In questi giorni la Forlì sportiva si interroga sulle scelte dirigenziali di One Team e Pallacanestro Forlì 2.015. Per chi si fosse perso qualche puntata, riassunto in breve:
– la società guidata da Cicognani che si occupa solo di settore giovanile (circa 800 bambini all’attivo) ha lavorato per mesi alla ricerca del profilo giusto cui affidare la direzione della struttura. Corteggiato Carasso e sfiorato Di Meglio, alla fine è arrivato Giuseppe Barbàra, 65 anni, trapanese, nome “pesante” nel panorama nazionale soprattutto per le esperienze maturate tra gli anni ’80 e i ’90 a Milano, Mestre e Verona.
– più o meno nelle stesse ore anche la sorella maggiore Unieuro annunciava, al termine di un parto durato un mese, il nome dell’uomo cui i soci hanno deciso di affidare il volante: trattasi di Renato Pasquali, 62 anni, veneto di Jesolo con un trolley zeppo di esperienze in Italia e anche all’estero. Quasi contemporaneamente hanno lasciato la società cinque forlivesi che l’avevano vista nascere: Ferruccio Tassinari, Alberto Poggi, Riccardo Girardi, Alessandro Tumidei e Simone Casadei La piazza però discute soprattutto l’annunciato ritorno in società di Stefano Benzoni, giornalista dal curriculum strepitoso “macchiato”, per molti tifosi, dalla partecipazione attiva alla cessione dell’allora FulgorLibertas al bolognese Boccio.
Senza entrare nel merito delle persone di cui sopra – ognuno ha una sua storia, un suo punto di viste e molte ragioni – vorremmo soffermarci sulla direzione intrapresa, finalmente, dalla pallacanestro forlivese. Sia Pallacanestro 2.015 che soprattutto One Team hanno infatti individuato nella strutturazione della società il passaggio-chiave per lo sviluppo sia economico che sportivo. E lo hanno deciso non a parole ma investendo fior di quattrini: Barbàra, per esser chiari, non si muove da Trapani per 500 euro al mese. Per una società che si occupa solo di giovanile questo passaggio – investire su professionisti veri, pagandoli quello che serve siano essi di Forlì o di Trapani – è enorme. Poi Barbàra potrà non essere l’uomo giusto, magari. Ma la direzione è giusta.
Lo stesso – con molti meno applausi perché in A2 il passaggio era più scontato e arriva con un anno di ritardo – vale per Unieuro: stabilito che la figura mancante al puzzle la scorsa stagione era evidentemente quella di un uomo-forte, Nicosanti previa benedizione di Gherardini ha puntato le fiches su un professionista dall’esperienza indiscutibile. Appartengono entrambi al secolo scorso? Sì. Hanno idee rivoluzionarie? Probabilmente no.
il meme che non abbiamo pubblicato su facebook: non ce la siamo sentita
Però Barbàra e Pasquali sono professionisti e se avranno lavorato male saranno sostituiti alla fine della stagione da altri professionisti. Questo è un futuro vero e solido per la pallacanestro Forlì.
E fa, ancora una volta, una differenza enorme rispetto alla gestione del calcio biancorosso con i suoi 18 iscritti al Camp estivo, gli investimenti su terzini e centromediani mentre il settore giovanile (al risparmio) resta in mano a persone che nella vita fanno altro. In due anni di vita il basket ha già fatto due passi verso un futuro sostenibile: prima la forlivesizzazione e poi (le due cose non sono incompatibili) la professionalizzazione. Il calcio ha avuto nella sua storia recente una sola esperienza – la direzione Pedroni, tre anni fa – durante la quale i soci avevano seppur limitatamente affidato le chiavi ad un uomo di fiducia. Trova le differenze.