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“Dai Cello, scrivi un articolo su Fumagalli!”. Fantini la fa facile, penso.

Non lo è per niente, conosco Corrado da una vita, ma cosa vuoi che mi metta a scrivere… Una biografia? Aneddoti? Più che altro immagini di situazioni vissute insieme, in allenamento, in partita e in trasferta. Le partite a Uno in pullman, le serie da 100 da tre punti in coppia in cui raramente l’ho visto stare sotto i 90, lo sguardo d’intesa prima del solito back door in maglia Aics.

Poi, mentre penso alla sua pallacanestro… Mentre penso alla sua pallacanestro, alla forza della sua semplicità, alla sua capacità di separarsi per un tiro, mi cade l’occhio sul prossimo libro che mi aspetta sul comodino, l’autobiografia del Boss. Nato per correre. “Ehi! Non era Corrado quello?”.

Sei un bambino con la palla in mano e corri veloce, oh se corri veloce. In mezzo a quei gigantoni sei il più bravo, non c’è dubbio, nessuno riesce a starti dietro. Sei l’attrazione principale. Vinci campionati su campionati, mica quelli della scuola, scudetti su scudetti, quelli veri, metti il paesello Cantù sulla mappa e la gente il tuo nome sul taccuino. Nel 1982 a 16 anni vinci, giocando, una Coppa dei Campioni e una Intercontinentale, poi vai a giocare gli Europei Juniores, ovvio no?

C’è un piccolo particolare, sei un ’66 e ci sono i ’63… A qualunque livello, oggi come allora, fantascienza. Fammi vedere… Nella Germania c’è Schrempf, nell’Unione Sovietica Marciulonis, poi chi altro… Ah sì, c’è anche Drazen, lui lui.

Marcello in pellegrinaggio

Hall of Famer Nba, non di via Vitorchiano, con tutto il rispetto. Tu vai in campo e di là, diciottenne, c’è il più forte giocatore europeo di tutti i tempi.

Chi ci riesce si fermi tre quattro secondi e contestualizzi.

Poi cosa succede? Succede che a vent’anni ovviamente vuoi le chiavi di casa, ma il Vecchio Pierlo ti tira un brutto scherzo e non te le dà. Tocca girarti e andartene, mica puoi star seduto, devi correre.

Te le danno a Forlì, in una trade che ha fatto storia, e bang: da queste parti è un Avvento, il secondo. Come quando nel ’78 arrivò Rod, non a caso alla tua stessa età, c’è un prima e c’è un dopo di voi.

Una cosa mai vista, lui usa l’ascensore quando gli altri prendono le scale, tu sei un passante sparato a tutto braccio da fondocampo. Un palazzo che si alza quando ancora sei a metacampo a saltar gente come birilli, in attesa di vederti in sottomano in mezzo ai giganti. Hai le chiavi della città e siccome sei giovane impari bene cosa significa, poi cambi casa, più e più volte, sempre di corsa, a tavoletta, giocando la tua pallacanestro.

Ti fermi solo quando ti ci costringono i muscoli o le ginocchia, altrimenti corri, corri e corri. Giochi in tutti i campionati, di qualunque lettera fin pure la Promo, e come quell’altro fuoriclasse di nome Mario Boni sei un alieno ovunque.

Ogni tanto hai qualcuno di fianco che parla la tua lingua, più spesso no. Ma è indifferente, la tua pallacanestro è sempre quella, contropiede e tre punti, via via cambiano giusto le dosi. E adesso?

Adesso sarai a correre, come sempre, in compagnia del solito amico. E se parlate di basket starai dicendo “Perché? Non ci starei ancora?”. La stessa testa del ragazzino, la forza del campione.

Sei forte Corrado… Questo mi vien da scrivere. Io ti ho visto passare, tante ma tante volte e boiadungiuda credimi, andavi veloce.