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La trasferta di Santarcangelo rappresentava uno snodo fondamentale per l’ultimo tratto di stagione del Forlì. Le vittorie di Fano (clamoroso 0-1 a Parma) e Teramo (6-0 al Gubbio, possibile? Sì in Lega Pro) avevano reso ancora più delicato per la classifica un derby giù di per sé molto temuto in viale Roma. Il Santarcangelo rappresenta infatti uno dei tabù ormai storici della società biancorossa, che dopo la rinascita del 2006 ha sempre guardato ai vicini di casa gialloblù con una certa insofferenza: budget basso, piazza numericamente insignificante eppure risultati (quasi) sempre migliori di un Forlì confusionario e spesso spendaccione. Purtroppo è andata male, anche stavolta.

La vittoria del Santarcangelo è meritata al netto del rigore regalato che ha sbloccato la partita.

Privo di Conson e Cammaroto, che è come togliere i cingoli a un trattore, il Forlì ha confermato di attraversare un periodo di involuzione fisica e forse anche tecnica. Tre sconfitte nelle ultime cinque partite, con la sola vittoria sul Gubbio e il pari strappato in extremis al Tardini, rappresentano un segnale piuttosto evidente che la squadra brillante ammirata in inverno al momento si è smarrita col fiorire delle prime graminacee. Forse è un caso ma nello stesso periodo tra metà febbraio e metà marzo il Forlì aveva accusato un down molto visto anche la scorsa stagione, quando correva per la promozione dalla serie D. Nel 2016, nonostante una media punti altissimi fino a quel momento, la squadra di Gadda raccolse appena 5 punti in 5 partite (quest’anno 4). Che possa esserci una componente fisica?

A Santarcangelo i biancorossi – schierati da Gadda con tre centrali per controllare le sponde di Cori – non hanno giocato complessivamente male, solo che ormai da un mese abbondante non hanno più l’intensità che trasformava Spinosa in Wesley,Ponsat in un giovane unicorno alato e Tentoni in Florenzi. Assenze, qualche vistoso calo di forma (Capellini su tutti) e un Tonelli che in fascia fatica ad incidere hanno fatto il resto. I biancorossi hanno subito le certezze di un Santarcangelo disegnato con raziocinio e pochissimi lazzi da Marcolini. Al rigore trasformato da Cori è seguita la punizione pazzesca di Abderazzak Jadid, che di fatto ha chiuso la partita.

Il centrocampista italo marocchino (’83) è arrivato a metà febbraio dopo essersi svincolato dall’Entella ed ha già innalzato di parecchio la qualità della mediana in dote a Marcolini. Gli spostamenti avvenuti nella finestra invernale potrebbero avere un peso decisivo nella corsa salvezza, soprattutto per quelle squadre che sono rimaste al palo. E’ il caso del Forlì, che fin qui ha ricevuto pochissimo da Carini (ieri in grande difficoltà su Cori), Martina Rini, Semprini e soprattutto Succi. A proposito di Succi.

A Santarcangelo il centravanti ex Cesena è rimasto malinconicamente in panchina per tutta la partita. Con la squadra in svantaggio Gadda ha inserito (dopo il cambio obbligato di Baschirotto) due centrocampisti: Spinosa e Capellini. Un dietrofront enorme rispetto alle due partite precedenti contro Parma e Lumezzane nelle quali Succi era partito da titolare.

A 8 giornate dalla fine il Forlì resta aggrappato al punticino di vantaggio sulla zona playout, che però si è compattata e comincia a mettere di nuovo, davvero tanta pressione. Il Fano prossimo avversario domenica al Morgagni ad esempio viene da 4 vittorie nelle ultime 6 giornate (3 consecutive) e sembra davvero lanciatissimo, dopo un mercato di gennaio che Menegatti ha chiuso portando al nuovo allenatore Cuttone attaccanti deluxe come Melandri, Germinale e Fioretti oltre all’esterno offensivo Filippini. Non sarà semplice per Gadda tenere ordinata e compatta una difesa che dovrà fare a meno di entrambi i terzini per squalifica, con Cammaroto ancora in forte dubbio.

Il Forlì ha ancora tutte le fiches in mano ma i 6 scontri diretti delle ultime 8 giornate (Fano, Modena, Mantova, Maceratese, Teramo e Ancona) concederanno ai biancorossi pochissimi margine di errore.