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Difficile trarre indicazioni nette dalle prime partite ufficiali, è cosi per tutte le squadre di ogni categoria, si tenta di presumere, immaginare, prevedere cosa potrà accadere quando la condizione psicofisica e l’apprendimento tattico saranno al top.

Ecco, la mia immaginazione mi porta a fare una valutazione tutto sommato positiva sul primo impegno ufficiale del Forlì (del risultato non importava sostanzialmente a nessuno, non nascondiamoci dietro al dito).

Ovvio quando si entra sul rettangolo verde lo si fa sempre per vincere ma credo che una vittoria “rubata” in Coppa Italia al 17 di agosto avrebbe allarmato mister Gadda in maniera maggiore, consideriamo i 33 anni di differenza a vantaggio dei marchigiani nell’undici iniziale, i 7 under in campo: è inevitabile che contino e che contino tanto. Aggiungiamoci una panchina biancorossa under 18 che su 9 elementi contava un ragazzo nato nel 1997, uno nel 1998, sei nel 1999 e un 2000… tanta roba insomma. Ad oggi, lo sappiamo tutti, la squadra titolare non è quella vista mercoledì.

Bardelloni, attaccante, Spinosa centrocampista, Sereni Adobati e Conson tre difensori, per ragionevole scelta non sono stati schierati. Quindi calma. E fiducia: in mister Gadda che così bene sa organizzare le proprie squadre e così bene sa “lavorare” con i giovani.

Ho visto un Forlì che ha retto bene il confronto nella prima mezzora di gioco e tuttavia non ha mai subito nettamente la più esperta formazione granata.

Bisogna lavorare ha dichiarato il mister a fine gara – già, assolutamente sì -, abbiamo fatto un buon compitino ma ovviamente non basta. Squadra abbastanza corta in entrambe le fasi ma timida e ancora non armoniosa in quella attiva, un po’ inesperta in quella passiva. Si sono visti solamente a tratti i movimenti armoniosi che ci hanno fatto divertire la scorsa stagione, il tempo consentirà di ottenere quella continuità d’azione e ritmo fondamentali al giorno d’oggi per impensierire gli avversari. Tra i nuovi per larghi tratti mi è piaciuto Tonelli, giocatore tecnico ed imprevedibile in quanto bravo sia nel taglio dentro con i tempi corretti sia nell’uno contro uno. Parigi e Ponsat mi sono sembrati per motivi diversi ancora un po’ indietro. Il ruolo della punta centrale, manco a dirlo, è cardinale per tutta la squadra, imprescindibile per dare (oltre ai gol) ordine di manovra a tutti: ai difensori nei momenti di difficoltà, ai centrocampisti per regolarne tra le altre cose i tempi di inserimento (quanto mi piace Tentoni!), agli esterni bassi e alti per consentire profondità ed ampiezza di gioco.

Insomma tutte cose che abbiamo già avuto maniera di apprezzare e senza alcun dubbio rivedremo quest’anno: una solida base organizzativa porta punti alla lunga, credetemi. Nei momenti, nei periodi di difficoltà avere un assetto ordinato e coordinato aiuterà in maniera decisiva.

Basterà in Lega Pro? No. Probabilmente no, sicuramente no. Perché? Parolina magica: qualità.

Con la formazione al completo vedremo certamente un Forlì qualitativamente differente, se basterà per salvarsi (e non dimentichiamoci che quest’anno l’obbiettivo è mantenere la categoria) lo capiremo dalla qualità media del girone. Io non ho informazioni sufficienti ulteriori però non basiamoci sulla carta e sul nome più o meno blasonato dell’avversario. In campo ci si va in undici contro undici e tutte le partite si devono giocare e prima di perderle bisognerà discuterne. Occhio però, le nuove politiche federali sull’utilizzo dei giovani calciatori ( con consistenti contributi economici) hanno, in questi anni, cambiato di molto le gerarchie.

Bentornato nei prof e un enorme in bocca al lupo caro, carissimo Forlì.