Il digiuno interminabile è finito, l’Unieuro Forlì ha steso Piacenza e lanciato ai propri tifosi il segnale di riscossa tanto atteso, al punto che i cinque pullman messi a disposizione dalla società non sono stati sufficienti a contenere l’entusiasmo dei forlivesi. Il popolo biancorosso vuole essere un fattore nella prossima cruciale trasferta: al PalaRossini di Ancona ci sono alte probabilità che la PF giochi davanti ad almeno 6-700 tifosi. Un risultato straordinario, frutto della sconfinata passione di Forlì per la palla a spicchi e del fatto che la PF si giocherà (quasi) tutto nei prossimi 40 minuti.
L’Unieuro vinse la gara di andata non senza difficoltà: pronti, via e subito sotto di un ventello. Per ribaltare la situazione ci vollero tutta l’applicazione difensiva di Rotondo nel contenere uno straripante Reynolds ed un Bonacini versione ‘chacho’ Rodriguez (barba compresa).
Oltre tre mesi dopo Recanati e Forlì si incontrano nuovamente, entrambe rinnovate ma secondo strategie opposte: rivoluzione totale per Forlì, pochi innesti mirati per i marchigiani. Ceduto il centro più dominante del campionato (Reynolds, ora a Reggio Emilia) i leopardiani hanno puntato il gettone straniero su Erik Rush, ala tuttofare dotata di qualità tecniche, atletismo ed esperienza, modificando assetto alla ricerca di un gioco più rapido e perimetrale. Per chiudere parzialmente la falla creata dalla partenza di Reynolds è arrivato Francesco Infante, centro che in biancorosso (4 punti e 2,4 rimbalzi in 14 minuti) ha strappato più imprecazioni che applausi.
Molte più imprecazioni
La scelta di privarsi del miglior lungo del campionato sul momento è parsa azzardata ma è stata ripagata da una prestazione monstre dell’ex forlivese contro Ravenna (20 punti, 8 rimbalzi e ben 5 assist) e dai risultati di squadra ottenuti con il nuovo assetto: con Rush e Infante i marchigiani (11 sconfitte consecutive in avvio di stagione) hanno immediatamente svoltato, stendendo nell’ordine Piacenza, Ravenna e Verona: se è vero che Piacenza sabato scorso è parsa una formazione con evidenti problemi non altrettanto può dirsi di Ravenna e Verona, due formazioni indubbiamente in salute (6-2 il bilancio delle ultime 8 gare). Inutile aggiungere che il compito della PF non sarà agevole: quella che incontrerà domenica è una squadra tosta ed in fiducia.
Le scelte di Giancarlo Sacco, coach e gm dei marchigiani, hanno improntato la squadra alla velocità e alzato l’intensità difensiva. La partenza di Reynolds ha tolto punti, fisicità e intimidazione ma oltre ad aprire la porta a Rush ha avuto l’effetto non secondario di responsabilizzare maggiormente gli italiani. Alcune gerarchie sono state riviste: in cabina di regia non c’è più Gennaro Sorrentino, panchinato a favore dell’emergente Riccardo Bolpin, play veloce, atletico, ospite fisso delle nazionali giovanili. Il vuoto lasciato da Reynolds ha portato in quintetto Leonardo Marini, un lungo dotato di mobilità e mano educata. Invariate le posizioni di guardia a ala grande affidate rispettivamente al rookie americano Travis Bader (15,8 p., 40% da 3) e a Giacomo Maspero (5,3 p., 3,9 rim. in 23 minuti). L’exploit di tre vittorie consecutive, manco a dirlo, è stato determinato in grandissima parte da Rush che Sacco utilizza come point forward: un’ala che non si limita a ricevere per crearsi un tiro ma che si sposta spesso in punta per creare gioco, in sostanza un playmaker aggiunto. Da non sottovalutare nemmeno il suo impatto a rimbalzo: pur non essendo in graduatoria (troppo poche le gare disputate) la sua media è stratosferica (11,6). Ad ulteriore suffragio della pericolosità dell’ala di passaporto svedese c’è anche il dato sui falli subiti, ben 7,2.
Nel roster recanatese non sembrano esserci altri giocatori in grado di creare gioco con continuità e qualità, non a caso il coach pesarese ne ha fatto il fulcro del proprio gioco fin dalla partita d’esordio. Non ci sono dubbi quindi su quale sia il pericolo pubblico n.1, ma alle indubbie qualità del giocatore Valli deve sommare un altro problema: chi lo marca? Nel pacchetto a disposizione del coach che ha sostituito Garelli non ci sono infatti giocatori in grado di accoppiarsi con lo swingman svedese, troppo alto e potente per gli esterni, troppo rapido e tecnico per i lunghi. La domanda quindi è: come riuscire a limitare il suo impatto sulla partita?
A giudicare dalla efficienza offensiva mostrata nelle cinque partite in gialloblu il gioco di Rush non sembra avere particolari punti deboli, tuttavia una scelta suggerita dalle statistiche sarebbe quella di testare la sua vena dall’arco (31%) con l’obiettivo di negare ad ogni costo una linea di penetrazione. Pagare il dazio di qualche tiro da tre, fargli fare qualche giro in lunetta all’occorrenza (43%), ma impedirgli in ogni modo di attaccare il canestro, situazione in cui può segnare facilmente o innescare aiuti difensivi che sa puntualmente punire (5,6 assist a partita). Un’altra soluzione potrebbe essere quella di ricorrere alla zona in alcune fasi della gara, cercando di togliere ritmo all’attacco di casa e limitare le incursioni della sua ala. Qualunque sia la scelta tattica la parola d’ordine d’ordine per la PF sarà intensità: con l’intensità e la durezza messe in campo contro Piacenza nessun risultato è impossibile.