Jesi è passata a Forlì, che ora con sei sconfitte nelle ultime sette gare si trova al penultimo posto in solitaria. Il ko casalingo ha fatto da detonatore alle isterie di un Garelli totalmente fuori controllo nell’immediato dopo gara e lasciato nei titoli di coda del match un interrogativo che pesa come un macigno sul prosieguo della stagione forlivese: è scaduto il tempo di Gigi Garelli sulla panchina Unieuro?
Carlino e Corriere il giorno dopo
Le sconfitte fanno parte dello sport, ci mancherebbe, ma il come si perde è sempre di fondamentale importanza. Al di là delle valutazioni soggettive e tutto sommato sterili sullo ‘stile’ di un allenatore nell’accettare le sconfitte e le critiche, valutazioni che riguardano soltanto i vertici della Pallacanestro 2.015 di cui Garelli fa parte (!), le modalità di una sconfitta servono soprattutto per interpretare l’immediato futuro di una squadra. Forlì ha perso contro Jesi senza sbracare nel punteggio ma, pur giocando sui legni amici del Palafiera, non è stata capace di agguantare la vittoria su una rivale diretta decisamente alla portata: Jesi lotta per non retrocedere e ha un pacchetto di italiani decisamente debole. La sconfitta, già di per sé un passo falso pesantissimo, assume toni drammatici se sommata al nervosismo che trasuda dalle reazioni di Garelli alla sirena finale e al fatto che nelle prossime due partite la PF2.015 sarà di scena su due campi proibitivi come quelli di Virtus Bologna e Dinamica Mantova. E’ meglio mettere in testa l’elmetto, aprire l’ombrello e prepararsi alla grandinata.
Pur confortata dall’impatto positivo di un Simone Pierich finalmente in rotazione e forte di ben venti tentativi al tiro più degli avversari, Forlì non è riuscita a mettere in concreta difficoltà una Jesi tuttaltro che stellare, rimorchiata agevolmente in porto dal suo duo americano e dalla serenità e lucidità con cui è stato svolto il piano partita. Serenità e lucidità, due chiavi di lettura che rendono impietoso il confronto con quanto messo in campo da parte forlivese.
Giunti ad un terzo del campionato i primi tre quarti giocati contro Ferrara e indicati da Garelli come esempio del gioco che aveva in mente restano una chimera. Continuando sul trend delle ultime partite la PF 2.015 ha infatti fatto vedere la consueta discontinuità nel far circolare il pallone e costruire buoni tiri, una volta caduta preda a fretta e nervosismo si è rivolta alle solite soluzioni offensive in solitaria di Vico e Blackshear. Crockett è stato relegato a lungo al ruolo di spettatore
In top ten ci va lo stesso
mentre per un giocatore come Paolin diventa impossibile trovare uno spazio in cui dare il suo contributo. Il modo in cui Garelli è esploso nel dopo gara è l’emblema di una situazione che gli sta sfuggendo di mano e dell’urgenza di intervenire, a meno che la società non voglia correre il fortissimo rischio di compromettere ancora più seriamente il percorso che porta alla salvezza.
E’ fuor di dubbio che alcune scelte estive si sono rivelate azzardate per la A2, campionato molto duro e livellato verso l’alto rispetto alle ultime edizioni, e che gli infortuni hanno avuto e stanno avendo un peso, ma è altrettanto evidente che per uscire da questa situazione serviranno in primo luogo proprio lucidità e nervi saldi. Quindi se appare ormai obbligatorio l’intervento sul mercato è altrettanto obbligatorio anteporre a questo intervento una valutazione sull’operato di Garelli e sulle sue reali possibilità di ribaltare l’attuale situazione: non avrebbe senso sparare le proprie cartucce sul mercato per poi accorgersi che il coach non è più in grado di cambiare le sorti di questa stagione e affidare la panchina un altro allenatore, dandogli in mano una squadra della quale non avrebbe scelto nemmeno i rinforzi.
La situazione è calda, per non dire rovente: in caso di due prevedibili asfaltate nelle prossime due partite Forlì si troverà spalle al muro contro Imola, in un derby spareggio che se perso aprirebbe le porte di un girone di ritorno all’inseguimento dei playout, roulette di cui gli assidui del Palafiera farebbero volentieri a meno. Le uscite del coach di qualche settimana fa (‘sviluppi imprevisti ed imprevedibili’) hanno fatto pensare ad una situazione al limite, che qualcosa non stesse funzionando nel modo giusto fra lui e la squadra: le sensazioni provenienti dal campo lo confermano.
La proprietà si trova di fronte una scelta delicata e cruciale: andare in fondo con il coach che in serie B ha portato coppa Italia e promozione, scelta legittima ma da ‘convalidare’ apportando almeno alcune correzioni al roster, oppure voltare pagina e iniziare la rincorsa alla salvezza con un altro allenatore. L’augurio che si fa il Palafiera è che, qualunque essa sia, la decisione venga presa tempestivamente.