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Giornate campali in viale Roma. I soci decidono se continuare sulla linea intrapresa in estate – squadra al minimo budget possibile: la 60° su 60 di Lega Pro per intenderci – o se, visto l’andazzo non propriamente incoraggiante (è il peggiore Forlì della storia), mettere mano al portafogli già a inizio ottobre regalando a mister Gadda non un mitragliatore da combattimento ma almeno, direbbe Mastrangelo, un Liquidator 50. Il nome c’è da un pezzo ma siamo passati da un ventaglio di possibilità all’indirizzo di casa di Riccardo Musetti, che sta a Parma e ivi si allena dopo aver benino ma non benissimo figurato la scorsa stagione alla coorte di Apolloni. Musetti tuttavia, pur garantendo di essere in forma fisica accettabile, costa al lordo un pochino più di 50mila euro (e un po’ meno del doppio. Una via di mezzo, più o meno). Ha senso? Bella domanda.

Probabilmente sì, nel senso che migliorare la rosa è, eufemismo, possibilissimo. Però basterebbe un attaccante stagionato e che nessun altro in Lega Pro ha ritenuto opportuno tesserare, che non va in doppia cifra da sei stagioni ed è chiaramente in parabola discendente, ad invertire la rotta di una squadra che macina, corre, lotta ma alla fine per un fischio o per un fiasco perde sempre? Probabilmente no.

Parere di Pdv che conta zero; servirebbe di più difensore. Ma Cangini sa certamente quello che fa lavorando peraltro a giro di gomito con Gadda. Quindi, al momento, la questione si riduce ad un interrogativo: Musetti sì oppure Musetti no? Rompere il patto estivo, un patto al quale hanno partecipato anche staff e giocatori, questo è importante, investendo quasi un quinto del budget sulla prima squadra in un solo giocatore 33enne? Oppure resistere fino a gennaio e allora rinforzarsi per davvero con un paio di over da botta? Nessuno ha la risposta giusta e le opinioni valgono quello che costano a colore che le esprimono. Tocca ai soci mandare un segnale in una oppure nell’altra direzione. E assumersene la responsabilità: chiara, netta, decisa. E definitiva.