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Domenica 16 novembre 1986, PalaBotteghelle di Reggio Calabria, Serie A2, una delle prime di andata. Standa-Jolly Colombani finisce 92-93. Di quel viaggio mi ricordo TUTTO, ma non come si vinse di uno…

Mi ricordo Kim Hughes, Mark Campanaro e i Bryant, Joe che mi sembrava Magic e suo figlio che tirava a canestro finita la partita.

Mi ricordo Stefano Attruia diciassettenne e Alessandro Biffi che mi tira giù dal letto alle otto per andare a vedere i Bronzi, “che quando ti ricapita”.

Avevo 14 anni compiuti da quindici giorni. Quella fu la mia prima trasferta aggregato alla prima squadra, Lardo e Lamperti, Lauro Bon, Kevin Restani e il Toro, “i grandi…”, “i Giocatori..”.

Trattato come un fratellino, una quantità di matricole che se fossero fatte ad un ragazzino oggi i genitori chiederebbero l’ergastolo… e io le subivo contento come una Pasqua.

Adolfo Marisi e Piero Pasini, a cui ancora oggi rinfaccio permaloso quella volta che mi spedì a correre sui “gradoni” dei Romiti perché mi ero permesso di far passare la palla fra le gambe a Lamperti (lui sostiene che lo fece per evitare che Marco mi strangolasse); lo stesso Piero che sotto di 30 a Reggio Emilia a pochi minuti dalla fine mi chiamò (“il bambino! mandatemi il bambino!”) per regalarmi l’emozione dell’esordio e del primo canestro in serie A, gentilmente concessomi dagli avversari dopo che Roosvelt Bouie era stato fischiato dai suoi stessi tifosi per avermi rifilato una stoppata terrificante…

Il 1986…

In mezzo a tutto questo, nei miei ricordi, nella primavera dell’anno dopo, il Palafiera. Semplicemente fantastico. Conosco ogni angolo del Palazzo, come direbbe il cantante “ho la mappa di tutti i suoi nei”.

Sul lato fiera c’è un magazzino dove il factotum di allora, il povero Mario Marino, teneva il materiale tecnico e le mille scatolette, succhi e conserve Jolly Colombani con cui ci riempiva casa.

Di fianco allo spogliatoio della prima squadra c’è un idromassaggio che Dave Corzine adorava fare ogni fine allenamento con almeno tre Gatorade ghiacciati… roba da congestione colossale per un comune mortale.

Dove adesso c’è una scalcagnata sala pesi, passato il parcheggio dietro alle biglietterie, c’era una metacampo dove si andava a tirare nella speranza che il vice di turno venisse a chiamare perché “Tizio si è fermato e c’è da fare il cinque contro cinque”…

E lo stanzino del massaggiatore? quando c’era Bob da Borra non si entrava… vietato.

Bob e la sua felpa dei Lakers… l’America in spogliatoio.

E il perimetro dell’ultimo anello? Una volta non era chiuso come oggi, era aperto, e Giorgio Reggiani riusciva a farci correre anche Dawkins.

Il Palafiera… che spettacolo di casa che abbiamo.

Oggi, quando ho visto il tabellone nuovo ho pensato che se lo merita tutto, altro che pive sui costi, io spero che sia solo l’inizio del restauro.

Perché il nostro Palazzo si merita anche di più e ad aprile quando verrà a trovarci la Virtus, e non la Longobarda, festeggiamolo, perché saranno 30 anni che ci ospita!

E io canterò… oltre il quarantesimo…