La domandona: perché a Ferrara ogni partita è vissuta come una finale di Champions e a Forlì, ogni domenica, con la pioggia o con il sole, non si superano quasi mai le solite presenze da zoccolo duro?
Ci sono alcune spiegazioni preliminari e poi una serie di supercazzole frutto del mio cilindro. La Spal si sta giocando la serie A dopo mezzo secolo mentre il Forlì (onore a mister Gadda, ex come capitan Capellupo) si sta giocando la salvezza in Lega Pro. Forlì, altro luogo comune è da sempre città di basket e, da sempre, chi ha voglia di calcio imbocca la via Emilia direzione sud e si infila al Manuzzi. Inoltre siamo un luogo unico al mondo: non esiste altro caso di due città – dal punto di vista del tifo – più fraterne di Forlì e Cesena. Un po’ come parlare di gemellaggio tra Roma e Lazio, River e Boca o Partizan Belgrado e Stella Rossa. La nostra più grande fortuna è forse stata il nostro più grande freno: all’ombra del cavalluccio il galletto non ha mai avuto abbastanza sole per crescere. Da tutti i punti di vista. Per carità, bene così: contro Rimini, Ravenna e Bologna serve fare massa critica e l’entroterra romagnolo è diventato un po’ la Scozia di Braveheart. Siamo un cuneo inespugnabile. E la Corona è meglio se se ne sta alla larga: qua si mangia piadina (non piada) spessa un dito. Detto questo – e sfido la smentita – passo alle supercazzole alla Osvaldo Soriano.
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Lo scorso anno a Ferrara è nato un caso di stato perché una band inglese, durante il festival dei Buskers, ha sfilato la sciarpa della Spal dal collo della statua del Savonarola per portarsela Oltremanica come ricordino. L’assessore alla cultura, utilizzando il patron della kermesse come sherpa, è riuscito a farsela riconsegnare e a ottenere le scuse dopo una forte pressione popolare.
Il che ha comportato, primo, l’onore salvato e, secondo, agli occhi della buonanima Winston Churchill, la conferma della sua teoria: gli italiani vanno alla guerra come a una partita di calcio e viceversa. Ma il condottiero non aveva ancora visto l’ascesa degli hooligans. Storia vecchia, comunque, perché oggi a dettare legge sono le tifoserie dell’Est Europa
A Ferrara c’è chimica, come dicono gli innamorati. Qualcosa ha aperto la botola di una passione repressa per decenni. Per una città cattedrale, né via Emilia né Veneto, la Spal oggi è essenzialmente identità. Un fatto storico al quale tutti vogliono partecipare. Ipotizzate di vivere le cinque giornate di Milano con i selfie a disposizione e il delirio è servito. Lo stadio Paolo Mazza è infatti solo il tempio che il sabato pomeriggio porta a sublimazione la dimensione che i ferraresi vivono, respirano, sudano 24 ore su 24.
Chimica, si diceva. Il 2017 è l’anello che mancava tra le generazioni in una Curva Ovest scavata nella carne di una città strana, appartata e autosufficiente. Per avere un posto in curva la gente fa la fila dalla notte prima. La Spal è sia look, giubbottino blu e sciarpa biancazzurra arrotolata in vita, sia vintage: i vari ex, da Reja a Capello, sono più a Ferrara che a casa loro. Il vecchio Morgagni? Un po’ lato sinistro di automobilisti in attesa al semaforo di Viale Roma, un po’ campo da calcio con le tribune appoggiate attorno. E siccome il calcio è fatto anche di simboli, riti, bandiere e tutto l’armamentario da campanile credo manchi qualcosa. A partire da un dato: che senso ha sistemare le due tifoserie una affianco all’altra? Sembra di essere in tram, non allo stadio.
l’ultimo Forlì-Fano: a destra i tifosi del Fano
Sei della Spal perché, lo Spallino sono profili e blog che il ferrarese medio compulsa e titilla senza freno. Un negozio di cover del centro in un mese e mezzo ha stampato 600 (dico 600) cover di cellulare con le facce di Antenucci e Floccari. Per avere una sciarpa alla mister Semplici (così ribattezzata) ti devi mettere in coda e Maurizio Fabrizio, tra una tournée e l’altra con Riccardo Fogli, sta scrivendo l’inno della prossima stagione. Maurizio Fabrizio? Quello che ha inciso I migliori anni cantata da Renato Zero. A Ferrara il motore immobile degli dei del calcio si è messo in moto. A Forlì no. Tutto qui. Sky e Gazzetta hanno scelto Ferrara come cartolina vintage per il calcio che avanza. Le generazioni hanno trovato un posto comune in una curva Ovest che è estuario di una passione antica e, il sabato, accoglie fiumi di gente dal centro storico e dalla provincia.
Forlì (non solo calcisticamente) è sempre più periferia di se stessa.