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Le buone notizie che il Forlì porta a casa dalla trasferta di Macerata sono tante. Naturalmente in classifica i biancorossi hanno agganciato il Mantova a quota 9: è la prima volta da inizio stagione che nel girone B l’ultima casella, almeno per la differenza reti, porta un altro nome. Ed è il terzo risultato utile consecutivo. Considerando i catastrofismi che si leggevano solo qualche settimana fa, diciamo che ora tutti quanti possiamo guardare al futuro con lo stesso, ragionevole ottimismo. Con o senza mercato di gennaio.

Il girone è spaccato in due: ci sono 7-8 squadre decisamente superiori al Forlì, ma contro tutte le altre la squadra di Gadda ha dimostrato nell’ultimo mese di potersela giocare alla grandissima. E qui sta il primo grande anzi enorme merito dell’allenatore e del suo staff: aver convinto i giocatori che quell’inizio catastrofico, davvero catastrofico, era superabile. Che si trattava di un percorso. Che davvero Ponsat, Tentoni, Capellini, Turrin e gli altri ragazzi giovanissimi potevano giocarsela in Lega Pro. A patto di restare sul pezzo, non scaricare le responsabilità, continuare ad aiutarsi l’un l’altro. Da commander in chief Gadda si è caricato sulla schiena un ambiente e in generale una situazione che avrebbero mandato al manicomio allenatori più gallonati di lui.

Il ripescaggio in agosto, la squadra costruita all’ultimo momento, la categoria nuova per tantissimi ragazzi, gli infortuni (Sereni, Adobati su tutti), la lavatrice sulla schiena e poi la surreale vicenda Cangini: il self control di Gadda è stato a tratti irreale. Ma se qui su Piazzale della Vittoria abbiamo sempre raccontato che la salvezza restava alla portata, l’ambiente intorno ha vacillato. Nel marasma Gadda non solo non si è perso ma ha addirittura trovato la quadra: oggi il Forlì è convinto dei propri mezzi e consapevole. ed ha anche acquisito certezze tattiche che fino a qualche settimana fa sembravano lontanissime.


Rombo

Il 4-4-2 non è quello degli anni ’90 perché Capellini passa dal centro alla fascia a seconda delle situazioni di gioco. Ma non è neppure l’idea iniziale della stagione. Eppure dopo qualche tentativo fallito (difesa a tre, tridente offensivo) il tecnico ex Spal ha aggiustato il tiro e adesso i giocatori sembrano tutti pienamente valorizzati. Le percussioni centrali di Capellini fanno malissimo agli avversari, l’intesa Ponsat-Bardelloni, in particolare nello stretto, non trova difese in grado di leggere in anticipo le giocate. Ci si potrebbe anche divertire, pensa un po’. La lucidità con cui l’allenatore del Forlì ha affrontato i problemi che si sovrapponevano l’uno all’altro è stata pazzesca: ora la squadra si muove bene, è ordinata e propositivo, tiene le distanze tra i reparti e non perde la trebisonda nei momenti difficili della partita. Gambe, testa, principi di gioco. C’è tutto. Compreso naturalmente qualche limite strutturale.

Prima regola, il corpo

Il modo in cui Cammaroto si fa saltare sul gol di Ventola è terribile. Ma la giornata nera del difensore biancorosso era cominciata prima, quando l’aveva puntato Turchetta.

Un’occhiata alla difesa, lo ripetiamo per la duecentesima volta, andrebbe data nel caso il Forlì decida di intervenire sul mercato di gennaio. Anche perché dal centrocampo in su Gadda ha ancora qualche freccia: Piccoli è sembrato un giocatore vero, Alimi ha tutto per diventare decisivo, Tonelli ha già dimostrato di poterlo essere. Questo gruppo funziona e ha tenuto la barra durante la tempesta. Merita fiducia.