E’ arrivata…. a lei piace
ballare ama farsi guardare non sopporta la gente che annoia e che rompe.
Alza sempre la voce, sa sempre tutto lei. E anche quando c’ha torto non lo ammette mai, guai…
Vasco, “La Strega” 1979
Una delle primissime volte che l’ho incontrata, era un ‘Capitano per amico’
nelle scuole, mi pare l’Artistico, mi ha salutato passandomi con delicata
nonchalance una mano a dita aperte tra i
capelli. Ero talmente stupito dal gesto – così intimo nella mia vita precedente
– che ci ho messo un po’ a rendermi conto che sì, in effetti era tutto
quantomeno anomalo. Non capita spesso d’altronde, almeno non sul lavoro, non
a Forlì, di avere a che fare con una sfrontatezza così
coraggiosa e spudorata da addentrarsi per certi versi nell’universo
maschile. Eppure quella presuntuosa confidenza l’ho ritrovata in parecchie foto
che da allora le ho scattato: se ci fate caso è sempre lei, l’assessore, ad
abbracciare lo sportivo di turno.
Come se in quel gesto e in un abbigliamento ossessivamente ultraslim,
fosse racchiusa la sua provocazione personale di studiosa della storia e della
politica verso un mondo, quello sportivo dentro al quale è stata confinata, che
resta profondamente e irrimediabilmente maschile. Oppure più semplicemente Sara
ha intuito che essere chiacchierata di questi tempi non è affatto un male,
anzi.
A supporto della tesi un paio di foto che lei stessa, non Dagospiga, ha
pubblicato di recente su Fb
Lato A
37 anni compiuti l’11 agosto, laureata in Scienze politiche con una tesi in Storia delle relazioni internazionali, dottoranda di ricerca in Storia contemporanea a Bologna, tutor alla facoltà di Scienze Politiche per il corso di laurea triennale in Studi internazionali, autrice di varie pubblicazioni scientifiche nel settore di studi di storia italiana di fine dell’Ottocento, storia americana di fine Ottocento, politica estera americana XIX- XXI secolo. E poi maestra materna ed elementare, bagnina, istruttrice di nuoto, giocatrice di softball, cavallerizza, appassionata di cinema, musica, tennis e naturalmente anche calcio. Con una dedizione che Polidori potrebbe analizzare ricavandone probabilmente una qualche deviazione alla dipendenza, Sara si sveglia tutte (tutte) le mattine alle 6,30 per dedicarsi a due ore di nuoto in vasca. Buongiorno. La sua giornata comincia e finisce col gas a tavoletta, trascinata lei stessa da un carattere tendente all’eccesso – talvolta addirittura strabordante nella gaffe, proprio per questo – piuttosto che al difetto. Non è timida, no.
Tornando alla cronaca: nella seconda parte del 2008 ha messo piede in politica sostenendo Roberto Balzani nel testa a testa interno al Pd con la sindaca uscente Nadia Masini: ha vinto il professore al fotofinish (44 voti in più, 4.030 a 3986) e per Sara è iniziata la fase di apprendistato culminata con la nomina alla guida politica dello sport forlivese con l’elezione di Davide Drei nel 2014. Sopravvissuta all’epurazione di inizio giugno ha ripreso l’incessante attività di scouting delle mini realtà sportive cittadine, accompagnato l’Unieuro pubblicando il bando per l’acquisto del nuovo tabellone elettronico, seguito da vicinissimo la questione ripescaggio in Lega Pro del Forlì. Sara corre veloce e già basterebbe la sua frenesia – non solo ma anche mediatica – per segnare uno strappo rispetto ai predecessori, l’illustre Fiorenzo Treossi e il soprattutto repubblicano Giovanni Bucci. Ma è soprattutto nei confronti dell’annoiata comunità forlivese che l’assessore allo Sport manda quotidianamente il suo beep. Essere è, anche, apparire. Chi lo vieta?
Altrimenti?
La domanda è: come potrebbe essere più efficace un assessore dal portafoglio etereo come una promessa di Oliveti? Per superare le carenze strutturali, storiche ed economiche di un ruolo tanto insignificante da essere addirittura, spudoratamente cancellato durante il cattedratico quinquennio Balzani
Anche no
la Samorì ha ridotto allo stretto indispensabile il corridoio ‘istituzionale’ allargando a quattro corsie il canale della visibilità mediatica. Che sia stata una scelta consapevole o una naturale traslitterazione del proprio alfabeto cognitivo entro il sistema politico di Forlì poco importa. E’ il risultato che conta. E per tutte le società sportive di Forlì già avere un punto di riferimento del Comune così confidenziale è di per sé una straordinaria e per taluni inebriante ricchezza mai vissuta prima. Al netto di qualche comprensibile scivolone (la festa in piazza del Forlì l’estate scorsa, il caos PalaCredito durante i playoff: a proposito, di chi era alla fine la colpa?) i suoi post su Facebook servono soprattutto a far conoscere il tentacolare sottobosco di freccette, gran premi amatori, maratone e taekwondisti che altrimenti troverebbero spazio pubblico solo su marginalissimi trafiletti copiaincolla a pagina 400 dei quotidiani locali.
Nessuno ci era abituato, nessuno era stato tanto presente ad ogni micro evento sportivo prima di lei e con la stessa, almeno apparente e mai musona, partecipazione. Basta a farne una fuoriclasse della politica locale? Ovviamente no. Ma aiuta, anche nei casi (quasi tutti) in cui la spalla scoperta dell’assessore serve solo per versare qualche lacrima di riprovazione verso un mondo economico che non ascolta le incessanti richieste di aiuto. Basta a glorificarne l’operato? Ovviamente non ancora. Epperò senza la cocciutaggine della Samorì probabilmente non esisterebbe la Pallacanestro Forlì 2.015 come la conosciamo oggi, e di sicuro (ok, anche Pinza jr c’entra qualcosa) non si chiamerebbe Unieuro con tutto quello che ne deriva e deriverà negli anni prossimi venturi. L’impressione però è che la paretesi sportiva resterà, appunto, una parentesi lungo il suo carrarmatesco cammino. Umano e perché no (scommettiamo?) anche politico.