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La stringata analisi post ferragostana sulla prima partita ufficiale Forlì-Fano (coppa Italia) che feci per PDV mi trova, al giro di boa, ancora d’accordo:

” (…) valutazione tutto sommato positiva sul primo impegno ufficiale del Forlì (…) ”

Tuttavia per analizzare oggettivamente l’operato di una squadra non si può prescindere dal percorso che la medesima ha dovuto percorrere: per i biancorossi sempre “di rincorsa” sia societaria che tecnica. La categoria certificata solamente ai primi di agosto ha giocoforza variato la griglia di partenza della gara relegando il Forlì alla partenza dai box – certificazione avvenuta tramite uno sforzo economico da parte della società attraverso il quale, almeno per questa prima parte di stagione, ha sostanzialmente “suggerito” alla direzione tecnica quale strada intraprendere in sede di mercato. Squadra giovane, poca spesa e si sperava molta resa. Grazie alla competenza e all’empatia del duo Cangini/Gadda mi sembra sia stata creata una discreta cornice. In attesa di completare l’opera a gennaio.


“ (…) quindi calma. E fiducia: in mister Gadda che così bene sa organizzare le proprie squadre e così bene sa “lavorare” con i giovani (…) ”

“ (…) insomma tutte cose che abbiamo già avuto maniera di apprezzare e senza alcun dubbio rivedremo: una solida base organizzativa porta punti alla lunga, credetemi. Nei momenti, nei periodi di difficoltà avere un assetto ordinato e coordinato aiuterà in maniera decisiva”.

Confermo e ammetto, sono innamorato del nostro allenatore. Bravissimo.

Tenuta caratteriale, capolavoro. Mica facile eh! Tre mesi senza una vittoria – se ci fosse stato Zamparini al posto di Fabbri avremmo dovuto oliare, da utilizzo, le porte del saloon. Invece bravi i ragazzi e bravo lo staff – mai mollato, sempre sul pezzo in attesa dell’iniezione giusta. Infortuni, ritardi, calendario: tante difficoltà affrontate con rara lucidità da parte del mister, tanti cambi di modulo e di interpreti che dall’esterno potevano dare l’idea di un Gadda in confusione. Personalmente ho sempre avuto la sensazione che avesse la situazione sotto controllo anche nella ricerca della quadra dal punto di vista tattico. Difesa a quattro, difesa a tre, una punta, due punte… tante prove affrontate con serenità e pazienza nell’attesa che i migliori elementi trovassero la forma giusta e che i giovani si adattassero alla categoria. I ragazzi, tranne in rare occasioni, hanno sempre risposto: dopo ogni risultato negativo sono sempre uscito dallo stadio con in bocca la sensazione di qualcosa di positivo. Quasi mai ho visto il Forlì in balia degli avversari.

Sacrificio e lavoro pagano, sempre. Forlì-Venezia: a mio parere i lagunari ai punti avrebbero meritato certamente qualcosa in più. Un mese fa quella partita l’avresti senza dubbio persa invece l’hai vinta, meritando di vincerla. Perché? Perché il sacrificio messo in campo dai ragazzi, la voglia di non prendere gol, la tenacia con la quale hanno dato battaglia in ogni zona del campo e l’entusiasmo unito alla fiducia acquisita con qualche risultato positivo alla fine pagano. Il Venezia a differenza della Reggiana ha reagito e ha giocato la sua partita, finalmente però ho visto fare in campo ai ragazzi ciò che deve fare una squadra per salvarsi, che vuole salvarsi: undici persone che volevano vincere. A tutti i costi. Questo atteggiamento ha trascinato il pubblico e alla fine ne è venuto fuori un risultato strepitoso soprattutto per il modo in cui il Forlì ha voluto ottenerlo. Ci sono poche regole nel calcio, questa è una delle più importanti: l’unità di intenti è fondamentale.

“ (…) basterà in Lega Pro? No. Probabilmente no, sicuramente no. Perché? Parolina magica: qualità”.

“ (…) con la formazione al completo vedremo certamente un Forlì qualitativamente differente, se basterà per salvarsi lo capiremo dalla qualità media del girone… Non basiamoci sulla carta e sul nome più o meno blasonato dell’avversario. In campo ci si va in undici contro undici e tutte le partite si devono giocare e prima di perderle bisognerà discuterne. Occhio però, le nuove politiche federali sull’utilizzo dei giovani calciatori (con consistenti contributi economici) hanno, in questi anni, cambiato di molto le gerarchie (…)”

Nel particolare si sta riammirando un Forlì non dico garibaldino, ma spavaldo, sicuramente organizzato e propositivo. Ampiezza nel gioco e verticalità: se tiene dal punto di vista atletico è una squadra difficile da affrontare per chiunque. Con la fiducia è tornata come per magia anche una dimostrazione di leadership che il solo Sereni anche nei momenti bui dimostrava, e che ci si attendeva da alcuni giocatori. Penso a Cammaroto, a Conson, allo stesso Capellupo presente in campo, ordinato e con facilità di calcio.

Per talento certamente Capellini e Alimi possono dare quel tocco in più quella qualità a cui mi riferivo in estate. Anche in questo caso saggia è stata la pazienza dell’attesa: il primo che recuperasse un deficit atletico e di fiducia con cui ha dovuto confrontarsi, il secondo la continuità di sacrificio e l’attenzione tattica che un giovane con le sue qualità doveva imparare. Questo ragazzo sembra abbia tutto. Se riuscirà a dare continuità a ciò che ha mostrato nelle ultime uscite, beh… il Forlì ha a disposizione un bel giocatore davvero.

La qualità del girone, viste tutte, mi sembra divisa in due. Sei/ sette squadre oggettivamente più forti. Tutte le altre a mio giudizio alla portata di un Forlì al massimo della condizione. Venezia, Reggiana, Parma e lo stesso Pordenone sono squadre superiori soprattutto dal vista atletico anche se, ad eccezione dei friulani, soffrono molto un centrocampo dinamico, frizzante e coraggioso come quello biancorosso. Insomma mi hanno dato l’impressione che facciano fatica a rincorrere gli avversari. Anche il Padova, ero presente, mi è sembrata una squadra che può lottare fino in fondo ma va detto che quella partita il Forlì sostanzialmente non la giocò. Nel lotto metto dentro anche la Samb ed il Teramo visto al Morgagni, al di là della classifica. Per dirla tutta si sono viste anche squadre mediocri, in conclusione non mi sembra un girone ingiocabile, tutt’altro: sbilanciandomi credo che se i rapporti di forza dopo il mercato invernale rimarranno simili e la nostra squadra manterrà umiltà, spirito di sacrificio, condizione atletica ed eliminerà certi deficit di attenzione non avrà problemi a salvarsi.

Deficit riassumibili con alcuni numeri: in 17 partite su 21 giocate abbiamo subito gol, nelle 4 immacolate 3 sono state vittorie: non è un caso. Da ex difensore sono il primo a sapere e a condividere che ci si difende in undici e che gli squilibri tattici, atletici e di attenzione si specchiano in primis sulla difesa e sulla fase passiva dell’intera squadra. Ma 35 gol subiti in 21 gare sono troppi in ogni caso. E’ vero che ne abbiamo presi 10 in due gare nate male e finite peggio (soprattutto finite in fretta), ma in ogni caso li abbiamo presi. Questo è un problema di mentalità assolutamente da correggere (ero presente anche a Pordenone), senza considerare che se considerassi la gara con il Parma in casa le statistiche sarebbero ancora peggiori. Il Venezia con soli 9 gol fatti in più all’attivo ha più del doppio dei nostri punti. Per rimanere sulla terra… la Maceratese con un gol fatto in meno ha, al lordo della penalizzazione, conquistato 8 punti in più del Forlì. Ha preso però 15 gol in meno. Questo vuol dire che ci vuole più attenzione in generale (al netto della due partite storte, che probabilmente non avresti vinto comunque).

Abbiamo vissuto un lungo periodo nel quale non aggredivamo in avanti, e scivolando all’indietro per forza di cose allungavamo la squadra e concedevamo duelli personali soprattutto dietro. Quando abbiamo iniziato a difendere in undici le cose sono migliorate e si è vista l’aggressività necessaria sugli attaccanti avversari anche, finalmente, dalla nostra linea difensiva. L’attenzione si allena con il furore, con il fuoco che arde dentro di ognuno e che scatena la voglia matta, inarrestabile e bellissima di non voler prendere gol, o altri gol, a qualsiasi costo, anche quando le partite sono irrimediabili. E’ in quei momenti che si allena la mentalità che, alla lunga, fa la differenza.