Ti sarà inviata una password tramite email.

Mancano pochi giorni a Reggiana-Forlì, gara chiave della stagione biancorossa, penultima di campionato. In viale Roma – siamo a metà settimana – è in agenda un consiglio dei soci al quale sono invitati a partecipare anche il Ds Sandro Cangini (in uscita, al suo posto tornerà probabilmente Stambazzi) e mister Massimo Gadda. Non succede spesso, al contrario. Durante l’incontro volano parole forti. A un certo punto Gianfranco Cappelli, socio sempre più pesante nel direttivo, sgancia un missile: “Gadda, se avessimo trovato un sostituto lei sarebbe esonerato”. Parole durissime che lasciano il segno, sia sul mister che sul resto del consiglio. Gadda probabilmente pensa alle dimissioni. Alla fine decide di restare, probabilmente per non abbandonare il gruppo di ragazzi che ha portato, a due giornate dalla fine del campionato, a giocarsi la salvezza diretta. Ma i vasi – se ce n’erano di ancora interi – sono rotti.

Si può anche partire da qui, da una indiscrezione che nei giorni è stata confermata, riconfermata e precisata da persone diverse presenti all’incontro, per raccontare la stagione storta del Forlì. L’ennesima. Oppure si può partire dalle parole di Arrigo Sacchi, proprio ieri sera su Mediaset Premium (parlava dell’Inter):

“Ricordiamoci sempre che prima di tutto c’è il club. E’ l’organizzazione del club, la sua serietà, l’attenzione ai dettagli che fa sempre la differenza, nel bene o nel male. Solo dopo vengono l’allenatore e i giocatori”.

Ecco, se per il Forlì la stagione era complicata fin dall’inizio per le scarse risorse a disposizione (come confermato dal Ds del Santarcangelo Melini, quello di viale Roma era il budget più basso del girone), il club biancorosso ha dimostrato una volta di più di essere del tutto impreparato – esattamente come due stagioni fa – al calcio professionistico. Di conseguenza una salvezza che che nonostante tutto era clamorosamente alla portata è scivolata di mano.

12 febbraio, Samb-Forlì 1-2: +3 sui playout

Lentamente, 90 minuti dopo 90 minuti, ma anche con quella inevitabilità forse addirittura morale che i tifosi del Forlì conoscono fin troppo bene. “Perché non vinciamo mai?”. “Di chi è la colpa?”. Le risposte sono sempre quelle: lavorare bene (come ha fatto la squadra fino a 100 metri dal traguardo) porta, se non nel breve almeno nel medio periodo – risultati. Approssimazione, ingerenze, incapacità palesi, pressapochismo e soprattutto presunzione conducono presto o tardi al fallimento sportivo. Per esempio, Succi.

Il 9 giusto al momento sbagliato

Il problema non è Succi, è ovvio. L’attaccante che ha fatto le fortune di Padova e Cesena, tra le altre, è un ragazzo – anzi un uomo – che fin dai primi allenamenti ha dimostrato serietà e partecipazione alla causa. Si è chiaramente impegnato, Succi, e dopo aver sbagliato il rigore contro l’Ancona era a pezzi. Questo basta per assolverlo? Sì. Non è lui il problema, ma il suo innesto dentro ad una pianta che aveva appena cominciato a germogliare. Col trapano (3 anni di contratto a quasi il doppio dei compagni più pagati, il camp estivo), il Forlì ha sfondato il vaso di terracotta che Gadda stava amorevolmente realizzando, e ci ha messo dentro una quercia.

Hai voglia a sorridere, qualche radice è saltata. Sarebbe bastata un po’ di esperienza, l’umiltà di fidarsi dell’area tecnica che chiedeva altri rinforzi, magari in altri ruoli. Invece un paio di soci importanti (Fabbri e Cappelli, con quest’ultimo sempre più deciso a issarsi sulla rampa di comando) hanno preso una strada pericolosa che alla conta dei numeri non ha prodotto risultati positivi: 825 minuti in campo, 8 partite da titolare, un gol ininfluente, un assist e un rigore sbagliato. Nel frattempo Bardelloni e Ponsat hanno segnato in cinque mesi un gol ciascuno mentre nel girone di andata ne avevano fatti rispettivamente 7 e 5. E le avversarie si sono rinforzate davvero, aumentando il proprio livello. Così il Forlì è finito in un imbuto.

Tutta colpa di Succi? Ovviamente no. Certo il suo arrivo non ha facilitato il compito a Gadda, che già era alle prese con (cit.) “l’impresa più grande della mia carriera”. E ora?

Fano

Gli avversari playout (21 e 28 maggio, prima a Forlì) sono tecnicamente più forti soprattutto in attacco, fisicamente più pronti, psicologicamente più carichi. Senza contare che porteranno a Forlì qualche centinaio di tifosi e avranno il vantaggio di giocare il ritorno in casa oltre che di salvarsi in caso di gol pari. La strada per il Forlì è in salita. Senza andare troppo indietro nel tempo però la squadra di Gadda ha dimostrato in questa stagione di saper trovare al proprio interno energie inaspettate. E di esaltarsi nelle difficoltà.