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Ormai lo avrete capito, questo Diario dal Giro d’Italia con firma prestigiosa Matteo Montaguti, ha una cadenza i 3 giorni in 3 giorni; condensiamo le informazioni, le coloriamo, evitando di dargli un semplice il connotato da cronaca che potrebbe annoiare. In realtà la speranza è di poter scrivere qualcosa che non si sa, come rinchiusi dentro la cameretta dei segreti, nella quale ci si racconta il segreto che non sa nessuno. Quello che intralcia questo passaggio diretto delle informazioni è la frenesia che regna dentro una giornata tipo di un corridore che al Giro inizia la sua giornata con la colazione e non si ferma più fino a quando alla sera non si chiude dietro a se la porta della camera, quella stanza che condividendo con un compagno, magari, può finalmente regalare un frangente di isolamento. Per questo lo sforzo che chiedo a Matteo quotidianamente non è scontato e ancor più agevole.

Eravamo rimasti ad Imola, sotto la pioggia temporalesca ed una discesa che aveva allettato il Nostro, per poi desistere con ordini non scritti di scuderia. Il dopo Imola è certamente contraddistinto dalla “spinta” donata dal calore e dall’affetto della Famiglia e Consorte. Il passaggio da Casa ha infuso nuove energie morali che non andranno certo sprecate, disperse. La 13a Tappa parte da Ferrara, per 180 km pianeggianti la Carovana attraverserà la parte più orientale della Pianura Padana, sfiorando la Laguna, Padova, Treviso e trovando porto in Veneto, a Nervesa della Battaglia. Una frazione disegnata per coloro che fanno della volata il loro gesto prescelto, per Matteo nessun spunto intrigante: “Diciamolo pure, questa volta la frazione è stata di trasferimento, una volta tanto siamo riusciti a non dover dare quel qualcosa in più!”.
Se ad Imola era mancato il Velocista che sino a qui aveva attirato maggiori attenzioni, Elia Viviani, in terra Veneta, lo ritroviamo a braccia alzate, con un gesto scaccia polemiche che sprigiona una qual certa frustrazione per le controversie che poche ore prima gli erano cadute addosso per uno sprint mancato.
Battuto Bennet e Van Poppel. Copione rispettato, nessuna variazione di sceneggiatura: “Penso che queste giornate siano utili a rimettere carburante nel serbatoio, a me serve stare tranquillo e vedere di centrare quando sarà il momento quella fuga giusta! Ogni giorno è buono, basta tenere gli occhi aperti!

La Tappa appena conclusa è il preludio ad un fine settimana ad alta quota, alta tensione, dove cercheremo con ogni probabilità una verità in più e qualche sentenza. Per i Corridori sabato nella 14° Tappa è il momento di vedersela con la Montagna più cattiva del Giro, per alcuni la salita più arcigna di tutta Europa: lo Zoncolan. Viene chiamato “Il Mostro”; difficile spiegarne il motivo se non lo si è mai visto, diciamo che la sensazione a tratti è di dover affrontare un muro perpendicolare al terreno, e per guardare la strada devi alzare la testa, quasi cercassi il cielo. Ed allora perché non misurarsi proprio in quella che potrebbe essere la Tappa Regina: “Alla partenza avevo delle gambe magnifiche, alla prima salita ci ho provato! Saranno passati circa 40km e sono andato… forse non ne valeva la pena, ma chi lo dice che in una Tappa così insidiosa la fuga non possa arrivare?” A Montevergine la fuga era stata pensata, ne abbiamo avuta la percezione e poi la certezza per come ce la descrisse qualche giorno or sono; sabato forse alla partenza non vi era un piano a tavolino da mettere in pratica, ma come accade a volte è l’istinto a predominare: “Non è andata, ma è stato bello, mi sono divertito, anche quando mi sono fermato con De Marchi a festeggiare il suo Compleanno sulla strada, dove lo aspettava il suo Fans Club!

Certo andare in fuga al Giro non è un passatempo, un divertimento assoluto, lo si fa per ottenere dei risultati: “Ho fatto qualche punto sui Gran Premi della montagna, ma onestamente Yates o gli altri big fanno i bottini vere in cima alle salite più serie.” Mi pare sereno, molto a suo agio in questa edizione, direi quasi sicuro di sé; ogni giorno è in prima fila, attacca, centra la fuga, si fa un mazzo tanto ed anche se ancora non ha raccolto: “Figuriamoci se mollo, con una condizione come questa non ne vale la pena di smetterla di provarci, domani, dopo domani, il Giro qualche altra occasione me la concederà!” In vetta al Kaiser (altro nomignolo con quale è stato ribattezzato …) scontro col coltello tra i denti per i Big, con vittoria un po’ a sorpresa di Chris Froome che agguanta un successo con Yates alle calcagna che però aumenta vantaggio e gap su tutto il resto della concorrenza.

Messo da parte uno degli ostacoli più rilevanti del Percorso, ad attendere il Gruppo è un’altra Tappa di montagna, nervosissima, con 5 Gran Premi della Montagna, ed un finale che si può immaginare solo al Luna Park, una serie di salite e discese che sono destinate ad proclamare qualche altro verdetto. La Meta è Sappada, ma per arrivarci come detto sarà complicato: “Anche oggi siamo partiti forte, la Tappa era dura sulla carta e forse ancor di più da correrla. La fuga era numerosa, ci sono entrato, ma poi mi sono defilato, per poi rientrarci nuovamente. Sembrava non ci fosse voglia si andare lontano!”. Il meteo ha poi iniziato a fare le bizze, appena la corsa ha superato Cortina ed ha cominciato a salire verso il Passo Tre Croci: “Dietro hanno controllato, ed in fondo sta vincendo sempre il più forte, poco da dire, quando il risultato è tanto chiaro, giusto inchinarsi.

La vittoria di Yates a Sappada nella Quindicesima Tappa di questo 101esimo Giro, ha le sfumature dell’impresa di altri tempi, doppio scatto sulla penultima salita, galoppata solitaria per quasi 25 km e arrivo solitario: queste sono azioni che ultimamente erano mancate, certi strappi così distanti dal traguardo, portati per di più dal Leader che ha fatto “All In”, rappresentano un frammento che nel ciclismo vale tanto come una pepita d’oro. Ammirazione totale per questo inglesino volante, che sta raccontando un Giro d’Italia stupefacente. Non chiedo altro a Matteo sull’andamento della corsa nelle zone alte della classifica, lascio che sia il suo obiettivo a comandargli i pensieri: “Ora ci sono due giorni per recuperare, e poi non resta che riprovarci e riprovarci. Non guarderò in faccia a nessuno!

(foto AG2R Laq Mondiale – facebook)

Gli faccio una battuta sull’essergli un po’ di peso o per la troppa invadenza in momenti che vorrebbero essere di relax e stacco, lui risponde: “Il Ciclismo è anche questo, fatica, sudore, costanza, è il suo bello, il ciclismo non è un gioco…” A quel punto mi è  poi scivolata via spontanea: Quando il GIOCO si a duro, i Duri iniziano a giocare!