Nei giorni scorsi Alfredo Giacobbe, l’inventore dell’algoritmo che calcola gli Expected Goals, faceva il punto sull’utilizzo e i possibili sviluppi delle statistiche applicate all’osservazione e al giudizio delle partite di calcio. Ormai da anni i big data sono entrati pesantemente nell’analisi sportiva – cartacea, televisiva, perfino radiofonica – diventando un supporto ineludibile alle analisi pre e post gara. La ricerca di pattern ricorrenti influenza ormai ogni tipo di commento evoluto (che non sia cioè Varriale, Bargiggia o Sergio Brio) sulle più importanti competizioni calcistiche italiane, europee e mondiali. Il problema è che sotto alla serie A c’è poco. Quasi nulla in serie B, zero assoluto in Lega Pro. Da questo punto di vista la terza serie è ancora al Medioevo: proprio qui su Pdv tempo fa l’allenatore del Forlì Massimo Gadda ipotizzava l’utilizzo – in un futuro prossimo – di un drone per riprendere dall’alto gli allenamenti. E pensare che i big data darebbero un impulso enorme al movimento professionalizzando un mondo che è ancora in larga parte legato ad amicizie (giusto, Mambelli?), fortuna, episodi.
Le stesse analisi giornalistiche sugli eventi delle categorie minori restano vincolate a parametri che hanno pochissimo a che fare con ciò che avviene davvero sul campo. Spesso non si ha modo neppure di vedere un replay, non ci sono o sono rarissimi i giornalisti che seguono gli allenamenti settimanali, non c’è una analisi seria – magari insieme all’allenatore – né prima né dopo la partita. Per cui cosa resta? Il Pagellone.
Un mio vecchio (non nel senso anagrafico, Massimo) capo redattore mi spronava anni fa ad eliminare i mezzi voti dalle pagelle: “Ma come – diceva – non riesci a condensare il giudizio sulla prestazione di un calciatore con dieci voti a disposizione? Perché dai 5,5 e non 5? O è sufficiente o insufficiente”. E avanti così. Probabilmente aveva ragione, per anni ho seguito il consiglio prima di rendermi conto che esiste una grammatica nel calcio per cui il 5,5 significa vicino alla sufficienza, il 5 una prestazione davvero brutta, il 4 è un giudizio morale. Si può anche decidere di non adeguarsi al sistema, ma ne vale la pena? Come fa il lettore a capire il tentativo se nessuno glielo spiega? Ho litigato con parecchi giocatori per dei 4 che consideravo semplicemente come un voto ad una prova di matematica alle superiori: la toppi male, 4. Alla lunga però ho desistito: credo che non sia quello il problema. Il problema è la capacità del giornalista di analizzare davvero la prestazione di un calciatore, a partire magari dalle consegne del mister. Altro esempio. Ultimo Forlì di Bardi, per mezza stagione massacriamo il terzino sinistro Sabato (che poi farà una carriera importante in Lega Pro, a conferma dell’asinata nostra). Un giorno prima dell’allenamento, con molta educazione e rispetto, ci segnala i movimenti scombinati di Petrascu che sta davanti a lui in fascia: “Non è solo responsabilità mia”. Lui lo sapeva, Bardi lo sapeva, Petrascu lo sapeva. Il nostro occhio non vedeva oltre il naso.
In questo articolo abbiamo provato ad approfondire i primi due terzi di stagione del Forlì isolando i singoli giocatori e avanzando qualche ipotesi sull’evoluzione delle loro performance all’interno della squadra. Accorgendoci subito, ad esempio, che la media voto (fonte Carlino) non sempre, e neanche troppo spesso in realtà, fotografa con una qualche approssimazione la stagione di un calciatore.
Turrin La media voto alta, ben sopra la sufficienza (6.13), conferma l’impressione di un portiere che nonostante la giovanissima età ha retto l’impatto col calcio professionistico. Significativo che gli errori più gravi li abbia compiuti tutti al Morgagni (Samb, Parma, Teramo e Sudtirol), dove la pressione è evidentemente superiore. Comunque Gadda non ha mai neppure provato a sostituirlo: è l’unico della rosa ad aver giocato tutti i minuti (2.430) di tutte le 27 partite.
Conson (6.27) Tra i difensori è quello con la media voto più alta ed è anche il più impiegato: non avesse saltato la trasferta di Pordenone avrebbe lo stesso minutaggio di Turrin. A conferma della sua imprescindibilità, in quella partita il Forlì perse 5 a 0. Come tutta la squadra ha fatto registrare un picco nelle performance tra la 18° e la 20° giornata, quando il Forlì ha infilato un clamoroso filotto di vittorie con Reggiana, Ancona e Venezia.
Cammaroto (5.88) Meno positivo di Conson ma ormai non lontano da una stagione sufficiente, grazie ad una seconda parte di campionato in crescita. 2.049 minuti giocati, tre volte non titolare ma nelle ultime 10 giornate non è mai uscito.
Vesi (6) Uscito completamente dalle rotazioni di Gadda nelle ultime 6, dalla 21° giornata in poi. L’arrivo di Carini nel mercato di gennaio l’ha retrocesso a seconda alternativa ai due centrali titolari. Nelle prime 21 giornate aveva giocato 12 volte.
Adobati (5.93) Out per infortunio tra la 6° e l’8°, ha messo insieme 1997 minuti confermandosi una colonna portante del sistema biancorosso.
Baschirotto (5.30) Titolare cinque volte ma nelle ultime 11 giornate, cioè da quando il Forlì ha preso a correre, ha giocato appena due minuti. Si prospetta un finale di stagione da spettatore.
Sereni (5.94) Tre gol, sei insufficienze, 1.500 minuti tondi in campo con la maglia del Forlì. Purtroppo neanche Giacobbe dispone di indici in grado di misurare l’intensità dell’apporto psicologico che un giocatore porta alla squadra. Lì avrebbe probabilmente un voto molto alto.
Franchetti (5.29) Ha iniziato il campionato da protagonista, sempre in campo nelle prime sei giornate. Bocciato, è tornato ad affacciarsi sul rettangolo verde solo nel 2-2 di Bassano, curiosamente da titolare.
Carini (5.88) 2 da titolare, 2 volte subentrato, 217 minuti in campo e una sola insufficienza in 4 gare. E’ la prima alternativa a Conson-Cammaroto, il terzo quando Gadda decide di giocare col libero staccato. Utile.
Capellupo (6.08) Fa parte insieme a Conson della ristrettissima cerchia di calciatori di movimento che Gadda considera insostituibili. Avrebbe infatti lo stesso minutaggio di Turrin se non fosse uscito dal campo a Pordenone, per rifiatare, nei minuti finali di una partita che aveva già preso la propria strada. Prestazioni in netta crescita da metà stagione, la svolta è stata alla 18° giornata contro la Reggiana.
Ferretti (5.13) Non scende in campo dal 20 novembre (Forlì-Mantova), cinque minuti. Come Franchetti, aveva cominciato la sua avventura in biancorosso da protagonista, sempre titolare nelle prime tre giornate. Ha un contratto anche per la prossima stagione per cui in qualche modo Gadda proverà, probabilmente, a recuperarlo.
Tentoni (6.18) 4 gol, 16 volte titolare, miglior partita stagionale a Bassano con doppietta. Tra gli under è certamente quello più avanti nel processo di maturazione, anche se non ha ancora trovato una collocazione tattica definitiva.
Spinosa (5.75) Un gol, tre assist, ma anche una sola volta in campo per tutti i 90 minuti nelle ultime 11 giornate. Sembra avere un deficit di condizione atletica che gli impedisce di sbocciare definitivamente, all’interno di una stagione che ne ha illuminato soprattutto le qualità.
Piccoli (5.9) Minutaggio basso, 356 minuti, concentrato tra fine ottobre e metà novembre con tre partite consecutive da titolare. Il decollo verticale di Alimi ne ha frenato il processo di crescita, riportandolo ad una condizione di subalternità complicata per un ragazzo di 21 anni.
Martina Rini (6) Soggetto misterioso del mercato di gennaio, una sola da titolare, l’ultima col Gubbio. Prima 15 minuti in due trance. Diventerà un fattore?
Tonelli (5.74) lampi di qualità assoluta in una seconda parte di stagione nella quale è finito in disparte, dopo essere partito titolare nelle prime 10 giornate. Un gol e 3 assist, ma anche la conferma (definitiva?) di una discontinuità difficile da reggere per una squadra che decida di puntare su di lui in Lega Pro.
Alimi (6.18) Manca solo il gol – ma non è un caso, deve migliorare i tempi di inserimento – per la consacrazione di un ragazzo che a Forlì ha trovato il vestito tattico ideale, mezzala in un centrocampo a tre. Ai margini del gruppo per quasi tutto il girone di andata, ha giocato titolare la prima partita alla 17° giornata: da allora è uscito dall’11 solo a Salò.
Capellini (5.81) La sua seconda stagione al Forlì è cominciata in salita, con prestazioni pesantemente insufficienti all’interno di un disegno tattico che non riusciva a reggerne le pause. Si è accesso improvvisamente (4 gol) prima che finisse il girone di andata e sarà probabilmente la chiave di accesso alla salvezza diretta.
Bardelloni (6.02) 7 gol, 4 assist, il miglior marcatore della squadra e anche la sua anima per larghi tratti di stagione. Negli ultimi due mesi sembra essersi un pochino spenta la fiamma, non segna dal’11 dicembre.
Ponsat (5.93) 6 gol e un un assist, 18 volte titolare 7 delle quali sostituito. E’ il caso più evidente di come le pagelle siano ormai uno strumento obsoleto e fallace. Perché se c’è un giocatore che probabilmente garantirà futuro al Forlì è proprio Bepi, giovanissimo e già osservato da società di serie B.
Parigi (5.17) Zero gol, zero assist, ultimi spiccioli di gioco a metà dicembre: il panzer atalantino è probabilmente la delusione più grande e imprevedibile della stagione biancorossa.
Succi (5.92) 295 minuti in campo, 4 volte subentrato, 2 da titolare entrambe fino al 90′. L’assist confezionato a Ponsat a San Benedetto del Tronto rappresenta il climax, finora, della sua avventura forlivese.