Solo tre anni fa il Forlì conquistava eroicamente, con un gol al 94′ dell’ultimo spareggio in 8 contro 10, un posto tra le prime 100 società calcistiche d’Italia. In quel momento la società di viale Roma – che aveva tanti soci, bilancio sano e pubblico crescente – immaginava realisticamente un futuro diverso dai suoi quasi 100 faticosi, impervi, subacquei anni precedenti. Due estati fa rinasceva dalle ceneri della FulgorLibertas la Pallacanestro 2.015, progetto ultra ambizioso capitanato da un brand nazionale come Unieuro e con al suo interno una forte connotazione forlivese. Soldi, identità, progetto: what else? Già.
La stagione da poco conclusa ha ricacciato indietro i sogni di grandeur forlivese delle due più importanti realtà sportive cittadine. Chi sta peggio è, come quasi sempre, il Forlì calcio neoretrocesso per la seconda volta in tre anni dalla terza alla quarta serie. Dal professionismo – Parma, Venezia, Padova – al poco o nulla del calcio dilettantistico. Piazza sfiduciata, soci in uscita, budget ridotto all’osso: a Fabbri, Cappelli e Casadei non è rimasta da giocare, in un ultimissimo tentativo di rilancio, che la carta dell’identità. Dentro un Bardi a prezzo di saldo dopo l’anno e mezzo ai box e Melini, la società biancorossa ha tentato addirittura di portare l’ex capitano Marco Sozzi al timone del settore giovanile. L’affondo è andato a vuoto ma l’idea, seppure dettata più dalle contingenze economiche che da improvvise illuminazioni, era finalmente giusta. Ora tocca a Melini costruire una rosa almeno solida da consegnare a Bardi per il ritiro che comincerà tra un paio di settimane (26 luglio) ad Acquapartita.
Per l’ex uomo mercato del Santarcangelo il compito non sembra semplice. Scartato definitivamente l’Airone delle Vigne Marco Bernacci anche Capellupo, Ponsat, Vesi e probabilmente Ferretti hanno sposato altre cause. La rosa è da costruire da zero fatti salvi gli slot che saranno occupati dai ragazzi – su tutti il portiere Baldassarri, ’99 – del settore giovanile. Finora hanno sposato la causa i difensori Falco (Recanatese), Maioli e Cavallari, i centrocampisti Dall’Ara e Soumain, gli attaccanti Graziani e Luzzi. Nelle prossime ora sarà il turno di Marco Comotto (33 anni, ex capitano della Fermana e fratello del più noto Gianluca) e di Gabriele Vangi, punta centrale da 18 gol in 33 partite lo scorso anno in D a Scandicci. Basterà per centrare l’obiettivo dichiarato di giocare per i primi 4-5 posti della classifica? Chissà.
In casa Unieuro la situazione è meno complessa ma, al momento, non più entusiasmante. Per motivi vari ma tutti riconducibili a insoddisfazione per quello che è successo o che succederà è andato in frantumi l’organigramma dirigenziale della scorsa stagione: diesse, team manager, secondo vice allenatore, accompagnatore, uomo comunicazione e addetto stampa hanno lasciato uno dopo l’altro la barca biancorossa. Mentre l’ingresso in società di Stefano Benzoni – non ancora ufficializzato, scelta di comodo o incertezza? – ha complicato più del previsto i piani di ricostruzione. Così il lavoro dell’attesissimo nuovo General manager Renato Pasquali è cominciato in salita, complice anche un mercato reso stagnante dalla necessità dei soci di rientrare, almeno nel budget iniziale, dal quarto di milione aggiunto lo scorso anno per centrare la salvezza. Il punto sul mercato – finora è stato confermato Bonacini ed è arrivato De Laurentiis – lo ha centrato con grande chiarezza il giornalista del Carlino Valerio Rustignoli, intervistato qualche giorno fa da Enrico Pasini per Panorama Basket.
In attesa degli americani la sensazione è che i soci della Fondazione abbiano deciso di giocare ancora una volta di sponda rispetto al regolamento delle promozioni in serie A. Perché se è vero che l’unica ambizione possibile per una società così forte è quella di salire nel massimo campionato di basket italiano, non va dimenticato che la strettoia di una sola promozione su 32 squadre di A2 resterà tale anche nella prossima stagione, mentre si allargherà a 3 nel 2018-19. Sarà la prossima estate quindi il vero banco di prova per la società guidata da Giancarlo Nicosanti, che presumibilmente conta di fare nella stagione 2017-18 ciò che non è riuscita a fare nella stagione 2016-17: costruire una squadra solida e impreziosirla con due americani spettacolari, godendo mesi di serenità scevri da ogni paturnia. L’obiettivo è alla portata.
Curiosamente sia calcio che basket sono in questi giorni a secco di comunicazione. Il Forlì ha infatti perso l’addetto stampa Alberto Sartor la cui collaborazione scadeva il 30 giugno. Idem la Pallacanestro 2.015, chiamata ad assestarsi dopo l’uscita di Girardi e Casadei, che avevano accompagnato con le qualità che conosciamo la rinascita del basket forlivese fin dai primi vagiti.
Sono due vuoti che, in mancanza di un mercato almeno frizzante, si fanno sentire e rendono ancora più stranianti questi primi giorni di luglio. Ma è anche vero che l’estate è appena cominciata.