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In una situazione economica abbastanza difficile (lo analizzeremo prossimamente, bilanci alla mano), dopo una stagione sportiva economicamente in linea con un percorso di risanamento in seguito ad una stagione da crack finanziario, cosa ha spinto i soci del Forlì a fare domanda di ripescaggio con conseguente spesa annessa? Partiamo da questa domanda, cercando di dare un senso ad una storia che, ad oggi, un senso non pare avercelo.

Fine stagione 2015/16. Il Forlì ha fatto un buon campionato, nonostante tutto il caos del cambio al timone del settore giovanile la squadra Allievi si è laureata campiona d’Italia Dilettanti (facendo intendere che i risultati arrivano senza soldi né grandissimo impegno, figurarsi se ci si mette per davvero), la società deve completare i lavori di risanamento delle strutture del Morgagni. In questo contesto, quello che doveva essere un programma a medio-lungo termine salta del tutto per effettuare una domanda di ripescaggio a cui ci si affida senza averne la copertura economica. Perché? Orgoglio per la beffa del “ripescaggio farsa” dell’anno prima? Desiderio di dimostrare alla piazza che ci sono le competenze per fare i professionisti anche senza avere portafoglio illimitato? Oppure scelta strategica?

Scartando le prime due ipotesi (perché non è pensabile che si facciano scelte di pancia), cerchiamo di capire perché può avere un senso questa stagione nei professionisti.

Parentesi

Lasciatemi prima una piccola considerazione personale. Tavecchio (nessuno lo ricorda ma è stato eletto anche con il voto del Forlì) da sempre sostiene che i club professionistici sono troppi. Che il loro numero va drasticamente ridotto solo a quelli che hanno la possibilità economica di svolgere campionati prof senza tutte queste inadempienze che ogni anno “stravolgono” la classifica finale. E la sua politica da sempre va in questa direzione. Ora, credo sia chiaro a tutti che se la politica sportiva rimane questa (e non vedo perché debba cambiare se i presidenti dei club propongono Galliani come presidente di Lega) prospettare un futuro tra i professionisti per il Forlì è impensabile. A meno che non arrivi un mecenate che non arriverà, visto anche come è stato trattato l’unico che si è avvicinato al Forlì in questi anni (do you remember Adinolfi?).

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Torniamo a noi. Qualche numero

Una stagione come questa al Forlì costa poco più di un milione di euro (tra ingaggi prima squadra, staff, contributi, ecc.). A cui vanno sommate le spese di vitto, alloggio, trasferte, ecc. Ed a queste spese si deve anche sommare il carico del contributo a fondo perduto oltre alle spese di iscrizione e fideiussione.

Calcolando spannometricamente siamo sul milione e mezzo.

Che vanno trovati nell’anno, visto che sulla società gravano già una serie di mutui per gestioni pregresse e lavori. E se per i lavori il mutuo è coperto (non so se parzialmente o completamente) dal contributo comunale relativo alla gestione dell’area, per le gestioni pregresse o i soci trovano liquidità dalla gestione annuale o devono per forza andare in tasca.

Finiamo qui la prima parte di questo pezzo, che riprenderemo la prossima puntata con altri numeri e considerazioni. Aiutatemi però nella composizione della risposta alla domanda iniziale: perché il Forlì ha chiesto il ripescaggio?

Aspetto la vostra risposta.