L’Unieuro è ripartita, è tornata a vincere e lo ha fatto nel modo più complicato possibile, risalendo la corrente dopo l’ennesimo parziale assassino incassato in questa fase di campionato. Il primo tempo della Pallacanestro 2.015 ha fatto venire i furtur ai tanti che si aspettavano un avvio di gara in sintonia con la prestazione del PalaDozza. Pronti, via ed ecco di nuovo materializzarsi gli incubi targati Roseto e Trieste. Groggy come un pugile che sta per andare ko, in ritardo su palle vaganti e rimbalzi, l’Unieuro tornando in panchina su un timeout ha dovuto incassare anche l’insolita salva di fischi del proprio esasperato pubblico. Pochi momenti prima gli Ultras intonavano ‘noi-vogliamo-gente-che-lotta’. Due cartine al tornasole eloquenti sul body language dei giocatori in campo.
Recanati azzannava nel frattempo la preda senza pietà alcuna, come è giusto che sia nello sport. Bader colpiva da fuori mentre Reynolds sembrava un pivot di alta Eurolega, permettendosi giocate di arroganza pura che hanno fatto venire al sottoscritto tanta nostalgia di un artista della legnata punitiva come il ‘marine’. Va detto che gli dei del basket, forse mossi a compassione per chi doveva esibire tali indescrivibili divise di gioco, nei primi 15 minuti di gara sembravano aver preso particolarmente a cuore le sorti degli ospiti: ai marchigiani è entrato di tutto, quando non entrava i rimbalzi cadevano sempre beffardamente lontani dalle mani forlivesi. Dal momento che non c’è mai fine al peggio fra i protagonisti della disfatta che si stava profilando c’era anche Sorrentino, scarto di quella Fortitudo tenuta a lungo nel mirino solo sette giorni prima. Il play napoletano, al quale il Palafiera non perdonerà mai le attenzioni per la mano infortunata di Toto Forray nel 2010, imperversava con penetrazioni, assist e sospettissimi arresto e tiro nel cuore di una difesa assente ingiustificata. A quel punto a qualcuno in tribuna deve aver balenato l’idea di mollare lì e dedicare la parte restante della domenica sera ad attività meno masochistiche. Nel momento più difficile invece, incredibilmente, l’Unieuro ha reagito alla grande.
Uomo della riscossa ed Mvp che non ti aspetti Davide Bonacini. ‘Bonna’ ha fatto un solo errore al tiro mettendo a segno il massimo bottino stagionale, punti arrivati tutti o quasi in momenti cruciali. E’ stato perfetto dall’arco e ha perfino imbucato un clamoroso step back su una gamba sola, ovviamente mentre stava per accendersi la luce rossa dei 24”. L’ovazione che è seguita ha certificato ancora una volta la solidità delle travature del Palafiera. Eccezionale partita offensiva dunque, ma che da sola non spiega il cambiamento di tutta l’Unieuro fra primo e secondo tempo.
La pallacanestro è un gioco fatto di atletismo e tecnica: atletica con il pallone diceva Aldo Giordani. Ma il principe degli sport di squadra è, in quanto tale, soprattutto un gioco di intesa cerebrale ed emotiva fra compagni di squadra. La capacità di unire le forze, soffrire e remare insieme verso l’obiettivo, darsi coraggio reciprocamente. Valori spesso sottovalutati ma che in molti casi demarcano la linea che corre tra una vittoria e una sconfitta. Le tante corazzate senz’anima affondate nelle acque della A2 sono lì a testimoniarlo. In un momento in cui la Pallacanestro 2.015 era alle corde, apparentemente priva di spunti per reagire e riaprire la gara, Bonacini, ancor prima dei punti, ha messo in campo i suoi abituali pezzi forti: ritmi forsennati, grinta e aggressività sulla palla con la solita espressione facciale di chi sta inseguendo il ladro che gli appena rubato il portafogli.
Bonna si è attaccato alle caviglie di Sorrentino, fin lì trattato un po’ troppo in guanti bianchi da Ferri, lo ha asfissiato togliendogli certezze e tranquillità contribuendo moltissimo ad inceppare l’attacco ospite. Non è un caso se da lì in poi la partita di ‘Genny’ è andata a picco, come dice il saldo finale dell’ex Fortitudino: ben sei palle perse, alcune delle quali pesantissime nell’ultima frazione. Per una Forlì tesa e imbambolata il dare un freno al gioco fluido degli avversari è stata l’iniezione di fiducia che serviva a sbloccare i nervi e credere nella rimonta. Ecco così l’abulico Paolo Rotondo visto nella prima parte, sotterrato dalle giocate di Reynolds, sfoderare nella seconda metà di gara una difesa sontuosa. Vista l’inefficacia della marcatura da dietro il centro siracusano ha cambiato strategia in corso d’opera, vien da pensare con lo zampino di Garelli. Cercando l’anticipo ha tagliato drasticamente i rifornimenti a Reynolds e lo ha virtualmente tolto dalla partita.
palo, buuato, mille euro di multa
A proposito dell’armadio d’ebano made in Detroit c’è da aggiungere che a differenza di altri lunghi americani che pascolano in A2 ha mostrato non solo muscoli e salti ma anche grande qualità, capacità di giocare con e per la squadra, movimenti, buon tocco e tecnica. Questo sa giocare sul serio ed in futuro potremmo vederlo frequentare piani nobili. Tanto, tantissimo credito alla partita di Rotondo: un conto è stabilire una strategia in spogliatoio, un altro metterla in pratica quando davanti hai una ‘bestia’ del genere.
Sulla vittoria finale, arrivata con Pierich ancora limitato all’incitamento e un Blackshear a scartamento ridottissimo per il problema al ginocchio (piccolo edema osseo), pesano anche le buone prove di Vico e Crockett, ma riesce difficile pensare che la vittoria sarebbe arrivata senza l’umiltà e la grinta che Bonacini ha saputo trasmettere ai compagni.
Il +12 finale ha il sapore di un jackpot, dal momento che Recanati è una delle squadre che presumibilmente lotteranno in classifica con Forlì. Una sconfitta avrebbe complicato parecchio le cose e reso sicuramente meno respirabile l’atmosfera al Palafiera. Non c’è problema ragazzi: ci pensa il Bonna.