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Nel giro di un mese hanno lasciato la Pallacanestro Forlì 2.015 – loro sponte – prima il dirigente accompagnatore Ferruccio Tassinari (23 maggio)

poi il team manager Alberto Poggi (21 giugno)

e infine l’uomo comunicazione e ticketing Riccardo Girardi.

Se l’addio di una “risorsa” forlivese poteva essere fisiologico dopo una stagione tanto complicata e due stagioni tanto lunghe e snervanti, tre divorzi a così stretto giro di posta indicano con enorme, chiarissima e indiscutibile precisione che qualcosa dentro al “progetto” Unieuro è cambiato in questi ultimi mesi – e i suddetti hanno atteso la fine della stagione per comunicarlo a sé stessi prima che al pubblico – oppure sta cambiando rapidamente nelle ultimissime settimane. Ora la domanda da mille punti è: cosa sta cambiando?

Al momento, senza conferme dai diretti interessati né comunicazioni ufficiali dalla società, quelle che si possono fare sono quasi esclusivamente congetture. La prima, più immediata, riguarda la capacità/intenzione dei vertici societari di coinvolgere il resto della piramide non tanto nel processo decisionale – ad esempio la scelta del Gm – quanto nel sentirsi parte di un “organismo”, di una squadra, di un, appunto, progetto sia esso tecnico, identitario, o perché no economico. A quel che risulta dalla fine del campionato le comunicazioni società-dipendenti sono state completamente azzerate lasciando allenatori e dirigenti in lunghissima attesa di un qualsivoglia segnale di vita (“Ehi ragazzi, siamo qui! Pazienza che a breve arrivano novità!”). Un silenzio pesante seguito a dieci mesi ancor più pesanti, conclusosi con l’annuncio di Pasquali e la conferenza stampa di presentazione del General manager. E’ evidente che la società aveva intenzione di demandare alla nuova figura le scelte di organigramma per la stagione prossima ventura. Ma è altrettanto evidente che nel frattempo, durante quell’attesa interminabile, parti del quadro Unieuro sono state logorate e si sono infine staccate prima ancora che Pasquali potesse prendere contatto con la nuova realtà. Prima ancora della figura di Pasquali in sé, è stato il modus operandi della società ad aver deluso, probabilmente, qualche attore protagonista. Una società, ricordiamolo, che si proponeva fin dai suoi albori di essere diversa dalle precedenti: giovane al punto da mettere un 2.0 nel nome, forlivese, ambiziosa, unita. Quanto è rimasto di quelle idee?

In terza battuta – e soprattutto per Girardi, immaginiamo: glielo chiederemo quando tornerà dalle ferie – potrebbe aver avuto un peso la scelta di Renato Pasquali ai vertici dell’organigramma dirigenziale. Perché Pasquali – al netto delle capacità – è quanto di più lontano si possa immaginare, cominciando dall’anagrafe, dalle talvolta spericolate, sempre talentuose e spessissimo giovanili idee del 43enne uomo comunicazione di Forlì. Che poi Riccardo si sia elegantemente tirato fuori dalla barca prima di esser gentilmente accompagnato alla porta è una lettura che può anche avere una sua presa, soprattutto se, come pare, la società non si è stracciata le vesti per fargli cambiare idea. E se, come è certo, era già sull’uscio Stefano Benzoni col quale Girardi è incompatibile dai tempi in cui il primo dirigeva Forlibasket e il secondo lavorava per la FulgorLibertas di Grazioso. Di sicuro il rimborso spese che Riccardo lascia preventivamente sul tavolo è importante e non capita spesso – non ho ricordi di esperienze simili in città – che vengano messi i princìpi avanti al grano. Credete, non è da tutti.

La quarta e ultima possibile chiave di lettura mi è venuta in mente riguardando il video con cui GIra ha detto arrivederci. Ci sono molte foto con giocatori, tifosi, colleghi. Ci sono Garelli (6), Rossi (2), Balestri (3), Ferruccio, il Pomo Serra e tanti altri. Ma NON ci sono, neanche una volta, Nicosanti, Pinza, Raffoni o Silvestrini (e Valli c’è solo alla fine, in un frame che se ne va lasciando spazio a Puntogira). Cioè manca del tutto l’Unieuro di oggi e di domani. Non so se è un caso, non credo conoscendo un pochino la testa di Riccardo. No, non lo è.

E poi va beh, forse più di ogni analisi economico/psicologica dice tutto il testo della canzone che ha scelto, Tra la strada e le stelle dei The Giornalisti:

Hai cambiato faccia

S’è riverso tutto

Maledetto tempo

Maledetto mostro

(…)

In cerca della gente come te

Che si abbraccia senza motivo

E non discute mai di niente

Ma che si prende a cuore e si sente, e lo sente

Ecco, se dovessi scommettere un euro direi che l’Unieuro sta perdendo qualche pezzo perché negli ultimi mesi è mancato questo: il prendersi a cuore. E non è affatto un buon segnale.