Nel football il numero 10 è quello dei grandi campioni: O’Rei, El Diego, RobertoBaggio e chi più ne ha più ne metta. Nel rettangolo verde del Rugby Football Union vale la stessa equazione: 10=Fuoriclasse.
I grandi 10 del passato, senza nulla togliere ai Carter e Cooper odierni, hanno segnato pagine di storia della palla ovale e chi il rugby lo mastica da un po’ di tempo si emoziona nel sentir parlare di Naas Botha, Barry John, Grent Fox, Michael Lynagh, Hugo Porta, Phil Bennet o Mark Ella. Anche in Italia, nel nostro piccolo, abbiamo avuto alcuni “Numeri 10” epici, ultimo in ordine cronologico Dominguez, argentino, che ha ereditato la maglia che fu di Bettarello.
Getty Images, Diego Dominguez
Domenica scorsa a Forlì, sul terreno spelacchiato dell’Inferno Monti, abbiamo avuto l’onore di vedere all’opera il numero 10 del Valsugana nonché della Nazionale femminile, ovvero Beatrice Rigoni. Classe ’95 quindi, appena ventenne, la padovana ha mostrato al pubblico, alle avversarie e ai tecnici presenti come si interpreta il ruolo di numero 10 moderno. La gestione tattica dell’incontro è stata perfetta e non ha mai dato punti di riferimento alla difesa avversaria alternando soluzioni di gioco al piede ed alla mano, andando sempre a cercare il canale o lo spazio libero e mettendo le sue compagne sempre in condizione ottimale per essere vincenti.
Beatrice ha mostrato di avere due mani d’oro e velocissime, degne di un gestore del tavolino del gioco delle tre carte, ed in un paio di azioni ha letteralmente nascosto il pallone alla difesa facendolo ricomparire magicamente nelle mani di una compagna di squadra meglio piazzata. La visione di gioco della ragazza è impressionante così come la precisione del suo piede sempre abile nel trovare fuori posto il triangolo arretrato avversario. Alcuni calcetti a scavalcare la prima linea di difesa, accarezzati con l’esterno, sono stati qualcosa di unico e la tribuna ha decisamente apprezzato il gesto tecnico con applausi scroscianti. L’attaccare costantemente la linea arretrata avversaria in maniera imprevedibile ha costantemente messo in difficoltà l’impianto difensivo delle avversarie ed ha agevolato in maniera notevole la manovra offensiva delle padovane. Il tutto condito con 43 punti fra i quali una meta segnata mettendo a sedere buona parte della linea difensiva avversaria ed una serie di trasformazioni da tutte le posizioni del campo.
Non che ci fosse bisogno dell’incontro con la neonata squadra del Ferlì per stabilire che la Rigoni è una dei migliori numeri dieci (che gioca con ottimi risultati anche dodici, essendo un’eccellente placcatrice) attualmente in circolazione in Italia: lo scorso anno segnò una doppietta a Port Talbot e guidò in modo magistrale la linea difensiva nell’assalto finale delle padroni di casa durante il match che consentì alla Nazionale italiana di chiudere con una vittoria in Galles il 6 Nazioni femminile 2016.
Un onore averla vista all’opera, insieme alle sue compagne di squadra del Valsugana Padova (squadra attualmente al vertice del rugby rosa tricolore sia come organizzazione societaria che come impianto di gioco) ed al suo inseparabile caschetto giallo, nel nostro campo da rugby.