“I portieri crescono alla Pianta”. Spesso e volentieri, sull’erba dei campi da calcio del forlivese, si sente ripetere questo “mantra”. E non vi è altro di più corretto, perché, nella lunga e gloriosa storia della società forlivese, sono numerosi i “numeri uno” che, partendo proprio dalla Pianta, hanno intrapreso una più che buona carriera calcistica.
Meritano una doverosa citazione, tra gli altri, l’estremo difensore Enrico Zinni, che dalla Pianta passò al Cesena e quindi al Torino, ma anche Ermes Morini, che si trasferì direttamente alla compagine granata. Come dimenticare, poi, Maurizio Battistini, che, prima di appendere i guanti al chiodo, ha militato in diverse squadre di Serie C, e Matteo Chiadini, per varie stagioni a difendere i pali dei “fratelli” maggiori del Forlì. Più recentemente, infine, il classe ’88 Nicola Ravaglia, partendo dal centro sportivo di via Tripoli, ha raggiunto la Serie A con la maglia del Cesena ed ora sta militando nella Cremonese in serie B, dove, in questo campionato, ha raccolto tre presenze da titolare.
Quello del portiere, del resto, è un ruolo molto particolare, quasi un altro sport rispetto ad un calciatore di movimento, quale che sia il suo ruolo. Pertanto è necessario improntare una metodologia di allenamento completamente differente e con preparatori specifici, che permetta al portiere di “esercitarsi” con i compagni di squadra solo in determinati momenti. Un buon portiere, inoltre, necessita di un fisico “giusto”, una buona reattività, un certo equilibrio mentale. Ma non deve nemmeno “avere paura” e, come si suol dire, avere un pizzico di follia.
Spesso, nelle varie squadre, sin da piccoli la porta viene difesa dall’elemento con meno capacità dinamiche, che magari non ha “voglia di correre” oppure è un po’ più “robustino” rispetto ai compagni. Il portiere, al contrario, deve essere il più “atleta” di tutta la squadra: un’acrobata con grande responsabilità, che possa anche contare su aspetti come la pazienza e la modestia di accettare la panchina ed aspettare il proprio turno.
Trovare un buon portiere non sempre è così semplice, ed è un ruolo che negli ultimi tempi, fra i bambini che si avvicinano al mondo del “pallone”, non è particolarmente gradito. Perché i goal non si fanno ma si prendono, ed è più facile ed immediato prendere colpe anziché meriti.
Va detto che in casa Pianta si è, per certi versi, fortunati da sempre, potendo contare su un nutrito staff di istruttori che sanno dare entusiasmo e qualità ai ragazzi. Attualmente sono infatti ben sei gli allenatori che tengono “a stecchetto” addirittura 30 portieri. Flavio Stanghellini è il decano di tutti gli allenatori: dall’alto della sua esperienza, si prende cura dei più piccini, a cui, con grande delicatezza “da nonno”, insegna l’impostazione per i gesti fondamentali. Massimiliano Petrini si occupa invece attualmente dei bimbi dal 2005 al 2007, mentre Andrea Garotti allena i ragazzi nati tra il 2002 e il 2004 e Matteo Chiadini quelli del 2001, della categoria Juniores e della prima squadra in Prima Categoria. Inoltre, da alcuni mesi, collabora con l’universo Pianta Giacomo Girani, studente di scienze motorie attualmente in tirocinio presso il centro sportivo della squadra forlivese. Ed una grossa mano la dà anche Ebro Ravaglia, primo allenatore del figlio Nicola, che da anni mette a disposizione la sua esperienza e competenza un po’ con tutti i ragazzi. Insomma, trovare un buon portiere è una fortuna, ma avendo un valido staff alle spalle è sicuramente più facile.
Nella foto di copertina, da sinistra a destra: Flavio Stanghellini, Massimiliano Petrini, Ermes Morini (già collaboratore di Davide Ballardini e Andrea Mandorlini, ora allo Sheriff Tiraspol di Roberto Bordin campione di Moldavia), Matteo Chiadini e Andrea Garotti.