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Terminato, per noi, il girone di andata è tempo di primi bilanci dopo questa scelta folle ed incosciente di affrontare la serie A Femminile nel girone 1 del Campionato Italiano di Rugby. I risultati sono chiaramente deficitari, ma solo qualcuno che non vede al di là della punta del proprio naso si limiterebbe a questi per analizzare l’inizio di una avventura che, nei piani del Rugby Forlì 1979, vuole essere il primo passo verso un lungo cammino nella pallaovale rosa italiana che conta.

Dopo anni passati a giocare, vincendo, i gironi giovanili e seniores di Coppa Italia dove si gioca a 7 e si affrontano avversarie meno esperte, è stata presa la decisione di salire di categoria ma nessuno, sottoscritto compreso, pensava che l’impatto fosse così traumatico. Un po’ come i tifosi del Borgorosso nel precampionato, anche noi avevamo fatto una tabella di marcia mettendo nel mirino le partite fattibili e quelle considerate da cerchio rosso: nulla di più errato: tutte si sono dimostrate inarrivabili. A onor del vero l’affermazione non è del tutto esatta, alcune partite sono state più equilibrate di quello che il punteggio finale abbia sentenziato ma la mancanza di esperienza e il cinismo delle nostre dirimpettaie ci ha condannato a passivi severi. Ma la rotta è tracciata e sarebbe assurdo, solo guardando numeri e risultati, invertire la marcia ora.

Età media

Il manipolo forlivese del Ferlì, ovvero la combo Forlì-Ferrara che affronta la serie A, arriva a 19 anni tondi tondi di media, con 19 ragazze, delle quali solo la Blond (omettiamo nome e cognome perché nelle donne l’età, quando si cresce, diventa un problema) passa i 30.

Senza la nostra vecchiaccia la media sarebbe 18 anni: questo significa tanta freschezza atletica, tanto futuro e possibilità di lavorare bene sia tecnicamente che tatticamente. Dazio da pagare è l’inesperienza ma l’entusiasmo e l’incoscienza di queste ragazze può aiutare a risolvere qualche problema. Inoltre, cosa da non sottovalutare, l’età media bassa solo anagraficamente perché la maggior parte di queste ragazze ha una buona esperienza a livello di settore giovanile e deve solo prendere confidenza con i ritmi e l’intensità che una categoria impegnativa come la serie A di alto livello propone.

L’anno dei Mondiali

Ad agosto in Irlanda si disputeranno i Mondiali femminili e tutte le ragazze italiane hanno alzato la loro asticella in fatto di ricerca di prestazioni al fine di rendere il più difficile possibile il compito del Ct Di Giandomenico nella scelta delle meritevoli di difendere la maglia azzurra. Qualcuna ha scelto di mettersi in gioco affrontando campionati più impegnativi come quello inglese o quello francese, ma quelle rimaste in patria stanno davvero mettendocela tutta per giocarsi la loro chance e mettersi in mostra agli occhi degli osservatori della nazionale che, di domenica in domenica, monitorano i vari campi della serie A.

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Anche le nostre ragazze lavorano duro per centrare un obiettivo prestigioso come una chiamata ad un trial o ad uno stage, ma essendo partite solo quest’anno le prestazioni in campo sono inferiori rispetto a quelle delle avversarie.

Il 50 e 50

Il Ferlì è composto numericamente, e fortunatamente, in maniera equa: la domenica ci si trova sempre con un numero di convocate simili fra estensi e mercuriali. Questo è un vantaggio perché nel progetto iniziale uno dei capisaldi è evitare che un gruppo fagociti l’altro. Paradossalmente è anche uno dei problemi maggiori perchè aggiungere un gruppetto di qualche giocatrice in un sistema già collaudato è sicuramente più semplice che far convivere due metodi di gioco differenti come quelli a cui sono abituate le ragazze di Forlì o quelle di Ferrara. Stesso discorso per noi allenatori: trovare la quadra fra il rugby pragmatico proposto da coach Fabbri e quello proto-australiano che predico io non è per niente facile!

L’esperienza non si insegna!

A tutti i livelli è chiara una mancanza di esperienza sia dentro che fuori dal campo. E così invece che piangerci addosso cercando alibi e giustificazioni dobbiamo valutare i nostri errori per migliorarci. Ad esempio è impensabile affrontare un campionato di questo livello senza una programmazione atletica specifica che parte dalla fine della stagione precedente e forma le atlete per tutto il periodo estivo. Il dettaglio, che va dalla preparazione specifica del piano partita con le variabili A, B e anche C, alla perfetta rigatura del campo, dal materiale da gioco in perfette condizioni a quello di allenamento, è imprescindibile. La consapevolezza delle ragazze che i classici due o tre allenamenti la settimana non sono più sufficienti per essere competitive a questo livello, così come quella degli allenatori che la varietà del lavoro proposto deve essere uno stimolo per le atlete, sono elementi fondamentali per la crescita collettiva.

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Tirando le somme non saranno certo le sette sconfitte su otto incontri o i quattrocentonovantasei (a lettere rende più l’idea) punti subiti contro i soli ventiquattro fatti a convincermi a tornare indietro. Puntare avanti senza dimenticare da dove si viene, lavorando duro e con determinazione: questi sono i diktat che propongo alle ragazze. In virtù dell’innesto delle giovani che usciranno quest’anno dal settore giovanile, unite alle rientranti dagli infortuni ereditati dallo scorso anno, il numero della colonia forlivese si alzerà ancora di più: la possibilità di camminare con le nostre gambe al termine del percorso formativo programmato col Ferrara è sempre più vicina.