I’m pickin’ up good vibrations… Sto percependo buone vibrazioni, canticchiavano i fratelli Wilson. Parecchio facile se si è su un’assolata spiaggia californiana a surfare tra ragazze in bikini e se sei uno dei demembri dei The Beach Boys. Un po’ meno semplice se si è immersi nella tipica estate romagnola tutta umidità e stai navigando sul web tra i roster della prossima serie A2. Eppure… eppure le sensazioni in biancorosso, all’alba di questa stagione, la terza in A per la Pallacanestro 2.015 Forlì, sono discretamente positive. Esaltati dall’innesto di un vero califfo per l’A2 come Kenny Lawson – il terzo vero big della storia PF2.015 dopo Wayne Blacksheare e Yuval Naimy – il mix assemblato dal giemme Renato Pasquali con tre giovani di belle speranze stabili del giro delle nazionali come Piepaolo Marini, Daniel Donzelli, Tommaso Oxilia, l’esperienza del play di lungo corso Jacopo Giachetti e il talento dell’ex di ritorno Melvin Johnson, hanno caricato un ambiente pronto a toccare quota 3.000 abbonati. I dubbi sul tappeto non si nascondono – la quadra, anzitutto, in una squadra rinnovata per 8/10, è tutta da trovare; poi la tenuta fisica di atleti reduci da infortuni (Donzelli) o da “attenzionare” (MJ); infine una panchina che potrebbe rivelarsi corta in un campionato da 30 partite (minimo…) – ma resta il dato di fatto che immediatamente sotto le superpotenze Fortitudo, Treviso, Udine e Verona, Forlì se la può giocare tranquillamente, puntando ad attestarsi in comoda zona play-off. Prospettiva che pare filtrare anche dalle parole sempre equilibrate di Giorgio Valli, confermatissimo timoniere Unieuro.
Coach, la squadra è completa. Un primo giudizio…
Abbiamo seguito la logica che ci sta ispirando da qualche anno: inserire, anzitutto, ragazzi giovani che vogliano dimostrare qualcosa in serie A e che abbiano le potenzialità per farlo. L’arrivo di Oxilia, Donzelli e dello stesso Marini che è un giocatore ancora in via di formazione, sono il risultato di questo “credo”. Detto ciò, il rovescio della medaglia è l’aver di fronte tante incognite legate alla loro resa effettiva e, in generale, aver fatto parecchi cambiamenti. Insomma gli auspici sono ottimi ma il tempo delle certezze deve ancora arrivare.
Il nuovo corso ha mutato davvero pelle all’Unieuro: da compagine a matrice difensivista a team che potrebbe fare del “segnare un punto in più” la propria bussola.
Sicuramente a livello offensivo abbiamo più ragazzi che possono crearsi canestri da soli, di talento individuale. In più abbiamo inserito un giocatore in area, Kenny Lawson, che sa equilibrare i reparti con una pericolosità che spazia oltre il pitturato.
Però…
Però per vincere bisogna difendere, non c’è storia.
Ne ha parlato con i nuovi arrivati?
I ragazzi lo sapevano ancor prima della telefonata con me. Sono arrivati a Forlì perché conoscevano esattamente cosa li aspettava, non solo tecnicamente ma anche come club, ambiente, aspettative. La serietà della società, l’impegno dello staff e il calore del pubblico sono gli elementi che ci hanno permesso di esser scelti da giocatori di valore.
Restando agli assetti, prima dell’arrivo di Johnson, l’identikit della guardia ricercata era quello di una combo: un atleta capace anche di portare la sfera, “alleggerendo” Giachetti dall’essere l’unico vero play della rosa. Melvin più che un 1-2 però è un 2-3.
La premessa è giusta: a Jacopo non chiederemo 40’ ma 25’ di qualità. Melvin? Ha talento e intelligenza per giocare in 4 ruoli. Di lui mi fido ciecamente. Già due anni fa, quando arrivò dimostrò di poter esser d’aiuto anche nel playmaking. Poi mi aspetto molto da Bonna (Davide Bonacini ndr): l’anno scorso è stato frenato da problemi fisici ma ha qualità per dare di più.
Tra tanti cambiamenti, lo staff tecnico al tuo fianco è rimasto invariato con Serra (in questi giorni in palestra per gli allenamenti individuali con i primi biancorossi arrivati in Città) e Nanni confermati.
Alberto, non si discute, oltre che un bravo allenatore è un’ottima persona. Francesco è più giovane ma ha saputo calarsi nel ruolo che gli compete e lo sta svolgendo al meglio. Ma sono estremamente soddisfatto di tutto lo staff, da Nowak ai ragazzi di Fisiology che fanno un lavoro straordinario sui giocatori.
L’equazione “roster profondamente rinnovato = tempo e lavoro per vedere la vera PF” può intimorire?
Onestamente non volevo cambiare tanto poi abbiamo mutato assetto, inserito un centro americano e una regia italiana. Questo ha rimescolato un po’ le carte quindi, sì, senza dubbio ci vorrà un po’ di tempo. Ma a disposizione ho ragazzi che sono veri professionisti, molto diligenti, allenabili e con una gran voglia di far bene, per cui credo e spero ci metteremo poco a trovare una nostra dimensione.
In effetti abbiamo concluso la stagione ’17-’18 elogiando un gruppo capace di superare momenti di difficoltà e chiudere con una salvezza in carrozza e una condizione invidiabile. Poi, la rivoluzione d’estate: i soli Davide Bonacini e Quirino DeLaurentis ancora in maglia Unieuro. Come mai?
Principalmente perché non c’erano garanzie rispetto alla tenuta atletica di alcuni giocatori. Questo ha scombussolato i piani. Abbiamo provato a mantenere quella struttura cercando un pivot italiano di qualità ma le risposte non sono state positive per cui abbiamo virato su uno straniero. Tutti i ragazzi che sono andati altrove meritavano di restare ma quello che pianifichi a tavolino non corrisponde sempre alla realtà. La solidità e la forza di un team sta nell’avere un piano B o un piano C di egual, se non superiore, valore.
Sulla carta il nuovo roster non è di quelli che possano nascondere le ambizioni: Lawson è un crack, Giachetti un faro, Marini a Jesi ha stupito. Forlì vuole i play-off. L’accendiamo?
L’obiettivo è dare il massimo, play-off o non play-off. E farlo compatibilmente con le risorse a disposizione. E non è una frase fatta o uno slogan. Quanto successo in questi anni dovrebbe insegnarlo: le società devono durare prima di puntare testa bassa a risultati fini a se stessi. Pensiamo a realtà come Reggio Emilia o Trento, a dov’erano solo qualche stagione fa; società che hanno avuto pazienza e capacità, che il tempo ha ripagato con finali Scudetto, Coppe europee. E’ ovvio che vogliamo vincere tutte e 30 le partite in calendario, intendiamoci, ma di fronte abbiamo solo l’obiettivo di migliorarci di anno in anno; prima di tutto vogliamo essere un realtà duratura, esser seri e credibili. Un fattore non da poco perché è quello che ci ha permesso di firmare ottimi atleti. Ragazzi che ci permetteranno di puntare in alto.
Detto di Forlì, il livello del girone Est è clamoroso. Le due promozioni a disposizione hanno ingolosito le società più forti alzando ulteriormente il tasso tecnico medio: non solo le 4 big ma anche Ravenna, Montegranaro e il jolly Cento possono colpire duro.
Una volta di più il girone Est ha ribadito di avere elementi tecnici superiori all’Ovest. Non a caso nelle ultime due stagioni, i play-off sono stato ad appannaggio quasi esclusivo di squadre del nostro girone. Quest’anno il livello si è indubbiamente mantenuto. E’ tosta, lo sappiamo. Costruisci roster che ti sembrano più competitivi dell’anno precedente poi ti confronti con squadre che hanno in panchina giocatori come Giovanni Severini. Questo è il dato, noi dobbiamo fare il nostro campionato, dare sempre il massimo senza dare spazio alle illusioni.