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Solo tre calciatori della rosa che parteciperà al prossimo campionato di Lega Pro hanno giocato l’anno scorso in Lega Pro: il difensore Emanuele Sereni e gli attaccanti Giacomo Parigi ed Emanuele Bardelloni. Di questi tre solo Sereni con un ruolo da protagonista (23 presenze col Mantova). Basterebbe questo dato per capire quanto arduo sia il compito che la società Forlì, in debito d’ossigeno ancor prima di versare 250mila euro a fondo perduto per il ripescaggio, ha affidato a mister Massimo Gadda. Bravissimo la scorsa stagione a gestire una situazione complicatissima all’inizio, per via dei ricorsi e del conseguente slittamento delle prime partite, e poi a gestire il gruppo organizzando una squadra brillante, dinamica e propositiva. E per larghi tratti anche vincente. In serie D il Forlì si è soprattutto divertito. In Lega Pro soffrirà da cani e dovrà assorbire periodi anche lunghi di sconfitte senza finire nell’imbuto. Ci riuscirà? E’ sulla tenuta nervosa di squadra, società, ambiente che probabilmente si giocherà la salvezza del Forlì: una sola retrocessione diretta, con qualche società già in pericolosa crisi economica, rende più che plausibile, nonostante la fragilità della rosa, l’obiettivo salvezza.

Forever young

Costruita la rosa seguendo gli arabeggianti diktat della Lega (qui se state aspettando Godot), la società ha chiesto a Gadda di impiegare da titolari almeno tre/quattro under, nati cioè dopo il rigore alto di Baggio a Pasadena, per ogni partita. Nelle idee dello staff tecnico i titolari sono Turrin, Tentoni e Ponsat, più un altro da scegliere tra lo spot di terzino (sopra ho messo Franchetti confinando Sereni in panchina) o mezzala (Ferretti per Spinosa). Non sarebbe questo un grosso problema se gli over, quelli che in stretto gergo tecnico chiameremo vecchi, fossero giocatori larghi in Lega Pro. Calciatori cioè fatti e finiti, in grado di tirarsi dietro i ragazzini nelle difficoltà avendo piena padronanza delle proprie qualità. La situazione purtroppo non sarà questa: difficile chiedere a gente che giocava in D di assumere altre responsabilità oltre al mantenimento sul lungo periodo del proprio picco potenziale, necessario a loro stessi per starci in Lega Pro. Un passo alla volta.

Tentoni versione Le Roi

Portiere

Sfarfallante col Fano, addirittura strepitoso a Bergamo tanto da essere con una certa inattesa ispirazione ribattezzato Mammasanta Turrin dal telecronista di Sportube. Ma chi è davvero il numero uno del Forlì? Solo il campo – le parate, gli errori, la gestione nervosa – indirizzerà crescita e carriera (e probabilmente destino del Forlì) di un ragazzino di 19 anni alla sua prima esperienza lontano dalla prosperosa culla nerazzurra di Bergamo. L’alternativa sarebbe Nicolò Samy Baldassarri, predestinato classe 1999 portato in viale Roma da Montalti e reduce dalla storica vittoria del campionato nazionale Allievi con tre rigori parati nella fase finale. Il Forlì poteva affidargli da subito la porta? Probabilmente no. Oppure sì, affiancandogli un portiere agli sgoccioli di carriera e confidando che il ragazzo avesse davvero qualcosa di diverso. Se Donnarumma ha giocato una stagione titolare a San Siro a 16 anni, perché non poteva farlo Baldassarri a Forlì? Sliding doors.

Nicolò Samy Baldassarri: chiamarlo Mario no?

La miglior difesa è la difesa

Quando si è trattato di pianificare le strategie di mercato, calcolatrice e soprattutto portafoglio alla mano, Gadda ha chiesto al diesse Cangini di blindare prima di tutto il reparto arretrato. Pochi svolazzi ma usato sicuro ed esperienza low cost: confermato l’ottimo Adobati a destra e Vesi in mezzo, sono arrivati due centrali di lungo corso – prima Cammaroto e poi Conson – e per ultimo il terzino sinistro ex Rimini Sereni. Teoricamente il Forlì potrebbe schierare quattro vecchi contemporaneamente sulla linea difensiva, probabile però che puntando a massimizzare i contributi federali uno dei due terzini venga scelto di volta in volta tra i baby Baschirotto, Franchetti e Croci. Quest’ultimo ha 17 anni ed è reduce come il portiere Baldassarri dalla vittoria dello scudetto Allievi. Nell’ottica di una sempre sbandierata ma mai davvero espressa valorizzazione del vivaio qualche sua presenza sarebbe preziosissima.

Wok Yo Vesi

Cap Dance

A centrocampo chiavi in mano a Stefano Capellupo, che nel pieno della maturità (28) e lasciato partire il gemello Nocciolini ha ereditato fascia di capitano e gradi di leader fuori e dentro il campo. Regista dalla geometria semplice, quasi insuperabile nei contrasti grazie a baricentro basso, cocciutaggine e muscolatura extra, è il download di Gadda in campo. Calcia punizioni dal limite e angoli, difende e fluidifica ininterrottamente la circolazione di palla. Ne fa tante, forse addirittura troppe: in D riusciva a mantenere livelli alti di qualità in tutte le fasi, in Lega Pro sarà più complicato. Anche per questo al suo fianco sarà cruciale l’apporto dell’altro over Marco Spinosa, che ha iniziato la stagione con evidente voglia di diventare protagonista dopo i primi sei mesi soporiferi in biancorosso. I baby promettono bene: l’atalantino Tommaso Tentoni è probabilmente il giovane con più prospettive di crescita del gruppo (3 gol in D l’anno scorso, deve almeno raddoppiare), l’ex Romagna Centro Lorenzo Ferretti ha qualità sufficienti per fare quel che non ha fatto Enchisi: cominciare bene, prendere fiducia e crescere durante la stagione.


Stefano leader maximo Capellupo

Mistic Sandro

E i gol, chi li fa? Dei sei attaccanti in rosa solo tre (Tonelli, Parigi e Bardelloni) hanno già giocato tra i pro sommando 196 presenze e 33 reti: un gol ogni sei partite. In tre. A questi difficilmente andranno aggiunti Di Rocco o Frabattista, ancora lontani dalla maturità, mentre Ponsat viene da una stagione super in D con la Correggese, 17 gol e vittoria dei playoff proprio a Forlì. Ma la questione in attacco non sta tanto nei numeri, quanto nella preveggenza. Già, letto bene: è sulla capacità del diesse Cangini (e di Gadda, certo, ma soprattutto dell’insicuro, durissimo, balbettante, anacronistico eppure mistico Cangini) di vedere come ha già fatto oltre lo steccato della realtà che si gioca gran parte della salvezza del Forlì.

qualche problema?

Può ancora Tonelli, a 25 anni, compiere quello step mentale che gli è sempre mancato per diventare un giocatore davvero importante? Sarà l’anno in cui Bardelloni dimentica le sciocchezze da spogliatoio e decide di migliorare il proprio destino di calciatore? E ancora, Parigi valeva davvero i 250mila euro investiti tre anni fa dall’Atalanta per soffiarlo a Juve e Roma? Se almeno un paio di queste domande avranno risposta positiva, il Forlì potrà giocarsi la salvezza con tutti e magari sognare un posto nei playoff. In caso contrario buona sofferenza a tutti. Tranquilli: non sarebbe una grossa novità.