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18 novembre 1979. Nel giorno del mio 24° compleanno il Forlì mi fece uno dei regali più belli mai ricevuti. Come sempre, sfidando le intemperie casalinghe, per la ricorrenza, e quelle metereologiche (diluviava) non potevo mancare a una gara del Forlì. Figuriamoci se si parlava di un derby così sentito che aveva, scusate se è poco, come posta in palio addirittura la serie B. Una categoria frequentata solo di sfuggita dal Forlì negli anni dell’immediato dopoguerra. Forlì-Rimini dunque: alle 14,30 negli orari canonici che la vecchia C1 proponeva. Il Forlì era allenato da uno dei fuoriclasse che, in un modo o nell’altro, hanno attraversato la storia biancorossa: Sidney Chuna Cinesinho, asso carioca con le maglie di Brasile, Juventus e anche Palmeiras, Modena, Catania, Lanerossi Vicenza e Cosmos New York. Quella squadra trovò nel corso della stagione un equilibrio magico di gioco e col passare dei mesi anche di convinzione.

In quegli anni il Forlì viveva immerso nell’insolita, irripetibile e mai abbastanza rimpianta era timbrata da Vulcano Bianchi. Al Morgagni piovevano giocatori che avevano o avrebbero frequentato la serie A. Era addirittura diventata la normalità: Inter, Juve, Milan, Bologna, Cesena scucivano al Presidentissimo fenomeni mai sognati. I nomi li sappiamo, le gazzette nazionali alternavano un’intervista con l’Uomo venuto dal Mare a quelle coi suoi colleghi appollaiati, però, due categorie più in alto! E noi aspettavamo che dall’Hilton milanese arrivasse qualche giocatore per vederlo giocare nel nostro piccolo Forlì diventato grande all’improvviso.

Calcio vero al Morgagni: Vulcano Bianchi, i Pardo brothers, Sante Montanari che si divincola

La vittoria della D, poi il passaggio in C1 e 37 anni fa la battaglia con Rimini e Varese per la serie cadetta. Solo il “Grande Forlì” del dottor Libero Zattoni sfiorò la B come quello di cui stiamo parlando (ma quello, in B, ebbe paura d’andarci e per questo la promozione sfuggì per un sol punto. Chi c’era ricorda il gol annullato ingiustamente a Varese a Sauro Massi: quella resta la cicatrice che cambiò, in peggio, la storia biancorossa sotto San Mercuriale). Ma la partita del ’79 resta nell’immaginario dei tifosi biancorossi come Forlì-Milan, oppure Forlì-Carpi o Forlì-Fano: pietre miliari sulla strada di una storia quasi centenaria.

l’articolo sulla Gazzetta

Settima giornata del girone A, nelle prime sei tre vittorie e tre sconfitte: Luchitta e compagni non sapevano, ancora, cosa sarebbero stati capaci di fare. Fu proprio quel 4-3 a cambiare la storia. Dopo essere passati in svantaggio per un gol dell’italo-inglese Sartori, il Forlì segnò l’1-1 con capitan Melotti su rigore, ma ancora il Rimini con Rossi si portò sul 2-1. Il primo tempo fu meraviglioso, senza esclusione di colpi. Nel sottopassaggio quei giocatori andarono sul 3 a 2 per il Forlì che nel frattempo aveva ribaltato il risultato grazie ai gol di Massi e De Falco. Appena tornato in campo un Rimini mai domo, però, segnò subito il 3-3 e la partita, giocata davanti a 3.500 persone, restò per lunghi minuti in equilibrio. All’89’ però un boato scosse lo stadio Morgagni sino alle fondamenta: il leggerissimo Tullio Tinti si era liberato del fango e aveva infilato in rete il pallone del 4-3 superando il barbuto (e colpevole) portiere Piloni, per anni secondo di un monumento come Dino Zoff. Fu il trionfo.

Andava così in archivio una delle partite più belle mai viste allo stadio forlivese. Nei mesi seguenti il Forlì diede spettacolo con la coppia Fabbri-De Falco davanti. Con un grande Pellizzaro in porta; Cilona-Ferri-Baldizzone-Melotti in difesa; Remondina-Massi-il grande Luchitta-Tinti nel mezzo.

Quegli undici, che insieme hanno giocato 1.177 volte tra serie A e B, sono stati probabilmente il miglior Forlì di sempre.