Ti sarà inviata una password tramite email.

Batte. Forte. Sempre. La Pallacanestro 2.015, tenendo fede allo slogan del suo main sponsor, ha fatto battere forte, e per tutti i 40’, i cuori degli appassionati forlivesi, portando a casa il primo scalpo illustre di una serie A2 Est che si profila, come da pronostico, combattuta ed equilibratissima. Quegli stessi appassionati, smaltita la piacevolissima sbornia domenicale, si chiedono ora come sia stata possibile una trasformazione così radicale in appena sette giorni, che ha visto la stessa squadra disunitasi alle prime difficoltà nel match del Pala De Andrè, tirar fuori una voglia di lottare leonina, una notevole forza mentale che le ha concesso di reagire a due break importanti, restare attaccata al match e infine piazzare la zampata decisiva. L’Unieuro partiva sfavorita sulla carta, troppo profonda e solida la formazione trevigiana, come se non bastasse l’indisponibilità di Bonacini e Pierich faceva ulteriormente pendere la bilancia del pronostico verso Nord-Est, ma è proprio qui una chiave di lettura importante della prestazione dei biancorossi. Come sottolineato da Pillastrini nel post gara è come se le rotazioni ridotte all’osso (saranno solo sette gli uomini messi in campo da Garelli) avessero apportato un’iniezione di determinazione e fiducia supplementare in chi è sceso in campo, dal momento che, volente o nolente, Garelli gli avrebbe dato tanti minuti. Questo è stato ancor più evidente per chi di solito paga gli errori commessi con l’immediata panchina punitiva, condizione tipica del giovane prospetto ma che allo stesso tempo non consente di giocare sempre con lo spirito giusto. Mi riferisco ovviamente a Francesco Paolin, classe 95 e faccia (e anche altro) in acciaio inox, che da bravo ex Reyerino ha inscenato un suo derby personale contro la difesa trevigiana.

e l’ha vinto, alla fine

Ha attaccato come se non ci fosse un domani, anche al limite della palla persa, ha strappato applausi e, mio parere, un pezzetto di Mvp della gara, perché la scarica di adrenalina che ha saputo dare, sia ai compagni che ai 3.500 del Pala Galassi, è stata evidente e decisiva. Paolin è giocatore in pieno sviluppo, alla prima esperienza in un campionato di questo livello, gli errori sono fisiologici, ma domenica, sapendo che sarebbe rimasto in campo a lungo, senza l’incubo delle interminabili panchine punitive a cui lo ha abituato Garelli in questo avvio di stagione, ha giocato con la mente sgombra, dando sfogo ai suoi pregiati istinti offensivi. E la sua prestazione, pur poco ordinata e migliorabile sotto tanti punti di vista, alla fine dei conti lo ha visto sbagliare meno del solito e soprattutto incidere nel match. Non credo che sia un caso. Blackshear, da vero killer, ha vinto la partita (e difeso anche sul custode e sugli spettatori delle prime file), Crockett è stato decisivo per restare a contatto, una costante spina nel fianco ospite (a proposito, la windmill di chiusura primo tempo che roba è?? Lo diciamo? Lo dico: è roba da NBA).

Secondo me però il simbolo di questa fantastica vittoria, fatta di cuore e determinazione a non arrendersi mai, è proprio il giovane nativo di Dolo, che ogni volta mette piede in campo, errori o prodezze che siano, dà sempre l’impressione di spendersi al 200%. E Il pubblico forlivese, che pure in 60 anni qualche ragazzo ‘bravino’ l’ha visto, lo adora letteralmente, un’attrazione fatale scattata quando ancora Paolin era un ‘nemico’. Carattere e un talento innato, un talento che va protetto e fatto crescere con cura e pazienza. Forse anche Garelli ha tratto qualche indicazione in più sul suo gioiellino, e in futuro saprà essere un po’ meno punitivo, valorizzandolo ancora meglio. A proposito del coach, domenica è stato molto bravo, ha lottato insieme alla squadra possesso su possesso, pompando fiducia e determinazione nei suoi ragazzi. Ha smentito chi gli critica una certa passività nella gestione della gara, tant’è che ha finito prestissimo i time out della prima frazione, nel tentativo di far sterzare la gara, riuscendoci. Ci ha addirittura stupito con qualche difesa a zona 3-2 e per la seconda volta a consecutiva al Palafiera ha fatto ‘percorso netto’, riuscendo a non beccare il solito immancabile fallo tecnico, nonostante diverse chiamate arbitrali che hanno messo a dura prova il sistema nervoso suo e di tutto il palazzo.

anche Crockett non convintissimo

In attacco restano problemi, una certa fatica a far circolare la palla e trovare buoni tiri, ma ci sono anche aspetti positivi: ottima la ricerca di isolamento in post basso di Blackshear, soluzione su cui insisterei ad oltranza, mentre Crockett sembra aver preso perfettamente le misure ai compagni e riesce a trovare con continuità buone soluzioni. E’ chiaro che non basta, occorre migliorare e coinvolgere maggiormente gli italiani, soprattutto ritrovare la vena realizzativa di Vico, ma è anche vero che ci sono uomini che stanno faticando ad ambientarsi nella categoria, altri non sono in condizione, infortunati o comunque non riescono ad allenarsi con costanza.

Domenica prossima arriva Udine, che ritroveremo dopo la delusione della semifinale di Montecatini dell’anno scorso. I tifosi hanno una gran voglia di vendicarsi, memori anche del discutibile antisportivo che nei secondi finali decise, di fatto, la contesa, ma il test è molto impegnativo. Basti pensare che gli ospiti hanno già sostituito entrambi gli americani, che non avevano convinto nel precampionato. Ci sarà bisogno di un’altra prestazione di grande carattere, con la speranza che la situazione dell’infermeria dia un po’ di tregua e l’idea Marco Carraretto, che potrebbe essere tesserato a breve per far fronte ai guai fisici di Simone Pierich.