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Il Diario inizia a contare poche pagine, poi dopo la tre giorni che stiamo per raccontare, non resterà che correggere gli ultimi voti, alzare le medie e sperare che lo scrutinio sia positivo, il tutto in rapporto alle attese ed a quelle speranze che si erano prefissate alla partenza di Gerusalemme.

Il Giro sembra cominciato pochi giorni fa ma non ditelo ai Corridori, non fatelo presente ai meccanici, agli Organizzatori, alle scorte, ai DS, fingete che la stanchezza abbia colto anche Voi, anche se di quello che il Giro sta regalando in termini di spettacolo, non ci si stuferebbe mai.

Il Giorno di riposo che non abbiamo raccontato nei particolari, è stato accolto con grande piacere, da tutti. La sensazione che qualcosa inizi a minare la sicurezza di molti la si vede nelle facce dei corridori dopo il traguardo di Sappada: ogni km in più è una fatica in meno da affrontare, ma un colpo secco da digerire.
Per Matteo il riposo ha portato con se il balsamo della presenza di Valentina, la moglie, che per quanto possibile ha stillato nuovo vigore al campione di Forlì; non si deve sottovalutare l’energia che trasmette un abbraccio amorevole, una parola in più di conforto, una spinta aggiuntiva che fa la somma con le motivazioni che da sole a volte non bastano. Peccato che duri solo 24ore il riposo e che, ad attendere i corridori, sia uno degli sforzi mentali più intensi di tutti: la Cronometro!

Guardi la strada dall’alto della Pedana: “La cronometro è uno sforzo che a me piace, la bicicletta speciale mi da buone sensazioni ogni volta che la uso, ma questo non significa che sia un crono-man, soltanto penso di cavarmela bene e di saper esprimermi benone se dovessi concentrare le forze in quell’unico sforzo!

Nello specifico il percorso che porta da Trento a Rovereto non è dei più facili, per l’inizio insidioso nel centro storico ed un’evoluzione che potrebbe incontrare sulla sua strada il vento in faccia. Ci sono atleti tra i migliori specialisti al Mondo, stando ai risultati degli ultimi anni, compreso Dumoulin che detiene il Titolo di Campione del Mondo; questi daranno fondo a tutte le proprie forze per centrare Tappa o abbellire la propria classifica, Matteo invece: “Al contrario di Gerusalemme, questa era una prova che avrebbe minato la condizione nel caso avessi spinto forte, così ho gestito lo sforzo, evitando rischi e conservando le forze che mi rimangono per qualcosa da fare nei prossimi giorni!

Come pronostico la Cronometro l’ha conquistata Rohan Dennis su Tony Martin e Tom Dumoulin, la massima espressione del ciclismo moderno in fatto di lotta individuale contro il cronometro! Rammento che gestire non significa non fare fatica, starsene in pantofole sul divano ma soltanto tenersi quel 5/10% nel taschino, che sia poi utile usare nel proseguo.

Ci avviciniamo alla tre giorni che dirà tutto, che disegnerà il Podio, il Vincitore, la Classifica finale, tre giorni che tra giovedì e sabato avranno un comune denominatore: la Salite. Nel frattempo il Giro toccherà Iseo, per una frazione interlocutoria: “Anche oggi Tappa infernale!

Avevamo pensato che sarebbe stata buona per evadere dal gruppo, che nel caso avrebbe salvaguardato le risorse in vista del prossimo futuro d’alta quota ed invece: “La fuga in pratica non è mai partita; sì, in 4 (corridori di alto lignaggio come Luis Leon Sanchez, Visconti, De Marchi ndr) hanno trovato un margine sulla salita di giornata, ma erano sotto controllo. Per 60km ci siamo scattati in faccia per non ottenere nulla!
Tanto chiasso per nulla, in questo Giro non è ancora evasa una fuga fortunata, tutte riprese: “Molta fatica per arrivare nuovamente allo sprint, per di più sotto un nubifragio improvviso!” Ogni giorno si va a tutta, sembrano tutti nervosi ed impazienti di centrare il risultato, ma in questo Giro volata fa rima con Elia Viviani, al quarto sigillo personale. “Non mi nascondo, non avevo una gran gamba oggi, giravano meno bene delle scorse giornate dove sentivo forza, energia, brillantezza; mi auguro di recuperare quelle sensazioni per domani.

Le montagne al Giro non mancano mai e per questa parte conclusiva ne avremo tante, specie venerdì e giovedì, dove saranno ripetute, durissime e lunghe; la prima della tre giorni, come antipasto proponeva una di quelle salite ambigue (Pratonevoso), dove lunghezza e pendenza sono due caratteristiche che vanno agli opposti: 16km quasi con una media non esasperata. Ma che sfianca e colpisce quando ti aspetti di poter aprire il gas e tirarti dietro bici ed asfalto ….

Il timore che le energie non gestite nei giorni scorsi potessero mancare poi alla resa dei conti, ha spinto il gruppo a concedere terreno alla fuga: “Non ho molte parole oggi, è andata via la fuga buona ed io non ci sono entrato, la colpa è solo mia, non ci ho creduto!” Qualcosa che sino ad ora in Matteo non avevamo percepito oggi si sente più marcata, una vena di scoramento che lo pervade e un minimo lo mina; consapevolezza che l’aver centrato questa fuga sarebbe significato giocarsela fino sul traguardo, una brutta sensazione per chi in fuga è andato spesso o spesso ha tentato di andarci, aver mancato proprio quella buona, non può che deluderlo. “Lo sapevo che oggi poteva essere la giornata giusta, la partenza in pianura era un ostacolo, perché cogliere l’attimo è più complesso, guarda caso non c’ero in quel frangente…

Quasi non si dà pace, direi che dentro cova un certo senso di rivalsa: “Avevo anche una bella gamba, mi sentivo bene alla partenza, veramente non so più cosa dire… Anzi ti dico che inizio a sentire un po’ di stanchezza, le giornate passano ed io avrei voglia di Casa!” Come si fa a non capirlo? Umano, naturale, quanto mai ovvio immaginarsi nuovamente a casa, con ritmi più blandi, a recuperare forze, peso, rallentare con le migliaia di pedalate quotidiane. Peccato che questo lieve scoramento sia dovuto alla coscienza di esserci sempre stato, tranne la volta che il tentativo ha pescato il jolly vincente, quella combinazione che fa scattare il jackpot; non insisto e non chiedo cosa pensa di fare nei prossimi due giorni, ma come un’araba fenice mi anticipa: “Ci riprovo domani o sabato, sono qui e fino a che ho il numero nella schiena ci ritento!”.

Lo saluto con un emoticons via Whatsapp: sono poco confortevoli le parole, figuriamoci delle faccine colorate che i nostri telefoni mandano a tutto il mondo come fossero dei veri segnali di affetto, coraggio, speranza. Ma dentro il “braccio muscoloso” che invio questa sera a Matteo c’è racchiuso un messaggio: sei forte a prescindere dall’aver centrato la fuga buona, sei forte perché dai il massimo ogni giorno e domattina quando ti alzerai non avrai da rimproverarti nulla; passerà l’esasperazione per non avercela fatta, ma dentro di te saprai che l’impegno e la costanza non sono mai mancate!

Vai Matteo!!!!