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Visto il mal di testa che ci ha accompagnato fuori dal Palafiera nel giorno di Santo Stefano sarebbe forse il caso di soffermarsi sulla prestazione della PF 2.015, orribile al punto che Reati in alcuni frangenti è parso chiedersi ‘ma dove accidenti sono capitato?’. Potremmo parlare di una Imola dura, spigolosa, ma che in fin dei conti ha dominato facendo nulla più del compitino stabilito da Ticchi, e nemmeno troppo bene. Certamente sarebbe il caso di spendere due parole sull’ennesimo harakiri mediatico del coach, che ha evidenziato una volta di più un avanzato stato di scollegamento dalla realtà: come può non accorgersi che se è lui a trovare alibi e scuse per sé i suoi uomini faranno nient’altro che la stessa cosa, fino al punto in cui smetteranno di seguirlo e di credere nelle sue indicazioni? Oppure si potrebbe provare a scavare nei problemi che affliggono lo spogliatoio Unieuro, di nuovo scoordinata nei movimenti in campo, scollegata mentalmente da se stessa, disarmonica nelle varie anime che la compongono.

A dire il vero dopo quanto ascoltato in sala stampa tutte le possibili disamine di cui sopra sembrano perdere attualità, poiché il quadro che emerge è quello di una squadra dalla guida tecnica in crisi profondissima, il resto, onestamente, pare una logica conseguenza. Sia in caso di sconfitta a Chieti che di possibile vittoria (il roster della Proger ha l’infermeria pienissima in questo momento) il ‘massacro di Santo Stefano’ ha esposto una verità ormai incontestabile: serve un avvicendamento in panchina. I giocatori in campo non sembrano seguire più lo spartito dell’allenatore, mentre dall’esterno si percepisce una spaccatura emotiva fra la squadra ed un coach che nel frattempo sembra aver perso la ragione, come quando commenta le percentuali di tiro da hall of shame senza minimamente accennare al fatto che queste sono state l’ovvio prodotto del ‘non gioco’ espresso, attribuendone la colpa esclusivamente a fantomatici problemi psicologici dei suoi giocatori.

I segnali di una situazione fuori controllo ci sono tutti e in qualunque altra realtà di A2 la società opterebbe per fare tabula rasa e ripartire, come sempre in questi casi, non potendo cambiare 7 giocatori su 10, l’unico modo possibile è cambiare lo skipper, possibilmente prima che sia troppo tardi. Dando un’occhiata ai nomi disponibili non mancano le scelte: lasciando da parte i grossi calibri come Recalcati, Crespi e Banchi, inavvicinabili per una realtà come Forlì sia per un discorso di budget che per le richieste di programmazione pluriennale, ce ne sono altri che accetterebbero ben volentieri l’incarico. Fra questi Federico Fucà (ancora sotto contratto con Ferentino ma libero di accasarsi altrove), l’ex Pesaro Riccardo Paolini e due allenatori reduci da esperienze negative in serie A come Luca Bechi e Giorgio Valli. Valli è forse il più interessante del gruppo, assistente di Messina in una delle edizioni più vincenti della Virtus Bologna (scudetto ed Eurolega nella stessa stagione) è reduce da due stagioni proprio alla Virtus: un playoff, raggiunto con un gioco brillante ed una squadra che andò oltre le attese, seguito da una sfortunata retrocessione dello scorso anno, con parecchie responsabilità a carico di una società assente proprio nel momento del massimo bisogno.

Garelli ha sottolineato (fin troppo) che la propria permanenza in panchina non è in discussione, scelta su cui evidentemente la volontà dello stesso Garelli ha un peso determinante, al punto che il coach ha già annunciato il ‘taglio virtuale’ di Wayne Blackshear, questione in realtà spinosa e tutta da definire visti l’elevato peso dell’ingaggio e la situazione anomala di un giocatore che non è stato messo nelle condizioni di rendere al meglio e consapevole di avere il coltello dalla parte giusta. Ufficialmente l’ala dell’Unieuro non verrà tagliata prima del 23 gennaio, giorno di riapertura dei tesseramenti, ma considerando l’ultimo bollettino medico (due mesi di stop) è evidente che non ci sono le condizioni per aspettarlo, se non prendendo un giocatore a gettone da rinnovare di settimana in settimana, ipotesi che dalle parole di Garelli non sembra essere al vaglio. Sulla decisione non è escluso che abbia avuto un ruolo anche l’atteggiamento del nativo di Chicago che non è mai sembrato particolarmente entusiasta di far parte di questo gruppo né un cuor di leone, fermo restando che se la gravità del suo problema verrà confermata le responsabilità in questa vicenda sono totalmente a carico dello staff medico, lo stesso che ha diagnosticato e curato anche Austin Freeman. Come dire, ricorsi storici.

Se la società deciderà di intervenire e sollevare Garelli dall’incarico è auspicabile che lo faccia a brevissimo termine, cambiando guida prima di muoversi sul mercato e non a buoi ormai a chilometri dalla stalla: i prossimi movimenti di mercato peseranno in maniera decisiva sull’esito di questa già travagliata stagione e di giocatori con il profilo e le pretese giusti non abbondano gli oceani. Serve disperatamente un lungo, mentre l’esterno destinato a sostituire Blackshear dovrà essere un fuori categoria, tali e tante sono le magagne che sarebbe chiamato a sistemare, il tutto restando entro il budget fissato. In poche parole un’impresa, anche per chi ha il radar sempre acceso su tutte le frequenze comprese quelle più ‘esotiche’. Ce li vedete Garelli e Giroldi a pescare nel campionato ungherese? No? Neanche noi.