Tra i top player del Forlì che da mezzo secolo ho avuto il piacere di vedere nel caro Morgagni, Maurizio “Micio” Orlandi c’è. Di sicuro! Per come vedo il calcio in ogni squadra, ad ogni livello e in ogni epoca il ruolo più importante è quello del regista. L’uomo che prende possesso del centrocampo e sa far “girare la squadra”. Quello che, con la sua sapienza tattica, il suo fosforo e la sua leadership tiene le briglie della squadra dettando i tempi di gioco. Il centrocampista che si fa trovare sempre pronto a ricever palla dai compagni, che agevola il dipanarsi delle giocate, aumentando o rallentando l’andatura dell’intero gruppo con un istinto che non si impara. Nella mia personalissima classifica Micio Orlandi figura ai primissimi posti. Secondo solo al divino Professore Vittorio Zanetti che, a dispetto delle bizzarrie del calcio che gli hanno negato la strameritata serie A, considero il miglior giocatore, per distacco, del Forlì di tutti i tempi.
Renato Picci e Vittorio Zanetti
Un genio del pallone che sapeva generare calcio grazie ad una limpida, purissima, proverbiale classe. Con Zanetti e Orlandi, a passarsi il testimone in una ideale staffetta tra gli uomini chiave in biancorosso, tra i grandi registi che ho ammirato aggiungo “il Maestro” Vladimiro Alberti che guidò alla vittoria il Forlì dei forlivesi di Santarelli e De Lorenzi (67/68). E poi il grande Renato Luchitta perno del “Grande Forlì” di Vulcano Bianchi, capace di sfiorare il salto in serie B, in totale al Morgagni per otto stagioni. Impossibile dimenticare anche “il Geometra” Giuseppe Angelini che, dopo aver guidato il centrocampo del Cesena in A, giocò in C col Forlì tra il ’93 e il ’95. Infine il finissimo Fausto Pizzi che proprio a Forlì (2004/05) chiuse una straordinaria carriera fatta di tante vittorie con Parma, Inter e Napoli. In ordine cronologico Zanetti- Alberti-Luchitta-Orlandi-Angelini-Pizzi: una compagnia straordinaria che in quel magico ed affascinante spazio dedicato al pallone della nostra città hanno fatto girare la testa agli avversari.
Tra il 1987 ed il 1991, per quattro campionati, 114 partite e 10 gol, il Forlì è stato nelle mani di Orlandi. Classe 1953, intelligenza sopraffina e scuola Cesena, Micio arrivò a Forlì dopo una carriera a caratteri d’oro. Al Manuzzi fu tra i protagonisti della prima storica promozione del Cavalluccio in serie A del 1984/85, e nella massima serie ha giocato con lo stesso Cesena ma anche con le maglie Sampdoria e Lecce in 102 partite (5 gol) alle quali vanno sommati altri 302 gettoni nella serie cadetta, con le stesse casacche, condite da 32 reti. Cinque partite anche con la maglia azzurra divise tra l’Under 21 (di Enzo Bearzot!) e l’Under 23.
L’articolo di Tullo Violani sul Carlino del 5 novembre 1987
Quello di Orlandi non era un Forlì irresistibile – infatti arrivò a stagione iniziata per migliorare il rendimento offensivo di una squadra che navigava da tre anni nelle zone di centro bassa classifica in C2 – ma il “Micio” ha dato un senso al gioco dei Galletti dall’alto della sua sapienza. Una sapienza che continua, a 63 primavere, a stupire perché da vero innamorato del pallone Orlandi continua a dispensare classe e cambi di gioco nel campionato romagnolo Over 35 della Uisp impreziosendo la maglia del Fiorenzuola Cesena.
Nello scorso giugno col Club Forza Forlì abbiamo vinto il titolo proprio contro la sua squadra. E Micio, che della classe ha fatto un simbolo anche fuori dal campo, ha giocato un altro match coi fiocchi. Nell’intervallo il nostro “Poeta” Enrico Buonocore mi è venuto accanto e mi ha chiesto: “Franco, chi è quel grandissimo giocatore col numero 10?”. Nel calcio, come anche nella musica, i grandi si annusano, si sentono. Anche senza conoscersi personalmente. Sanno capire, in pochi istanti, chi conosce i segreti del pallone. Nella hit del pallone dipinto di biancorosso il nostro carissimo Micio merita un posto importante. Un posto tra i grandi della storia del Forlì.