I millennials hanno tutto il diritto di guardarsi il video e cestinare tutto quello che segue. Quella che segue è la trascrizione della conferenza stampa di Garelli a Chieti, quella in cui il coach di Unieuro prima analizza la partita e poi ragiona sulla sua storia, cominciata con la fondazione della nuova società il 22 maggio 2015 e non terminata ieri con la sconfitta a Chieti e il suo anomalo esonero pre partita. Garelli ripete alcuni concetti (chi non fa non sbaglia, abbiamo giocato senza un americano, c’è poca memoria) ma ammette per la prima volta anche qualche errore nella costruzione della squadra e anche di gestione. A me viene più facile assimilare queste cose avendole messe per iscritto, come diceva mia nonna, piuttosto che vederle scivolare via su Youtube.
La partita stasera l’abbiamo bene interpretata. E’ stata una partita vera, i ragazzi erano sul pezzo e in alcuni passaggi abbiamo giocato anche discretamente bene insieme, muovendo la palla. In difesa abbiamo lavorato molto bene sul pick and roll di Golden che era la loro prima opzione, il problema è che poi nel secondo tempo loro sono stati bravi, in uscita da quel pick and roll dove noi collassavamo molto bene l’area, a trovare le soluzione alternative che sono state un paio di short roll di tiri dalla lunetta di Mortellaro che invece di rollare si apriva, hanno trovato Venucci sul lato debole che con la mano mancina è riuscito a fare alcune buone situazioni, e quelle hanno spostato nel momento dove si decideva il match. In attacco bene in alcuni momenti, poi alla fine un po’ di stanchezza soprattutto nei giocatori che avevano tirato fino a lì, soprattutto penso a Simone che non ha ancora quei minuti nelle gambe e che però stasera ha dimostrato cosa vuol dire essere un uomo prima che un giocatore, e lo ringrazio, Seba anche un po’ stanco alla fine, sulle gambe. Sono giocatori ancora in debito, soprattutto Simone, di una condizione fisica buona. Adesso è accettabile, non è ancora buona. Per il resto soliti problemi, facciamo fatica…
Girardi: pur avendo ritrovato medie decenti
Stasera abbiamo tirato bene, abbiamo tirato bene da tre punti e anche dal campo col 52, il problema è che loro hanno tirato il 58 da due che è una percentuale troppo alta per le ragioni che ho detto prima. Noi collassando per non far arrivare Golden al ferro… Golden ha delle gambe che se tu non metti un po’ di traffico in area arriva sempre a centro area, per cui devi fare delle scelte: o ti metti a zona o fai la uomo-zonata. Noi abbiamo optato per questa seconda opzione cercando di zonare molto sul lato debole, però qualcuno di loro, non tutti perché alcuni li abbiamo ben contenuti, penso a Allegretti e Sergio, ma invece Venucci, Mortellaro con qualche tiro e parecchie rollate, ci hanno fatto male. Abbiano combattuto, ce la siamo giocata, e non è certamente questa la partita, come posso dire, per cui avere rimpianti.
Rimane sempre il fatto, lo ripeterò fino alla noia, lo ripeterò… Sarà un motivetto che ripeterò ogni tanto quando mi sveglio la mattina, che giocare senza Blackshear, senza un americano di questo tipo… Il problema è che quando andiamo in giro o quando parlo con qualcuno di qualche altra società o di qualche altra testata che non sia forlivese, è la prima cosa che ci chiedono, ci sono i testimoni anche adesso, ed è la prima cosa che ci riconoscono, di giocare senza un americano. Noi sembriamo averlo dimenticato, ma lo capisco: l’uno su undici delle ultime undici partite è purtroppo una pietra al collo notevole, quello pesa più di mille parole.
Girardi: inutile girarci intorno, è stata una serata anomala a dir poco, nel senso che hai condotto la squadra in una condizione di allenatore sollevato dall’incarico.
L’amarezza c’è. C’è accanto all’amarezza una grande dignità, una grande schiena dritta, una grande testa dritta perché sono consapevole di aver fatto mille errori perché solo chi fa sbaglia e solo chi fa può commettere errori, ma sono consapevole di aver cercato, fatto, dato il 101% di me stesso e a volte anche di più ed è per questo che a volte magari sono anche trasceso in certe cose e in certi atteggiamenti. E’ solo chi ci tiene veramente a quello che fa può a volte perdere il lume perché il fatto di tenerci lo porta poi ad andare oltre.
Le sensazioni sono che qui c’è scritto Pallacanestro 2.015, società nata il 22 maggio 2015, fondatore Garelli Luigi e Rossi Giuseppe, il resto è storia e la sapete. E’ storia che fino all’11 giugno e anche all’inizio di questa stagione è stata costellata solo di cose belle, di trionfi e di successi in tutti i campi, sportivi e non. Purtroppo gli ultimi tre mesi cancellano, perché nella memoria della gente rimane solamente l’ultima cosa che hai fatto, nella mia no, e credo anche in quella delle persone che hanno un po’ di obiettività e un po’ di sale in zucca. Non mi abbatto, so che in quel che è successo c’è un mix di errori di valutazione e di gestione che sono stati fatti, ma anche tanta sfortuna. E basta, adesso inizia un nuovo capitolo: vedremo insieme ai compagni di viaggio come affrontarlo nel migliore dei modi.
Mazza: come ti vedi Gigi tra una settimana? General manager?
Questo è un discorso che affronteremo con calma, non è che adesso dobbiamo correre. Fino a un minuto fa ero in panchina. Adesso insieme appunto ai compagni di viaggio, prima ho citato Rossi perché è quello che l’ha fondato, però Giancarlo Nicosanti e gli altri soci della Fondazione ci riuniremo e stabiliremo quello che sarà un nuovo percorso condiviso sempre con l’obiettivo di fare il meglio per questa società. Adesso l’obiettivo numero uno è quello di conservare il titolo sportivo che abbiamo così faticosamente conquistato a giugno, dopo un’annata interminabile anno scorso. Credo che tutti quelli che lavorano dentro alla società, dal primo all’ultimo, e anche chi arriverà al posto mio in panchina, siano consapevoli di questo e lavoreranno incessantemente per cercare di raggiungere questo obiettivo. Per tutto il resto in questo momento è inutile metterci lì a parlare. Adesso mi vedo onestamente per qualche tempo cercare di recuperare 21-22 mesi di corsa a perdifiato. Da quando c’è stata questa decisione di intraprendere questa avventura, 21 o 22 mesi fa, è stata una corsa senza mai fermarci, c’era sempre qualcosa da fare di nuovo per dare alla società un volto nuovo e migliore, c’era sempre qualcosa da vincere perché c’era da andare a Montecatini, poi c’era la coppa Italia, poi c’era l’infortunio di Vico… C’è sempre stato qualcosa, non sono mai stato fermo, in questi mesi, è stata una corsa senza sosta perché poi finito il campionato di B così tardi c’era subito da costruire la squadra… E lì forse qualche errore è stato fatto, nella costruzione, perché c’era fretta e bisognava fare. Ma lo ripeto: solo chi ha da fare qualcosa di importante può prendersi le responsabilità e fare anche degli errori. E quindi mi vedo un po’ di riposo e di stacco, ma nello stesso tempo anche pronto e voglioso per dare il mio contributo perché questa cosa che ci-mi sono conquistato con la fatica e il sudore di tanto lavoro non vada dispersa.