  nascondendo la “polvere sotto al tappeto”, senza  analizzare nel concreto cosa va e cosa non va in una gestione che, di fatto, se ogni anno ti chiama a sborsare altro denaro, puoi tranquillamente definire fallimentare.

I soci dovrebbero forse farsi delle domande…  I tanti saluti di quest’anno:Massimo Di Giovanni – preparatore atletico, Alessandro Gismondi – comunicazione, Andrea Bertini – Club Manager, Giacomo Calbi – primo fisioterapista, Riccardo Pini – secondo fisioterapista, Tobia Collina – Team Manager senza dimenticare che già ormai due stagioni fa  era iniziata la diaspora delle competenze culminata con  gli addii di Giacomo Bianchi e di Carlo Marani, sembrano  a questo punto inviare un segnale forte e chiaro che chiunque sarebbe in grado di recepire.