Ultimo treno, ultima chiamata, ultima spiaggia, comunque la si voglia chiamare la prossima non sarà una partita come le altre: per l’Unieuro Forlì il recupero della gara contro Piacenza rappresenta infatti uno spartiacque definitivo, quello che separa la facoltà di determinare autonomamente il proprio destino dal lasciarlo in balia dei risultati altrui. Nello sport è un fossato enorme.
Le ultime due sconfitte contro Trieste e Fortitudo hanno gettato nello sconforto più completo i tanti che speravano di portare a casa almeno una vittoria, speranza che si è rivelata poco realistica: differenze di organico, intensità difensiva e amalgama spiegano come mai Alma ed Effe siano due tra le più serie candidate alla promozione. Al cospetto di due formazioni di alta classifica i limiti dell’Unieuro sono stati messi sotto la lente d’ingrandimento e Forlì è parsa una squadra ancora in rodaggio, in carenza di amalgama, di condizione atletica e non ha mai dato l’impressione di avere le armi sufficientemente affilate per portare a casa una vittoria. Sullo sfondo restano così due interrogativi che agitano il sonno a tanti tifosi biancorossi: qual è il reale valore dell’Unieuro attuale? Quante possibilità ha una squadra che non vince da oltre tre mesi di vincere le prossime due fondamentali partite?
Prendendo in esame le tre gare giocate con i nuovi innesti sembra chiaro come la nuova PF, fresca di assemblaggio, fosse ancora alla ricerca di equilibri e identità. A Roseto l’Unieuro ha giocato due partite in una: tenera e approssimativa nel primo tempo, più intensa ed aggressiva nel secondo al punto di avere per ben due volte il tiro della vittoria. Contro Trieste la difesa ha funzionato contenendo tutto sommato bene l’attacco ospite (eccezion fatta per l’immarcabile Parks) ma è stato l’attacco a pasticciare e mancare ripetutamente le occasioni che potevano condurre ad un finale diverso. Contro la Fortitudo invece non ha funzionato quasi nulla: come sottolineato da Boniciolli nel dopo gara la prestazione dei bolognesi ha rasentato la perfezione, difficile quindi trarre una valutazione obiettiva sulle potenzialità della PF.
Relax
Le aggiunte di Amoroso e Castelli hanno portato fisicità nel pitturato, quelle di Adegboye e Johnson capacità di attaccare in palleggio e pericolosità dal perimetro. Ma l’attacco forlivese non sembra aver fatto passi in avanti consistenti, in particolare sono i due esterni a non aver entusiasmato: Adegboye è giocatore di energia e carattere, non sembra però dotato di mezzi tecnici sopraffini, cosa che è risultata evidente nei finali di gara in cui la palla scotta e servono i canestri decisivi. Johnson si sta rivelando giocatore di talento ma alterna canestri pazzeschi a scelte sbagliate e amnesie difensive, al primo anno da professionista non può avere la continuità né la personalità necessarie per essere determinante nei finali di gara. Nessuno dei due sembra il giocatore che può caricarsi sulle spalle il peso dell’attacco pertanto l’auspicio è che Valli riesca a migliorare gioco di squadra e coinvolgimento dei lunghi. Questo oltre ad aumentare la pericolosità complessiva diminuirebbe la pressione sulle due principali minacce offensive nell’arco della gara e permetterebbe di averle più fresche e lucide nel finale.
Chiudi gli occhi e tira
Al Palafiera arriva Piacenza, la posta in palio è altissima: la PF ha come unica opzione la vittoria in modo da presentarsi a Recanati la settimana prossima con la possibilità di scavalcare i marchigiani in classifica: in caso contrario strappare i due punti nella sfida salvezza non sarà – eventualmente – sufficiente. L’Assigeco viene da una serie negativa (coincisa con l’infortunio di Bobby Jones) che deve assolutamente interrompere per mantenere vive le speranze di playoff.
Proprio Piacenza fu la squadra che nel girone di andata aprì il baratro sotto ai piedi dei biancorossi: fin lì il bilancio era 3 vinte e 1 persa, da quella gara in poi 1 vinta e 17 perse. Gara strana e maledetta quella dell’andata, in cui per la prima volta fecero capolino problemi che sarebbero diventati compagni di viaggio abituali della Pieffe: scappati avanti di 20 punti i ragazzi di Garelli furono annichiliti dopo l’intervallo lungo dalla fisicità sotto canestro e dalla difesa a tutto campo. Un cocktail che risulterà letale in altre occasioni.
Dove non poté Bobby Jones, le cheerleader: intervallo di Piacenza-Forlì
Considerando le caratteristiche degli avversari c’è da scommettere che non sarà una partita per palati fini ma una battaglia di muscoli, nervi e lavoro sporco. Poco importa, l’unica cosa che conta sarà battere Piacenza per chiudere finalmente il cerchio e iniziare a credere nella salvezza: serviranno soprattutto continuità difensiva e lucidità nei possessi chiave.